giovedì 27 marzo 2008

LA COMUNICAZIONE



IL TERMINE COMUNICAZIONE
COMUNICAZIONE proviene dal latino "communis” parola composta da “cum" (con) e dal tema di "munia" (doveri, vincoli)significa dunque STRINGERE INSIEME e questa radice etimologica é condivisa da parole come comune, comunità, comunione, comunicazione. Il concetto di comunicazione comprende la RELAZIONE DEL RICEVENTE e comporta un concetto di azione comune.
LE CARATTERISTICHE DELLA COMUNICAZIONE
Comunicare con gli altri, cioè scambiare esperienze, idee, emozioni con le persone che ci circondano, interagire in vari modi con coloro che condividono con noi l'ambiente sociale, di lavoro o familiare, rientra nell'esperienza vitale primaria di ciascuno di noi. In ogni momento della vita noi comunichiamo, scambiamo cioè informazioni e influenzamento con le persone con te quali siamo in contatto, sia esso fisico o anche solo epistolare. Della comunicazione tutti noi conosciamo molte cose senza saperlo: sappiamo parlare correttamente nella nostra lingua, ma probabilmente non conosciamo le regole alle quali ci conformiamo. La comunicazione è il nostro legame con il mondo estremo, tanto che Luft sostiene che "è impossibile avere consapevolezza di sé e degli altri senza un'adeguata comunicazione".

GLI ELEMENTI BASE DEL PROCESSO DI COMUNICAZIONE

Definiamo comunicazione quel processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene in un determinato contesto. Il processo di comunicazione prevede l'esistenza di alcuni elementi essenziali:
- emittente
- ricevente o destinatario
- codice
- canale
- messaggio
- contesto
EMITTENTE : è il soggetto che in funzione di uno scopo invia un messaggio
RICEVENTE : è il soggetto a cui o indirizzato il messaggio
CODICE : è un sistema di simboli ( segnali o segni) regolati da rapporti di corrispondenza ai significati, normali da regole condivise dai soggetti che comunicano. Il LINGUAGGIO è un particolare sistema di segni strutturati cioè organizzati in un sistema. Può essere verbale, scritto, mimico, figurativo, musicale, matematico, chimico, floreale, etc.
CANALE : è il MEZZO fisico (voce, corpo). tecnico( telefono etc), sociale (scuola, massmedia) attraverso cui passa il messaggio .
MESSAGGIO : è IL CONTENUTO, l'informazione che si comunica
CONTESTO : è l'ambienta fisico e sociale nel quale avviene la comunicazione


COMUNICAZIONE VERBALE E NON VERBALE
La comunicazione interpersonale si manifesta sia verbalmente ( linguaggio numerico) che non verbalmente (linguaggio analogico). Il linguaggio verbale esprime meglio la parte contenutistica, ma non chiarisce quale o il rapporto tra i comunicanti; il linguaggio non verbale, invece trasmette più adeguatamente le informazioni relative alla qualità del rapporto, ma è molto meno preciso nel definire il contenuto.
E' possibile comunicare anche senza l'uso della parola: i comportamenti, i gesti, al di là delle parole, comunicano come ci poniamo nei confronti del ricevente e del contesto. Si può dire che E' IMPOSSIBILE NON COMUNICARE (P.WatzIavick ); due persone che non si parlano voltandosi le spalle si comunicano che non vogliono comunicare. Lo stesso contesto non è neutro; l'ambiente sociale e fisico comunica una comunicazione analogica a tutti i soggetti, tanto che si può dire che a volte il rapporto può essere capito solo attraverso il contesto in cui ha luogo la comunicazione.

CONTENUTO E RELAZIONE

Nella comunicazione distinguiamo un aspetto contenutistico e uno di relazione. Il contenuto è I' insieme di notizie, dati e informazioni che si trasmettono; I'aspetto di relazione definisce il tipo di rapporto esistente tra le parti , anche sé questo non è mai completamente chiaro. Un esempio può
chiarire quanto affermato: dire ad un principiante automobilista "è importante togliere la frizione gradatamente e dolcemente", è diverso da dire "togli di colpo la frizione e rovinerai la trasmissione in un momento! Queste due frasi recano lo stesso contenuto di informazione, ma evidentemente definiscono relazioni molto diverse.

METACOMUNICAZIONE

La spiegazione di come la comunicazione debba essere interpretata è metacomunicazione; questa si realizza sia con espressioni verbali che con espressioni non verbali. Dire "sto scherzando!' oppure "voleva essere un complimento!", significa chiarire il senso di ciò che si o detto; lo stesso effetto, ma di minore chiarezza, procurano tono della voce, sorrisi o espressioni del volto. "La metacomunicazione o essenzialmente un modo di ricercare le regole soggiacenti che governano la relazione" ( Luft ).

SIMMETRIA E COMPLEMENTARIETÀ
Tutti gli scambi comunicativi sono simmetrici o complementari a seconda che siano basati sull'eguaglianza o sulla differenza delle posizioni, sociali o psicologiche delle persone coinvolte. Si chiamano relazioni simmetriche quelle basate sulla uguaglianza delle posizioni dei partners comunicativi, complementari quelle basate sulla differenza. La relazione complementare da luogo a due diverse posizioni: una di supremazia o dominanza (one up) ed una di inferiorità o sottomissione (one down); colui che comunica superiorità tende ad indurre il suo aspetto complementare, l'inferiorità, nell'altro e viceversa. E' importante sottolineare la natura interdipendente della relazione: un soggetto non impone all'altro una relazione
complementare, ma entrambi i soggetti si comportano in un modo che presuppone il comportamento dell'altro. Tipiche relazioni complementari sono madre - figlio, medico - paziente, capo-reparto - operaio. La relazione simmetrica è caratterizzata dalla parità delle posizioni, esempio: colleghi allo stesso livello, due amici, etc.
I modelli di relazione non presuppongono giudizi di valore, ma solo categorie interpretative; essere in posizione one-up o one-down non significa in so essere forte, buono, prepotente, oppure debole, remissivo, cattivo, etc.

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

E' quella che si esprime con il comportamento, tramite gli oggetti, gli ambienti, l'abbigliamento personale, la mimica facciale, il tono della voce, tutto ciò che va oltre le parole, insomma. Il canale non verbale è più veloce poiché veicolato dalla vista (luce), inoltre e' l'aspetto più istintivo della comunicazione (poiché nella nostra cultura non viene prestata attenzione a questo tipo di comunicazione) e quindi 'crediamo di più" a ciò che ci dice il non verbale che alla parte più razionale del messaggio. Con le parole si può mentire, col corpo è molto-più difficile. Se le due parti del messaggio sono coerenti il messaggio viene rafforzato, se sono incoerenti il messaggio è ambiguo. Naturalmente, nell'ambito del colloquio, il canale verbale mantiene un ruolo determinante; tuttavia l'analisi del comportamento non verbale offre una serie di ulteriori informazioni che il contenuto verbale in sé non contiene. L'importanza relativa delle componenti, dipende dal tipo di comunicazione, nel caso di relazioni affettive, l'importanza della comunicazione non verbale o preponderante.
La comunicazione non verbale:
- esprime contenuti emozionali e relazionali
- risulta più efficace nel destinatario per la maggior spontaneità
- può essere utilizzata sia per rinforzare il messaggio, sia per renderlo contraddittorio
- spesso è inconsapevole, quasi sempre è di difficile controllo, specie in caso di situazioni ansiogene o stressanti.
Occorre quindi:
- utilizzare i propri sensi (specie vista e udito) per riconoscere il significato complessivo della comunicazione
- prestare attenzione ai feed-back sensoriali, cioè a quei minimi indizi di comunicazione quali movimenti degli occhi, variazione del colore della pelle, alterazioni e cambiamenti di posizione e dei ritmi respiratori.
- acquisire consapevolezza, insomma, dell'esistenza di questo livello comunicativo che tutti noi percepiamo ed interpretiamo, ma che culturalmente non siamo abituati a considerare.

LE DIVERSE COMPONENTI DELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE

La comunicazione non verbale si può articolare in varie classi:
- cinesica
- prossemica
- paralinguistica
CINESICA
Nell'ambito delle comunicazioni non verbali, la cinesica indica l'insieme dei movimenti di tutte le parti del corpo, che si suddividono in:
- postura, cioè la posizione assunta dal corpo nello
- gesti delle mani
- movimenti del tronco, degli arti e del capo
- espressioni del volto
- sguardo
PROSSEMICA
La prossemica indica il comportamento spaziale, cioè l'uso dello spazio da
parte delle persone e i rapporti di distanza e orientamento con gli altri. E. Hall ha definito le "regole prossemiche” culturalmente definite e da tutti condivise, che definiscono le distanze appropriate per i vari tipi di relazioni sociali.
PARALINGUISTICA
Gli aspetti non linguistici della comunicazione verbale vengono definiti, nel loro complesso: paralinguistica
Essi comprendono le qualità della voce e le vocalizzazioni.
Le qualità della voce includono il tono, la risonanza, le caratteristiche temporali, etc. Le vocalizzazioni rappresentano invece una varietà di suoni che non hanno la struttura propria del linguaggio e includono i
caratterizzatori vocali (riso, pianto, sospiri, sbadigli, etc.) , i qualificatori vocali (intensità, tono. estensioni, etc.) e i segregati vocali (suoni di
commento o interiezioni come "uhm", "oh", "eh", etc)

LE REAZIONI DEL RICEVENTE

La comunicazione umana consente quattro possibili reazioni da parte del ricevente alla definizione che l'emittente ha dato di so attraverso il suo messaggio.
- conferma
- negazione
- disconferma
- squalifica
CONFERMA
L'accettazione, da parte del ricevente, della definizione che l’ emittente ha dato di sé e del suo messaggio
NEGAZIONE
La negazione rappresenta una necessità per la stabilità e lo sviluppo della personalità di un individuo. Nel caso che il ricevente sia d'accordo sulla definizione proposta, si ha accettazione; nel caso in cui non sia d'accordo, si ha negazione che prevede però una presa di posizione al riguardo, e tale posizione potrebbe essere tradotta nell'affermazione: hai torto.
DISCONFERMA
E' la negazione della realtà dell'emittente come emittente della definizione data. Qui non si afferma "hai torto", bensì tu non esisti"
SQUALIFICA
Comunicazione che tende a invalidare le proprie comunicazioni e quelle dell'altro (cambiare argomento, usare frasi incomplete, fraintendere, etc.)

LA DECODIFICA ED IL DESTINATARIO

La decodifica è l'attribuzione da parte del destinatario o ricevente di un significato al messaggio ricevuto. Egli interpreta il significato del messaggio e questo può non coincidere con quello assegnategli da chi lo ha inviato. Entra qui in gioco anche la percezione.

LA PERCEZIONE

E' il filtro soggettivo attraverso il quale gli elementi oggettivi vengono visti dagli individui in un determinato spazio o contesto. Ogni persona ha il suo bagaglio di memorie, esperienze, valori, principi, cultura, stati emotivi e tutto ciò può entrare in gioco determinando il significato che attribuisce al messaggio ricevuto.

COMUNICAZIONE E MOTIVAZIONE

Perché si abbia un' efficace comunicazione interpersonale, i soggetti devono essère motivati. E' necessario che si verifichino tre condizioni:
- Simpatia ed interesse tra le persone coinvolte
- Assenza di atteggiamenti moralistici o sanzionatori
- Astensione delle parti da ogni forma di pressione o di coercizione.

IL FEEDBACK

II feedback consiste nelle reazioni che il destinatario manifesta nei confronti del messaggio che gli viene indirizzato.
La reazione non o solo e sempre verbale: un gesto, un atteggiamento del viso, un silenzio, costituiscono un feedback. E importante prestare a tutte queste reazioni la massima attenzione. L'emittente ottiene attraverso il feedback una serie preziosa di informazioni con cui strutturare i messaggi successivi. Il feedback o visivo o
uditivo.

COMUNICAZIONE AD UNA O DUE VIE

Comunicazione ad una via
- fa risparmiare tempo
- non vi é conflitto
- l’emittente non corre il rischio di dover riconoscere i propri errori
- il messaggio deve essere semplice
Tipico esempio sono le comunicazioni dei mass media e la lezione tradizionale

EMITTENTE DESTINATARIO

Comunicazione a due vie
- maggiore precisione
- maggior sicurezza del ricevente
- rischi di conflitto
- richiede più tempo
- può coinvolgere un numero limitato di persone Tipico esempio la discussione.
-
EMITTENTE DESTINATARIO

Solo la comunicazione a due vie è vera e propria comunicazione poiché tiene conto del feedback e su questo si struttura. I due tipi di comunicazione hanno vantaggi e svantaggi che dovranno essere tenuti in considerazione nello scegliere quale utilizzare, tenendo conto degli obiettivi della comunicazione

IL DISTURBO NELLA COMUNICAZIONE

Con disturbo si intende qualsiasi interferenza che ostacoli la trasmissione del messaggio.
Le interferenze possono verificarsi:
- nella fonte di trasmissione ( parla un'altra lingua o volume basso)
- nel messaggio ( termini astrusi e incomprensibili)
- nel canale di trasmissione (rumori, linee telefoniche disturbate, etc)
- nel destinatario ( è distratto, arrabbiato, stanco, etc.)
Le interferenze sono di origine ambientale (rumori, brusii, etc.) ma anche di
origine psicologica, cioè correlate agli interlocutori.
La comunicazione dunque non avviene mai in modo puro.
Fattori di diversa natura comportano infatti la distorsione dei messaggi o la loro erronea comprensione.
Per questo è molto importante che l'emittente verifichi che il messaggio sia veramente arrivato e nella forma desiderata al ricevente. Quando si formula un messaggio dunque:
-è importante cercare di esprimersi in modo comprensibile per l'interlocutore; anche la mimica e la gestualità aiutano a rendere più
-comprensibile ed accettabile il messaggio
-é necessario verificare se il messaggio è stato compreso e mettersi nell'ottica per cui il valore del messaggio è dato dal risultato che ottiene; se non è quello sperato la responsabilità non è del ricevente (non ha capito) ma dell'emittente che ha sbagliato la programmazione del proprio messaggio. Nella comunicazione interpersonale la rigidità e l'egocentrismo si manifestano con l'incapacità di uscire dai propri schemi per tener conto anche di quelli altrui.

REGOLE PER UNA COMUNICAZIONE EFFICACE

Essere buoni comunicatori richiede competenze sia tecniche (saper usare un buon linguaggio, saper fare un discorso, etc) che relazionali ( saper gestire relazioni, avere consapevolezza di alcuni meccanismi psicologici coinvolti nel processo comunicativo). In particolare occorreranno:

1. ABILITÀ DI ESPRIMERE SE STESSI

2. ABILITÀ DI CAPIRE E DI CONSIDERARE L'ALTRO (ASCOLTO EMPATICO)

3. ABILITÀ NEL PASSARE DALL" ESSERE ASCOLTATORE AD ESSERE EMITTENTE" E VICEVERSA (SCAMBIO DI RUOLI)

IL TRATTAMENTO FISCALE APPLICABILE AI SERVIZI RESI NELL'AMBITO CIMITERIALE

Con la risoluzione n. 376 del 29 novembre 2002, l’Agenzia delle Entrate ha avuto modo di precisare
il trattamento fiscale agli effetti dell’IVA applicabile all’attività di concessione di loculi, cappelle ed
altri manufatti nonché il regime IVA applicabile ai servizi cimiteriali posti in essere da una società
privata affidataria alla quale un comune aveva commissionato, mediante un negozio giuridico di
tipo privatistico, la realizzazione dei lavori di ampliamento di due cimiteri comunali ed, al
contempo, la gestione delle opere e dei servizi cimiteriali, quali:
- tumulazioni;
- inumazioni;
- esumazioni;
- cremazioni;
- illuminazione elettrica votiva.
Il quesito posto dalla suddetta società, aveva per oggetto una serie di problematiche sorte, in
particolare, da quando soprattutto i comuni possono esternalizzare i predetti servizi a soggetti
riconosciuti attualmente dal testo unico sull’ordinamento degli enti locali (D.Lgs. n. 267 del 2000),
quali ad esempio le aziende speciali, le società per azioni, siano esse a partecipazione pubblica
minoritaria o maggioritaria, previsti negli articoli 114, 115 e 116 del medesimo testo unico.
Invero, quest’ultimi soggetti furono istituiti con la legge n. 142 del 1990 (recante l’ordinamento
sulle autonomie locali), adesso sostanzialmente confluita nel suddetto testo unico, la quale
prevedeva all’articolo 22 che gli enti locali (comuni e province) potessero gestire i servizi pubblici,
aventi per oggetto la produzione di beni ed attività, aventi rilevanza sociale e generale attraverso
determinate forme di gestione quali:
- in economia, quando per le modeste dimensioni o per le caratteristiche del servizio non fosse
stato opportuno costituire un’istituzione o un’azienda;
- in concessione a terzi, quando sussistevano ragioni tecniche, economiche e di opportunità
sociale;
- a mezzo di aziende speciali, anche per la gestione di più servizi di rilevanza economica ed
imprenditoriale;
- a mezzo di istituzioni per l’esercizio di servizi sociali senza rilevanza imprenditoriale;
- a mezzo di società per azioni o a responsabilità limitata, qualora non fosse stata opportuna in
relazione alla natura o all’ambito territoriale del servizio la partecipazione di più soggetti
pubblici o privati.
Prima di analizzare da vicino le conclusioni a cui è pervenuta la suddetta risoluzione, risulta
opportuno sinteticamente esporre il sorgere di detti soggetti ed il trattamento tributario ad esso
applicabile, in quanto ciò è indispensabile nel comprendere l’orientamento dell’Agenzia delle
Entrate nell’interpretare la norma sulle concessioni cimiteriali del 1992.
Trattamento tributario applicabile alle aziende speciali, società per azioni
Successivamente, l’articolo 66, comma 14, del D.L. n. 331 del 1993, convertito nella legge n. 427,
ha stabilito che: “Nei confronti delle società per azioni e delle aziende speciali istituite ai sensi degli
articoli 22 e 23 della legge 8 giugno 1990, n. 142, nonché nei confronti dei nuovi consorzi istituiti a
norma degli articoli 25 e 60 della medesima legge si applicano, fino al termine del terzo anno
dell’esercizio successivo a quello rispettivamente di acquisizione della personalità giuridica o della
trasformazione in aziende speciali consortili, le disposizioni tributarie applicabili all’ente di
appartenenza.
Relativamente al termine l’articolo 70 della legge n. 549 del 1995, aveva stabilito che in ogni caso
detto termine veniva fissato al 31 dicembre 1999.
Con la risoluzione n. 81 del 2000, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che il significato della norma
e la volontà del legislatore ad essa sottesa sono inequivocabili, nel senso quando esiste una norma
tributaria e questa risulta applicabile all’ente territoriale di appartenenza (comune), la medesima
norma può essere applicata anche all’azienda speciale, alla S.p.A. ed al consorzio. In questo e non
in altro consiste l’agevolazione introdotta dal citato articolo 66 del D.L. n. 331 del 1993.
In materia di imposte sui redditi “le disposizioni tributarie” applicabili all’ente territoriale di
appartenenza sono , inconfutabilmente, quelle contenute nell’articolo 88, primo comma, del TUIR,
il quale recita “Gli organi e le amministrazioni dello Stato, compresi, quelli ad ordinamento
autonomo, anche se dotati di personalità giuridica, i comuni, i consorzi tra enti locali, le
associazioni e gli enti gestori di demani collettivi, le comunità montane, le province e le regioni non
sono soggetti all’imposta.”.
Dunque, consistendo l’agevolazione in esame nell’applicazione alle aziende speciali e società per
azioni, ecc. delle disposizioni tributarie applicabili al comune, in materia di imposte sui redditi, si
rende possibile applicare ai medesimi soggetti quanto disposto dal citato articolo 88, i quali, quindi,
pur divenendo autonomi soggetti d’imposta nel momento in cui acquistano la personalità giuridica,
restano però esclusi dall’imposizione diretta, ovviamente per il periodo di moratoria fiscale.
Dal punto di vista dell’IVA ,invece, una norma del tenore dell’articolo 88, primo comma, appena
richiamato non esiste. Non esistendo per l’ente territoriale di appartenenza, detta norma non esiste
nemmeno nei confronti dei soggetti sopra richiamati, né è possibile una sua applicazione analogica
in campo IVA. Pertanto, alle aziende speciali, società per azioni ed aziende consortili possono
soltanto applicarsi le disposizioni tributarie, consistenti in agevolazioni ed esoneri, cui sono
assoggettati gli enti di appartenenza, risultando invece del tutto arbitrario estendere ai medesimi
soggetti gli eventuali regimi fiscali particolari di cui beneficiano gli enti locali di appartenenza in
quanto strettamente legati alla propria condizione soggettiva, ossia di soggetti che svolgono “attività
di pubblica autorità” (attività istituzionale).
Pertanto le aziende speciali, le S.p.A. ed i consorzi, come chiarito con la circolare n. 131/E del 1999
e con la risoluzione n. 135/E del 1999, devono ritenersi, invece, esonerati durante il periodo di
moratoria fiscale, dalla presentazione delle dichiarazioni periodiche IVA ai sensi del D.P.R. n. 100
del 1998, essendo esonerati, per disposizione di legge, da tale adempimento gli enti locali.
Normativa nazionale e comunitaria
L’articolo 4, quarto comma, del D.P.R. n. 633 del 1972 (che disciplina l’IVA) stabilisce, tra l’altro,
che “Per gli enti, ivi compresi quelli pubblici, che non abbiano per oggetto esclusivo o principale
l’esercizio di attività commerciali (enti non commerciali) si considerano effettuate nell’esercizio di
imprese soltanto le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese nell’esercizio di attività
commerciali.”
Coerentemente, l’articolo 4, paragrafo 5, della sesta direttiva CEE n. 77/388 del 17 maggio 1977,
stabilisce espressamente che gli Stati, le regioni, le province, i comuni ed altri organismi di diritto
pubblico non sono soggetti passivi di imposta per le attività ed operazioni che esercitano in quanto
pubbliche autorità.
Dal combinato disposto delle norme innanzi menzionate si può legittimamente dedurre che il
legislatore (in particolare comunitario) ha inteso escludere dall’IVA i suddetti enti pubblici per il
loro peculiare “status giuridico” che, conseguentemente non può essere trasferito in capo a soggetti
(quali aziende speciali, S.p.A. e consorzi) aventi una personalità del tutto autonoma rispetto all’ente
territoriale di appartenenza da cui promanano e natura giuridica privatistico-imprenditoriale
(risoluzione n. 81 del 2000).
Conseguentemente, per le suddette ragioni, ai fini dell’IVA, un’eventuale applicazione ai soggetti
di cui all’articolo 66 del D.L. n. 331 del 1993, dello stesso trattamento tributario riservato agli enti
territoriali di appartenenza sarebbe stato in palese contrasto con le disposizioni comunitarie.
Concetto di pubblica autorità:
Sentenza della Corte di Giustizia del 17 ottobre 1989 cause riunite nn. 231/87 e 129/88
(nozione di soggetto passivo - enti pubblici)
Per comprendere la genesi della normativa concernente le concessioni cimiteriali risulta necessario
richiamare la sentenza della Corte di Giustizia del 1989 che, nell’esaminare la questione del
trattamento IVA delle concessioni cimiteriali ha fornito un chiarimento sul concetto di soggetto
passivo e soprattutto di ciò che si debba intendere per pubblica autorità.
L’articolo 4, paragrafo 5, primo comma, della sesta direttiva (Gli Stati, le regioni, le province e gli
altri organismi di diritto pubblico non sono considerati soggetti passivi per le attività od operazioni
che esercitano in quanto pubbliche autorità, anche quando in relazione a dette attività od
operazioni, percepiscono diritti, canoni, contributi o retribuzioni), va interpretato nel senso che le
attività esercitate “in quanto pubbliche autorità” ai sensi di tale norma sono quelle svolte dagli enti
di diritto pubblico nell’ambito del regime giuridico loro proprio, escluse le attività da essi svolte in
forza dello stesso regime cui sono sottoposti gli operatori economici privati. Sono quindi escluse dal
non assoggettamento le attività svolte dagli enti pubblici non già in veste di soggetti di diritto
pubblico, bensì come soggetti di diritto privato. Spetta a ciascuno Stato membro scegliere la tecnica
normativa più appropriata per trasporre nel diritto nazionale il principio del non assoggettamento
sancito da detta norma.
Il secondo comma (Se però tali enti esercitano attività od operazioni di questo genere, essi devono
essere considerati soggetti passivi per dette attività od operazioni quando il loro non
assoggettamento provocherebbe distorsioni di concorrenza di una certa importanza.) va
interpretato nel senso che gli Stati membri sono tenuti a garantire l’assoggettamento degli enti
pubblici per le attività che svolgono in quanto pubbliche autorità allorché dette attività possono
essere del pari esercitate da privati in concorrenza con essi secondo le norme del diritto privato
oppure in base a concessioni amministrative qualora il loro non assoggettamento sia atto provocare
distorsione di concorrenza di una certa importanza.
Il terzo comma (In ogni caso, gli enti succitati sono sempre considerati come soggetti passivi per
quanto riguarda le attività elencate nell’allegato D quando esse non sono trascurabili) mira a
garantire che talune categorie di attività economiche aventi un oggetto importante ed elencate
nell’allegato D alla sesta direttiva non vengano sottratte all’IVA perché svolte da enti pubblici in
veste di pubbliche autorità, va interpretato nel senso che gli Stati membri possono esentare
dall’assoggettamento obbligatorio dette attività qualora esse siano trascurabili, ma non sono tenuti
ad avvalersi di detta facoltà. La norma non impone loro quindi l’obbligo di recepire nella loro
normativa tributaria nazionale il criterio del carattere non trascurabile inteso come condizione per
l’assoggettamento.
Un ente di diritto pubblico può invocare l’articolo 4, paragrafo 5 della sesta direttiva per opporsi
all’applicazione di una disposizione nazionale che sancisca il suo assoggettamento ad IVA per
un’attività svolta in quanto pubblica autorità che non sia elencata nell’allegato D ed il cui non
assoggettamento non sia atto provocare distorsioni di concorrenza di una certa rilevanza.
La sentenza del 17 ottobre 1989 verteva, tra le varie controversie, sull’individuazione del
trattamento IVA delle concessioni di aree e loculi cimiteriali e della cessione di accessori per loculi
cimiteriali realizzate dai comuni.In particolare la Corte è stata chiamata a pronunciarsi
sull’interpretazione da dare all’articolo 4, paragrafo 5, della sesta direttiva.
A tal riguardo, l’Organo Comunitario ha confermato che per l’applicazione dell’esenzione (esonero)
dall’IVA devono essere soddisfatte due condizioni:
A) l’esercizio di attività da parte di un ente pubblico;
B) l’esercizio d attività in veste di pubblica autorità.
Per definire quest’ultima condizione, prosegue la Corte, non è possibile fondarsi sull’oggetto o sul
fine dell’attività dell’ente pubblico, poiché questi elementi vengono presi in considerazione da altre
norme della medesima direttiva e per altre finalità.
Dall’analisi della disposizione in argomento emerge, a parere della Corte, che le modalità
dell’esercizio dell’attività consentono di determinare la portata del non assoggettamento degli enti
pubblici. Infatti, laddove tale norma subordina il non assoggettamento degli enti di diritto pubblico
alla condizione che essi agiscano “in quanto pubblica autorità”, essa esclude dal non
assoggettamento le attività da essi svolte non in quanto soggetti di diritto pubblico, bensì in quanto
soggetti di diritto privato. Per cui l’unico criterio che consenta di distinguere con certezza queste
due categorie di attività è, conseguentemente, il regime giuridico applicato in base al diritto
nazionale di ogni Stato membro.
Pertanto, gli enti di diritto pubblico di cui al suddetto articolo 4, paragrafo 5, della sesta direttiva
esercitano attività in quanto pubbliche autorità ai sensi di tale norma qualora ciò avvenga
nell’ambito del regime giuridico loro proprio; quando, invece, essi agiscono in forza dello stesso
regime cui sono sottoposti gli operatori economici privati, non si può ritenere che svolgano attività
di pubblica autorità. La scelta di qualificare l’attività in base a tale criterio spetta al giudice
nazionale.
In definitiva, si deve affermare, a parere della Corte di Giustizia, che il primo comma dell’articolo
4, paragrafo 5, della sesta direttiva deve essere interpretato nel senso che le attività esercitate “in
veste di pubbliche autorità” ai sensi di detta norma sono quelle svolte dagli enti di diritto pubblico
nell’ambito del regime giuridico loro proprio, escluse le attività da essi svolte in forza dello stesso
regime giuridico cui sono sottoposti gli operatori privati e spetta a ciascuno Stato membro scegliere
la tecnica normativa più consona per trasporre nel diritto nazionale il principio del non
assoggettamento (limitarsi a riprendere la formula o l’espressione utilizzata dalla sesta direttiva o
redigere un elenco di attività per le quali i soggetti di diritto pubblico non devono considerarsi
soggetti d’imposta.
Quindi, al fine di stabilire se l’ente pubblico svolge effettivamente un’attività di “pubblica
autorità” occorre accertare quelle che sono le modalità in cui viene svolta l’attività, ossia esse
devono concretizzarsi in atti pubblicistici-amministrativi, che ovviamente non possono essere
prerogativa di un soggetto avente natura privata.
Concessione di loculi cimiteriali (legge n. 66 del 1992) alla luce delle modifiche intervenute con
la legge n. 142 del 1990 e con il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (d.lgs.
n. 267 del 2000)
Con il D.L. n. 417 del 1991, convertito dalla legge n. 66 del 1992, il legislatore nel recepire la
sentenza della Corte di Giustizia del 1989, aveva disposto che “le concessioni di aree, loculi
cimiteriali e di altri manufatti per sepoltura, non costituiscono attività di natura commerciale agli
effetti dell’IVA”.
Con la risoluzione n. 376 del 2002 l’Agenzia delle Entrate ha avuto il merito di aver chiarito la
portata della suddetta disposizione in relazione alle successive leggi che hanno modificato l’assetto
gestionale dei predetti servizi resi precedentemente dagli enti locali in via esclusiva.
Infatti, nel caso prospettato nella risoluzione un comune aveva affidato ad una società
concessionaria (S.r.l.) la gestione delle aree cimiteriali e dei relativi servizi, nell’ambito di tale
attività gestionale la società concessionaria, con scritture private, cede in concessione d’uso per 99
anni i loculi cimiteriali.
Pertanto, si poneva il problema del trattamento IVA applicabile alla concessione dei loculi
cimiteriali posta in essere da un soggetto avente natura privatistica e separato dal comune.
La suddetta disposizione non distingue dal punto di vista soggettivo, sembrerebbe, quindi, anzi
avere una portata oggettiva, ossia applicabile in ogni caso a chiunque (comuni e società
concessionarie) realizzasse l’attività in argomento.
Al riguardo, l’Agenzia delle Entrate con la suddetta risoluzione ha precisato che la giurisprudenza
comunitaria (Corte di Giustizia UE), con riferimento all’interpretazione da dare all’articolo 4,
paragrafo 5 della sesta direttiva, ha previsto che il regime di non assoggettamento ad IVA
“presuppone, oltre al fatto che l’attività considerata sia esercitata in veste di pubblica autorità,
l’esercizio di tale attività sia reso da parte di ente pubblico”. Quindi, ne consegue che lo
svolgimento di una determinata attività da parte di un soggetto privato non è di per sé sufficiente ad
escluderla dall’IVA per il solo fatto di consistere nel compimento di atti che rientrano nelle
prerogative della pubblica autorità.
Sostanzialmente, vorrei aggiungere, la norma del 1990, si giustifica e si comprende unicamente
nella misura in cui viene interpretata nell’ambito temporale in cui essa si colloca; infatti, all’epoca
le concessioni cimiteriali erano rese dai comuni, soltanto successivamente (con la nascita dei
soggetti di cui alla legge n. 142 del 1990) e soprattutto attualmente con il testo unico gli enti locali
cominciano ad esternalizzare molti servizi, tra i quali anche quelli svolti nell’ambito cimiteriale.
Per cui alla luce dell’evoluzione che ha subito la normativa che concerne la gestione delle attività,
un tempo prerogativa dei comuni ed altri locali, non può più essere richiamata una disposizione
comunitaria che invece riguarda esclusivamente determinati organismi pubblici e non le società
commerciali.
In definitiva, la risoluzione ha fornito un’oggettiva e corretta interpretazione alla legge del 1992 in
linea con l’orientamento giurisprudenziale degli organi comunitari e lo sviluppo delle norme
nazionali di settore.
A tale conclusione è pervenuta, sostanzialmente, anche la risoluzione più recente emanata
dall’Agenzia delle Entrate (risoluzione n. 149 del 8 luglio 2003), la quale, infatti, ha chiarito che nel
caso di un’azienda speciale che stipula in nome e per proprio conto
Trattamento IVA applicabile ai servizi funebri
I servizi resi nell’ambito cimiteriale possono essere individuati in tre tipologie:
A) Servizi cimiteriali soggetti all’IVA se resi da soggetti privati:
a) inumazioni;
b) tumulazioni;
c) esumazioni;
d) traslazione di salme;
e) cremazioni
Tali servizi rientrano nell’ambito applicativo dell’Iva con aliquota ordinaria, risultano esclusi
soltanto nel caso in cui fossero resi dai comuni nella veste di pubblica autorità, non realizzando
il presupposto soggettivo d’imposta, ai sensi dell’articolo 4, primo comma del D.P.R. n. 633 del
1970.
B) Servizi cimiteriali soggetti all’IVA in ogni caso:
a) manutenzione delle tombe;
b) l’illuminazione elettrica con lampade votive;
c) in genere tutti gli altri servizi disciplinati da disposizioni di natura privatistica, per i quali in
assenza di specifiche disposizioni di rende applicabile l’IVA nella misura del 20%
Prestazioni cimiteriali esenti dall’IVA (Art. 10, n. 27 del D.PR. n. 633 del 1972):
a) disbrigo di pratiche e denunce municipali;
b) allestimento della camera ardente;
c) trasporto del feretro;
d) cessioni del feretro e delle corone mortuarie;
e) cerimonia funebre in chiesa.
La disposizione di esenzione ha carattere oggettivo nel senso che essa si rende applicabile a
prescindere dalla natura giuridica dei soggetti che intervengono nel rapporto tributario. Detto
orientamento è stato, peraltro, ribadito dalla circolare n. 8 del 14 giugno 1993; pertanto, anche le
prestazioni di servizi di pompe funebri rese da imprese del settore nei confronti di altre imprese
esercenti analoga attività realizzano appieno la previsione esentativa A tal riguardo con la
risoluzione 5 luglio 1989 il Ministero delle finanze ha precisato che l’esenzione si applica anche ai
contratti di appalto avente per oggetto il servizio di trasporto delle salme affidato da un comune ad
una determinata impresa e da quest’ultima a sua volta affidati ad un terzo.
Nell’ambito della previsione normativa di cui all’articolo 10, essendosi in presenza di prestazioni di
servizi e non di cessioni di beni è stato precisato con la risoluzione del 4 luglio 1984 le imprese
sono esonerate dall’obbligo del rilascio dello scontrino fiscale mediante il registratore di cassa.
Attività di cremazione resa contestualmente ai servizi funerari
In relazione alla cremazione che viene resa unitamente ai servizi funerari, si è del parere che non
possa essere richiamata un’eventuale accessorietà ai fini dell’IVA.
Ai sensi dell’articolo 12 del DPR n. 633 del 1972 le operazioni accessorie, siano esse cessioni o
prestazioni, effettuati direttamente dal cedente o prestatore ovvero per suo conto e a sue spese non
sono soggette autonomamente all’imposta, ciò significa che l’operazione accessoria segue il
medesimo trattamento tributario dell’operazione principale.
Anche se non sussiste una definizione di accessorietà occorre affermare come dalla prassi
dell’Amministrazione finanziaria si evince un concetto generale in base al quale “per accessoria si
deve intendere l’operazione che assume una posizione secondaria rispetto a quella principale ed è
collegata con quest’ultima da un nesso di condizionalità necessaria o da un nesso di funzionalità,
ossia che la stessa operazione secondaria non può prescindere dalla sussistenza dell’operazione
principale e costituire eventualmente il mezzo per fruire nelle migliori condizioni del servizio
principale.
Nel caso di specie le due operazioni sembrano del tutto autonome per la cui l’operazione che si
pensa di definire accessoria (cremazione) in verità non rappresenta una condizione necessaria o
funzionale a quella che si presume principale (servizi funerari).
Pertanto, nel pacchetto andrebbero distinte le operazioni con corrispettivi separati e fatturate con
esenzione il prezzo relativo ai servizi funerari e con aliquota del 20% quello concernente il servizio
di cremazione; in caso contrario, divenendo una prestazione complessa a fronte di un unico
corrispettivo, per un principio di carattere generale disciplinante l’imposta sul valore aggiunto, si
dovrebbe applicare l’imposta nella misura del 20%.
Costruzione degli impianti cimiteriali
L’articolo 26-bis della legge 28 febbraio 1990 n. 38, che ha convertito il decreto-legge n. 415 del
1989, come interpretato dall’articolo 1 del decreto-legge n. 417 del 1991, convertito dalla legge n.
66 del 1992, gli impianti cimiteriali, ai soli effetti dell’applicazione dell’aliquota IVA, sono stati
equiparati alle opere di urbanizzazione.
Pertanto ai contratti di appalto per la costruzione delle suddette opere si rende applicabile
l’aliquota IVA del 10%, ai sensi del numero 127-septies, parte terza, della Tabella A allegata al
D.P.R. n. 633 del 1972, il quale infatti dispone che alle prestazioni di servizi dipendenti da contratti
di appalto relativi alla costruzione degli impianti, opere di cui al 127 quinquies si applica l’aliquota
agevolata; infatti, nel numero 127-quinquies sono ricompresse, tra le altre, anche le opere di
urbanizzazione la cui cessione è soggetta alla medesima aliquota del 10%.
Risoluzione n. 149/E dell’8 luglio 2003 (IRPEG-imputazione al periodo di imposta)
Con la risoluzione n. 149/E del 2003, ultima in ordine di tempo emanata dall’Agenzia delle Entrate
in materia cimiteriale, si è precisato il trattamento fiscale, agli effetti delle imposte sui redditi,
applicabile ai corrispettivi derivanti dagli atti relativi alle concessioni d’uso cimiteriali ed in
particolare il periodo d’imposta al quale devono essere imputati.
La suddetta risoluzione ha analizzato la fattispecie inerente alla gestione delle aree cimiteriali e
relativi servizi posti in essere da un’azienda speciale costituita ai sensi del decreto legislativo n. 267
del 2000 (TUEL).
Sostanzialmente, sulla base di una convenzione tra il comune interessato, precedentemente gestore
dei suddetti beni e servizi, e l’azienda speciale quest’ultima, a decorrere dal 2003, provvede in
nome e per conto proprio a stipulare gli atti relativi alle concessioni d’uso cimiteriali (aree e
manufatti) facendo proprio i relativi corrispettivi versati dai privati.
Nella risoluzione viene chiarito che gli atti (in forma di scrittura privata) con i quali l’azienda
speciale cede in concessione d’uso beni pubblici (demaniali aggiungiamo), quali le aree e manufatti
cimiteriali, a privati per un determinato periodo di anni, possono essere equiparati, con riferimento
alla funzione che tendono ad assolvere, ad un tipico atto di concessione amministrativa, in quanto
consentono ad un soggetto privato l’esercizio di un diritto, nel fattispecie un “diritto d’uso”
determinato su dei beni pubblici generalmente sottratti alla disponibilità privata. Di fatto, a parere
dell’Agenzia, la società affidataria costituisce a favore del privato un diritto reale di godimento sulle
aree o manufatti cimiteriali.
Ai fini fiscali delle imposte sui redditi l’Agenzia ha precisato che trattasi di contratti che hanno per
oggetto cessioni a titolo oneroso, in virtù dell’equiparazione, operata dall’articolo 9, comma 5, del
TUIR che assimila alle cessioni gli atti che, a titolo oneroso, costituiscono o trasferiscono diritti
reali di godimento. In ragione di detta equiparazione la fattispecie è stata fatta rientrare nella
previsione di cui all’articolo 75, comma 2, lettera a), concernente la determinazione dell’esercizio di
competenza per i corrispettivi delle cessioni. In conclusione, i corrispettivi conseguiti a fronte
dell’attività di gestione dei beni cimiteriali posta in essere dalla azienda speciale deve considerarsi
conseguito alla data della stipula, o alla data in cui si verifica l’effetto costitutivo del diritto d’uso,
nell’eventualità che essa, dal contratto, risulta diversa o successiva a quella della stipula.

mercoledì 26 marzo 2008

DESCRIZIONE DELLE ESSENZE DI ALCUNI LEGNI UTILI ALLA REALIZZAZIONE DI COFANI FUNEBRI

DESCRIZIONE DELLE ESSENZE DI ALCUNI LEGNI UTILI ALLA REALIZZAZIONE DI COFANI FUNEBRI

ABETE BIANCO – Abies alba- fam. Pinaceae
Zona di produzione: Alpina ed Appennina Italiana - Austria – Boemia – Karpazia.
Caratteristiche principali: tessitura da fine a media, fibratura diritta, ma talvolta elicoidale, durezza bassa; la lavorazione avviene agevolmente anche se a volte la presenza di nodi e resina rovina facimente gli utensili. L'essiccazione si effettua senza alcuna difficoltà, l’unione con colla e chiodi è facile da eseguire, ma è di modesta tenuta, l’ incollaggio è comunque agevole. La piallatura e la carteggiatura avvengono senza difficoltà, purchè non sia presente del legno di compressione ( canestro ). La tinteggiatura e la verniciatura portano a discreti risultati.
Il peso specifico a umidità normale è di 440 Kg/m3 medio.

LARICE - Larix decidua fam. Pinaceae
Zona di produzione: Alpina Italiana - Austria Karinzia, Stiria, Tirolo- Boemia. Caratteristiche principali:
tessitura da fine a media, fibratura diritta, ma talvolta elicoidale, durezza bassa; la lavorazione avviene normalmente anche se a volte la presenza di resina particolarmente abbondante incrosta gli utensili. L'essiccazione avviene senza particolari difficoltà pur dovendosi constatare una certa tendenza alle deformazioni. L'unione con chiodi e viti avviene normalmente e anche l'incollaggio si effettua senza particolari difficoltà. La pulitura e la carteggiatura si possono effettuare normalmente, ma i risultati non sempre sono da considerarsi ottimi. La tinteggiatura e la verniciatura sono possibili, i risultati non sono però sempre eccellenti.
Il peso specifico a umidità normale è di 650 Kg/m3 medio.

NOCE ESOTICO - FRAKE' - Terminalia Superba fam. Combretaceae
Zona di produzione: zona equatoriale e tropicale Africana, dalla Liberia, Costa d'Avorio
Ghana, Congo, Zaire, etc. Caratteristiche principali: colore biancastro giallognolo allo stato fresco passante per esposizione all'aria al color bruno chiaro. Le sezioni radiali si presentano con apparenza sericea. Diversi fusti presentano nella parte centrale e attorno ai nodi delle zone di colore a venature grigie o nere, accompagnate da alterazioni presso il midollo (Fraké venato o Nero). La tessitura è mediamente grossolana, la fibratura per lo più diritta; la lavorazione avviene generalmente senza difficoltà, l'essiccazione è agevole e rapida e può essere effettuata sia in forno ad aria calda che all'aperto. L'unione con i chiodi e viti è facile da eseguire e di discreta tenuta, l'incollaggio è agevole. La piallatura e la carteggiatura avvengono senza particolari difficoltà di sorta e la tinteggiatura e la verniciatura non presentano particolari problemi.
Il peso specifico a umidità normale è di 520 Kg/m3.

MOGANO - TIAMA - Entandropragma angolese fam: Meliaceae
Zona di produzione: fascia equatoriale Africana che dall'estremità occidentale della Guinea si spinge sino all'Angola a sud ed all' Uganda ad est. Liberia, Costa d'Avorio,
Cameroun, Gabon, Congo, Zaire, Angola, Uganda, etc. Caratteristiche principali: colore grigiolino o roseo, sfumante gradualmente in una zona di colore intermedio prima di giungere al bruno-rossastro del durame, la cui tonalità diventa più cupa per esposizione all'aria, tanto da passare al rosso-violaceo: La tessitura è grossolana, la fibratura è intrecciata, con zone di controfilo marcato di larghezza irregolare, la lavorazione avviene abbastanza agevolmente. L'essiccazione richiede l'adozione di tutte le misure dirette ad evitare la formazione di fessurazioni o di deformazione. L'unione con i chiodi e viti avviene in maniera agevole ed è di buona tenuta, l'incollaggio non presenta difficoltà, la piallatura e la carteggiatura possono trovare qualche inconveniente a causa delle irregolarità della fibratura. La tinteggiatura e la verniciatura avvengono in maniera normale, anche se è cosigliato il prettrattamento delle superfici.
Il peso specifico a umidità normale è di 580 Kg/m3

MOGANO - DIDELOTIA - Tetraberlinia bifoliata
fam .Leguminosae Caesalpiniaceae
Zona di produzione: foreste pluviali equatoriali dell'ovest africano. Liberia Nigeria, Cameroun, Gabon. Caratteristiche principali: alburno lievemente più chiaro del durame che allo stato fresco è roseo ma con la stagionatura passa a tonalità più cupe sfumanti verso il bruniccio, talvolta compaiono delle venature grigiastre. La tessitura è media e la fibratura generalmente diritta, la durabilità è media; la lavorazione non presenta difficoltà l'essiccazione deve essere condotta naturalmente oppure molto lentamente ad aria calda .
L'incollaggio è regolare e l'unione con i chiodi e viti non presentano difficoltà di sorta, la piallatura e la carteggiatura sono agevoli da eseguire così come la tinteggiatura e la verniciatura.
Il peso specifico a umidità normale è di 680 Kg/m3.

BELI - Microberlinia brazzavillensis - Brachystegia fleuriana
fam. Leguminosae Caesalpiniaceae
Zona di produzione: l'areale naturale di questa specie appare piuttosto ristretto e comprendente le foreste delle zone umide o di bassura del Cameroun e del Gabon meridionale, con qualche tratto del Congo e dello Zaire. Caratteristiche principali: alburno biancastro, abbastanza esteso negli alberi di forte diametro, durame giallo-bruno venato da strisce non rettilinee, ma susseguentisi con una certa regolarità, di colore più intenso: da rossastro bruno-cupo ad oliva, che appaiono bene sulle sezioni radiali. La tessitura è grossolana, la fibratura presenta talvolta un marcato controfilo, la lavorazione è abba-stanza agevole anche se il filo degli utensili deve essere ravvivato frequentemente.
L'unione con chiodi e viti avviene normalmente, così come l'incollaggio; la piallatura
e la carteggiatura possono trovare qualche difficoltà causate dalla presenza di forti quantitativi di resina che arrivano ad incrostare e smussare i ferri. La tinteggiatura e la verniciatura avvengono con buoni risultati dopo il pretrattamento della superficie.
Il peso specifico a umidità normale è di 780 Kg/m3.


BUBINGA - Guibourtia tessmannii - Guibourtia pellegriniana
fam. Leguminosae caesalpiniaceae
Zona di produzione: foreste pluviali della fascia equatoriale Africana che dalla Nigeria orientale si spinge sino alla Zaire. Cameroun, Gabon, Nigeria, Zaire. Caratteristiche principali: l'alburno giallastro è nettamente differenziato dal durame roseo-bruno, per lo più variegato in tonalità violacee: le superfici portate a pulimento possono risultare lucide
La tessitura è molto fine e compatta, la fibratura raramente è diritta, le frequenti ondula-zioni o altre irregolarità determinano figure sfruttate a scopo decorativo e in questo caso viene anche chiamato impropriamente ROSEWOOD. La lavorazione avviene agevolmente solo con l'ausilio di macchinari molto potenti data la durezza della fibra, l'essiccazione de-ve essere condotta lentamente per evitare eventuali fessurazioni; l'unione con chiodi e vi-ti risulta essere di ottima tenuta nonostante la difficoltà dovuta alla durezza, l'incollaggio nel complesso può dirsi agevole. La piallatura e la carteggiatura danno ottimi risultati; la tinteggiatura non è consigliata dato il colore gradevole del legno, e la verniciatura si ef-fettua senza particolari difficoltà
Il peso specifico a umidità normale é di 860 Kg/m3.

EBIARA - Berlinia bracteosa - Berlinia confusa - Berlinia Grandiflora
fam. Leguminosae caesalpiniaceae
Zona di produzione: foreste pluviali della fascia equatoriale africana che si stende dalla Liberia sino all'interno del continente e, a sud, sino all'Angola. Liberia, Costa d'Avorio, Nigeria, Cameroun, Gabon, Congo, Zaire. Caratteristiche principali: l'alburno piuttosto
largo è di colore bianco-grigiastro ed è nettamente differenziato dal durame che va dal roseo al bruno-rossastro variegata o da strisce violacee. Il colore dopo la stagionatura è stabile alla luce. La tessitura è grossolana, la fibratura è per lo più irregolare, sia per la presenza di controfilo, che per canali secretori di gomma scura. La lavorazione è agevole anche nei pezzi di controfilo, l'essiccazione deve essere condotta lentamente e non da problemi particolari, l'unione con chiodi e viti è facile e di buona tenuta, l'incollaggio avviene senza difficoltà. Il colore del legno già di per sé piacevole, non induce a impartirgli altre tinteggiature; la verniciatura non presenta difficoltà, ma richiede la preparazione con più mani di fondo al fine di turare i pori.
Il peso specifico a umidità normale è di 720 Kg/m3.

ROVERE AMERICANO - White Oak - Quercus Alba - fam Fagaceae
Quercia ameicana bianca.
Zona di produzione: area centrale e sudorientale degli Stati Uniti d'America, Ohio, In-diana, Kentucky, Tennessee, Illinoins, Arkansas. Caratteristiche principali: alburno da biancastro a grigiognolo, durame bruno chiaro o roseo carnacino; tessittura grossolana, fibratura generalmente diritta con vena larga nelle tavole laterali. Le quercie bianche a differenza di quelle rosse sono da considerarsi durevoli; la lavorazione avviene senza particolari difficoltà, l'essiccazione molto difficile da effettuarsi viene raramente effettuata in forno, e comunque va condotta molto lentamente onde evitare spaccature e fessurazioni frequenti. L'unione con chiodi e viti avviene bene , però è consigliata la preventiva preparazione delle sedi onde evitare fessurazioni, l'incollaggio è a volte difficoltoso a causa della presenza del tannino nelle fibre, mentre la piallatura e la carteggiatura sono soddisfacenti e danno ottimi risultati. La tinteggiatura e la verniciatura possono essere effettuate solo dopo preventive applicazioni di isolanti e diverse mani di fondo turapori.
Il peso specifico ad umidità normale è di 750 Kg/m3.

YELLOW PINE - Pinus palustri fam. Conifere
Zona di produzione: la zona propria di crescita del pinus palustri, si estende nella parte sudorientale degli Stati Uniti d'America volta in parte verso l'Atlantico e in parte verso il Golfo del Messico. Caratteristiche principali: alburno di ampiezza variabile, biancastro, giallognolo, differenziato dal durame giallo, particolarmente resinoso. Tessitura media e fibratura per lo più diritta ma non molto regolare, durabilità medio-alta. La lavorazione può essere resa difficoltosa dalla quantità di resina presente nelle fibre che attacca gli utensili, l'essiccatura avviene normalmente per stagionatura all'aria, anche se si può fare artificialmente in forno. L'unione con chiodi e viti danno discreti risultati, l'incollaggio è nella norma, mentre la piallatura e la levigatura sono talvolta difficoltose a causa della fibra resinosa. La tinteggiatura risulta essere difficile a causa della fibra altamente resinosa che impermeabilizza la superficie, la verniciatura si ottiene solo dopo aver pretrattato le superfici.
Il peso specifico a umidità normale è di 660 Kg/m3.

OLMO AMERICANO - American Elm - Ulmus americana - Ulmus rubra
fam. fagaceae
Zona di produzione: cresce attraverso la metà orientale degli Stati Uniti d'America.
Caratteristiche principali: con un durame da un chiaro marrone grigiastro ad un marrone rosato, con largo alburno da un bianco-grigiastro ad un marrone chiaro ( White Elm), a
volte il durame assume colorazione marrone rossastro fino ad un marrone scuro con stretto alburno da un bianco grigiastro ad un marrone chiaro ( Red Elm). Il legno degli alberi di foresta primaria nella parte degli stati dei Grandi Laghi della regione settentrionale tende ad essere di un colore grigio più uniforme (Gray Elm o Water Elm). Il disegno di crescita è in qualche modo simile a quello del Frassino, con una venatura dritta ed alcune volte intrecciata e con una tessitura molto cospicua. La lavorazione non è difficoltosa, l'essiccazione è molto difficile da condurre in forno e quindi è consigliata quella na-turale a causa della venatura variabile che provoca forti tensioni nelle tavole. L'unione con chiodi e viti avviene normalmente, così come l'incollaggio non presenta problemi particolari. La piallatura e la carteggiatura danno buoni risultati e la verniciatura si può effettuare normalmente, anche se è consigliato adottare preventive applicazioni di isolanti e diverse mani di fondo turapori.
Il peso specifico a umidità normale è di 620 Kg/m3.

NOCE - Iunglas regia - fam Jungladaceae
Noce Nazionale
Zona di produzione: zona pedemontana delle alpi e dell’ appennino, presente ormai esclusivamente in piantagioni artificiali di alberi sparsi tra i coltivi, entro limiti altimetrici assai ampi, dal Lauretum al Fagetum.
Caratteristiche principali degli alberi: hanno il tipico portamento degli alberi di coltura cresciuti nei coltivi, e cioè di fusto non molto rettilineo, con biforcazioni e chioma inserita piuttosto in basso. Può raggiungere diametro a petto d’uomo di circa 80 cm e altezza di 20-25 metri. Contrariamente all’ opinione molto diffusa che il NOCE sia d’elevata resistenza alle alterazioni, il suo legno è invece soggetto agli attacchi di vari insetti Xilofagi (tarli), la segagione avviene comunque agevolmente senza particolari difficoltà, così pure l'essiccazione anche se è meglio condurla lentamente onde evitare spaccature e fessurazioni frequenti. L'unione con chiodi e viti avviene bene , l'incollaggio è normale, mentre la piallatura e la carteggiatura sono soddisfacenti e danno ottimi risultati. La tinteggiatura e la verniciatura riescono molto bene.
Il peso specifico ad umidità normale è di 720 Kg/m3.

LE CARATTERISTICHE CHIMICO-FISICHE DELLE VERNICI ECOLOGICHE IMPIEGATE E IL LORO EFFETTO SULLA BIODEGRADABILITA’ DEI COFANI IN LEGNO

LE CARATTERISTICHE CHIMICO-FISICHE DELLE VERNICI ECOLOGICHE IMPIEGATE E IL LORO EFFETTO SULLA BIODEGRADABILITA’ DEI COFANI IN LEGNO


Le vernici per legno a base di poliestere insaturo, specie se a base isoftalica, presentano un’ottima resistenza meccanica, chimica e alle intemperie. Sono difficilmente attaccate dai comuni solventi e non sono solubili in acqua.
L’esposizione all’esterno può provocare un ingiallimento della vernice mentre le caratteristiche meccaniche restano costanti per lungo tempo.
L’attacco microbiologico non è stato studiato diffusamente, in mancanza di una precisa normativa di riferimento, comunque l’alta resistenza chimica e la bassissima permeabilità all’acqua del film lo rende molto difficilmente aggredibile. Il cofano mortuario quindi, che sia deposto in loculo in cemento o interrato, non subirà alterazioni che riguardino il film di vernice e potrà quindi essere estratto dal terreno senza che vi siano lasciate tracce di agenti inquinanti.
Le resine per vernici a base di poliestere insaturo sono disciolte in un solvente che partecipa alla reazione di indurimento della vernice entrando quindi a far parte del suo residuo solido. A parte quindi una piccola percentuale di solvente che evapora durante l’applicazione del prodotto e prima che esso indurisca, il residuo solido di una vernice poliestere insatura va dall’ 80% al 95% (approssimativamente 1,2 Kg di fondo e 240 grammi di lucido per ogni cofano).


CICLO DI VERNICIATURA CON VERNICI ECOLOGICHE

Nel ciclo di verniciatura esiste anche la possibilità di utilizzare vernici all’acqua a base di resine acriliche in dispersione. Esse tuttavia possiedono delle resistenze chimiche e meccaniche decisamente inferiori a quelle dei sistemi poliestere; in particolare la loro permeabilità all’acqua, a causa delle tecnologie impiegate per rendere le resine idrodisperdibili, è molto più alta. Ciò rende il film e il legno sottostante più facilmente aggredibili dai microrganismi.
Le vernici all’acqua hanno un residuo solido mediamente intorno al 30%, pienezza e trasparenza inferiori, a parità di spessore, rispetto alle vernici poliestere, inoltre non consentono di ottenere film di brillantezza elevata.
Il vantaggio dell’usare vernici all’acqua risiede nel loro basso impatto ambientale sia in fase di applicazione che successivamente (contengono meno del 10% di solventi), tipicamente non sono infiammabili (meno problemi di manipolazione e stoccaggio), la loro efficienza di trasferimento nel caso dell’applicazione a spruzzo è più alta (si spreca meno vernice sotto forma di nebbia di spruzzaggio).
Tuttavia la presenza d’acqua nelle vernici idrodiluibili causa un forte sollevamento del pelo del legno, quindi la carteggiatura diventa più lunga e difficoltosa, mentre l’essiccazione richiede più tempo, calore e maggiori volumi d’aria rispetto al poliestere. Questa tecnologia è estremamente innovativa nel nostro settore e, a fronte dei sopraccitati vantaggi ambientali, ci pone innanzi ad una scelta etica che mette in secondo piano il puro rapporto qualità/prezzo, che in questo caso viene esattamente ribaltato: qualità finale decisamente inferiore al ciclo poliestere per trasparenza, riempimento, brillantezza, resistenza meccanica all’abrasione ed agli urti; in funzione della minore inalterabilità del film di vernice vi è un attacco batterico. La voce costo viene inoltre incrementata dall’allungarsi dei tempi del ciclo produttivo e del notevole costo delle vernici di questa natura. Per la biodegradabilità del film di vernice il ciclo all’acqua è indicato per i cofani da inumazione.




15 SUGGERIMENTI AI COMUNI PER PICCOLE E GRANDI MODIFICHE ALLE PROCEDURE BUROCRATICHE

15 SUGGERIMENTI AI COMUNI PER PICCOLE E GRANDI MODIFICHE ALLE PROCEDURE BUROCRATICHE


Facilitare il cittadino proponendogli che la documentazione sia effettuata attraverso l'autocertificazione.
Consegnare in via preventiva la situazione aggiornata della titolarità di una tomba di famiglia, così da conoscere le possibilità di sepoltura.
Far conoscere, in via preventiva, le procedure da seguire per un decesso di familiare, per il subentro nella titolarità di sepoltura, le detraibilità ai fini IRPEF e per l'imposta di successione, le condizioni economiche minime, medie e massime per funerali svolti nel Comune, inserendole nei prezzi rilevati dall'ufficio statistica.
Far avere ai partecipanti al funerale un foglio con le indicazioni dell'orario di partenza del trasporto funebre, il percorso da seguire fino alla destinazione prescelta, il luogo ove si svolgerà la cerimonia funebre. Si eviteranno le corse nel traffico per non perdere di vista il carro funebre e si garantirà nel contempo un'ordinata formazione del corteo, eliminando l'imbarazzo generale sul cosa fare e dove andare.
Nei progetti di costruzioni cimiteriali considerare che il fruitore è, generalmente, persona anziana, quindi:
prevedere brevi percorsi dal parcheggio o dalla fermata del mezzo pubblico all'interno del cimitero;
collocare cartelli segnaletici per facilitare l'uscita, l'identificazione di zone e monumenti funebri di rilievo architettonico o storico. Creare dei punti di riferimento;
limitare le file di loculi in altezza a 3, 4 al massimo;
prevedere ascensori e sistemi di abbattimento di barriere architettoniche;
riservare parte dei manufatti a fasce di popolazione portatrici di handicap, per facilitarne la fruibilità.
Abbondare in punti di distribuzione dell'acqua e di raccolta dei rifiuti.
Dotare di servizi igienici, con frequente pulizia, le varie zone cimiteriali.
Attrezzare luoghi di sosta, adeguatamente ombreggiati, con panchine ove riposare e socializzare.
Prevedere piani di calpestio dei vialetti in materiali tali da minimizzare le pozzanghere d'acqua e le zone fangose.
Abbondare in prati a verde, piante e vasi d'acqua.
Valutare la convenienza di introdurre mezzi a propulsione elettrica per lo spostamento interno al cimitero e dotare di rastrelliere per biciclette gli accessi.
Dare conclusione al rito di sepoltura con chiusura della buca o del tumulo, anche realizzata con sistemi mobili. Le operazioni definitive effettuarle successivamente, in particolare laddove si debba intervenire con mezzi meccanici.
Considerare l'impianto di cremazione un luogo ove compiere un rito e non alla stregua di un inceneritore. Prevedere la sala cerimonie pluriconfessionale, impianti di diffusione sonora, ambienti luminosi e architettonicamente validi.
Prevedere frequenze di raccolta dei rifiuti cimiteriali ordinari, quali fiori secchi, ceri, ecc. adeguate alla stagione.
Ispezionare con apposito personale in divisa l'interno del cimitero con l'intento di ridurre al minimo i furti di fiori e vasi dalle tombe e per dare un senso di sicurezza ai visitatori, che spesso si sentono psicologicamente e concretamente soli.

martedì 25 marzo 2008

Primi studi sul riassetto del settore funebre in Italia

Primi studi sul riassetto del settore funerario in Italia

1. Effetti del mutamento del quadro normativo esistente
a) E’ prevedibile che l’AC 772 – riforma dei servizi pubblici – proceda il proprio iter parlamentare come collegato alla finanziaria. Se così fosse gli effetti sulle public utilities possono essere rilevanti, sulla base del testo noto.
b) Il parere dell’Antitrust del 23/5/2007 sulla separazione tra attività in monopolio e attività in concorrenza nel settore funerario produrrà effetti di indirizzo sulle norme in emanazione. In particolare si prevedono aggiustamenti considerevoli della impostazione già contenuta nell’AS 504, che determineranno ricadute negative soprattutto per le gestioni funebri in concorrenza del settore pubblico ([1]).
c) Prevedibilmente entro il secondo semestre del 2008 verrà approvato l’AC 1268 (concernente la cremazione) prima alla Camera e poi al Senato.

Tra gli assi portanti del provvedimento di settore AS 504 (riforma settore funerario, già anticipata in alcune regioni con leggi regionali) vi è la separazione societaria tra attività svolte in libera concorrenza e attività in cui si ha una influenza dominante per situazioni di monopolio di diritto o di fatto (nella fattispecie tra attività cimiteriali istituzionali e attività funebri e cimiteriali commerciali).
La norma è però già vigente, anche se in modo ermetico, per effetto dell’articolo 8 della L. 287/1990, come modificato dall’ articolo 11, comma 3 della L. 57/2001 ([2]).
Inoltre la normativa di settore, ove accolta nel testo presentato al Senato, prevede la separazione proprietaria tra chi gestisce servizi mortuari ed esercenti l’attività funebre, e per l’Antitrust occorrerebbe la separazione proprietaria anche tra settore funebre e cimiteriale.
Viene privilegiata la cremazione e la pianificazione dei crematori oltre che delle aree cimiteriali.
Il trasporto funebre diventa attività libero concorrenziale e la relativa privativa, oltre che essere condannata dall’Antitrust, sarà vietata dalla legge.

Le scelte politiche di fondo diventano quindi le seguenti:
1) Quali politiche mettere in campo per garantire una scelta equilibrata e “governata” fra le diverse forme di sepoltura, privilegiando l’ottica del mantenimento della funzionalità rassicurante del cimitero per la nostra società.
2) Quali strumenti gestionali utilizzare e quale livello di competizione consentire in un mercato attualmente proprio del comune come quello cimiteriale, ma che si è già aperto in ampie aree del Paese (soprattutto al Centro e al Sud e Isole) a nuove forme gestionali private (project financing). Sono pure da valutare gli effetti dei cambiamenti tradizionali di sepoltura (in particolare per effetto della cremazione) o anche tendenze a seppellimenti esterni al cimitero.
3) Quali politiche adottare per il mercato funebre, alla luce del sempre più avvertibile disinteresse del livello politico locale sulla funzione svolta dai servizi funebri pubblici, ma anche per la grande attenzione alla ritualità dell’ultimo saluto, sia esso religioso o laico.
4) Quali competenze ed alleanze mettere in campo. È infatti impensabile procedere ad un riassetto strutturale importante senza garantirsi il know how, i capitali ed il consenso necessario.
5) Quale livello di risorse economiche e finanziarie per la gestione cimiteriale le città di maggiori dimensioni del Paese saranno disposte a garantire per il futuro. Questo sia in termini di investimenti, che di spesa corrente, tenendo conto della instabilità prevista nel futuro per la concomitanza sia della crescita della cremazione, sia per la scadenza di rilevanti quantità di concessioni di loculi, assegnati negli anni sessanta e settanta.
6) Quale livello di tariffe cimiteriali si è disposti a sostenere come indispensabile, e quanta parte di esse canalizzare nel miglioramento o solo nel mantenimento dei cimiteri e delle strutture di ritualità, a detrimento della quota complessiva che ogni famiglia è mediamente disponibile a spendere per ogni decesso (parte funebre più parte cimiteriale).
7) Quali strumenti formativi mettere in campo per consentire che il personale operante nel settore funebre e cimiteriale sia all’altezza delle nuove richieste qualitative e quantitative di servizio.
2. Il sistema delle imprese pubbliche operanti sul territorio
La dimensione economica del settore funerario italiano per l’intero territorio nazionale, sulla base di una mortalità media pari a 550.00 decessi annui, viene stimata in circa 2.500 milioni di euro annui, di cui circa la metà per onoranze e trasporti funebri.
Mancano statistiche ufficiali sulla evoluzione dei prezzi effettivi.
Il servizio necroscopico e cimiteriale e quello di trasporto funebre sono considerati servizi obbligatori per i Comuni e sono diffusi capillarmente sul territorio nazionale. La stima del numero di cimiteri esistenti è pari a 15.384.
La proprietà dei cimiteri e dei crematori in Italia è, per la quasi totalità, del Comune: i cimiteri essendo demaniali per effetto dell’articolo 824 del codice civile; i crematori per la riserva di legge di cui all’articolo 6 della L. 30/3/2001. La loro gestione è svolta spesso in economia diretta ed in alcune città (medio grandi) con azienda speciale o con SPA partecipate dagli enti locali, generalmente multiservizi.
Si sta diffondendo, partendo dai Comuni di minori dimensioni, anche la gestione a mezzo terzi, soprattutto con l’appalto di manutenzione, verde, operazioni cimiteriali, o in affidamento (illuminazione elettrica votiva, cremazione). Crescono le richieste di ricorso al project financing.
Vi è la enorme problematica della gestione dei servizi mortuari delle strutture sanitarie, dove di fatto è assente la libera concorrenza in gran parte del Paese.
Nel campo della cremazione la gestione pubblica diretta è stimata in almeno il 60% dell’intero complesso di cremazioni italiane, pari nel 2006 a circa 53.000.
Nel campo funebre le imprese operanti sono circa 6.000, di cui poco meno di 4.000 con prevalenza o intera attività di settore. Di queste ultime, circa 1.500 sono organicamente strutturate e specializzate.
È quindi una struttura polverizzata, basata principalmente sulla piccola impresa familiare, tranne nelle medie e grandi città, dove si hanno concentrazioni più significative.
Per le pompe funebri, la gestione pubblica – per lo più attraverso Spa maggioritarie o gestioni in economia diretta – interviene circa nel 5% del totale dei servizi.
Nelle aree metropolitane e nei grandi comuni la incidenza della gestione pubblica cresce, laddove presente, ad una media del 15-20%, con punte del 60-70%.
Per i trasporti funebri l’incidenza della gestione pubblica diretta, per l’intero Paese, è stimata nel 8%, in diminuzione per la perdita della privativa nel settore del trasporto funebre a pagamento e la liberalizzazione che è intervenuta anche a seguito di pronunciamenti dell’Antitrust e di costante giurisprudenza.

Una ricognizione sintetica e parziale della presenza pubblica è in allegato 1.
Da essa si può dedurre che l’esperienza funebre è soprattutto concentrata nel Nord del Paese, con la maggiore diffusione in 3 regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige), mentre per classe demografica nelle città di grandi e medie dimensioni.
Laddove si ha una presenza di impresa pubblica operante la quota di mercato acquisita è particolarmente rilevante.
Il segmento qualitativo di mercato occupato è generalmente il medio basso. In diverse imprese pubbliche si è fatta la scelta dell’offerta integrale e cioè su tutta la gamma dei prodotti e servizi e quindi dall’economico al lusso.
3. Fare sistema
Nel settore funebre, si pensa possano essere 4 le diverse strategie che le proprietà (comunali dirette o indirette) possono identificare:

a) vendita del ramo d’impresa funebre;
b) accordi societari con altre imprese funebri operanti in loco;
c) crescita dimensionale in area regionale (espansione orizzontale del business) con scambi di quote societarie;
d) costituzione di una rete sovraregionale a partecipazione pubblica.

La problematica è squisitamente politica, oltre che economica, per la notevole caratterizzazione di servizio sociale dei cimiteri e il forte radicamento dei servizi funebri pubblici:
- se infatti prevale l’obiettivo di continuare a mantenere un ruolo moralizzatore e calmieratore, svolto con successo fino ad ora dalla società pubblica nel settore funebre, la strada obbligata, per effetto delle diseconomie di scala determinabili dall’obbligo della separazione societaria imposta tra mercati contigui in concorrenza (funebre) e in monopolio (cimiteri), non può essere che la integrazione orizzontale con altre realtà soprattutto pubbliche;
- se invece l’obiettivo principale è quello di ottenere la massimizzazione del profitto, la strada quasi obbligata, essendo il settore funerario sempre meno percepito dal livello politico come di utilità per la collettività, diventa la vendita del ramo di azienda (funebre) al miglior offerente;
- se infine l’obiettivo è quello dell’intesa locale tra gli operatori del funebre, il rischio è elevato, in quanto si determinerebbero condizioni potenzialmente censurabili dall’Antitrust o comunque mercati aggredibili da un qualunque nuovo soggetto che voglia intervenire in questo business o anche da quegli imprenditori che non entrino nel patto di limitazione della concorrenza. In ogni caso il Comune determina proprio le condizioni contrarie a quelle per le quali è intervenuto fino ad allora e cié la consegna di un mercato a monopolisti di fatto o oligopolisti funebri privati.

Una strategia globale che cerchi di cogliere il meglio tra le varie ipotesi sopra esposte per il settore funebre, senza dimenticarsi di quello cimiteriale e della necessità di garantire trasparenza di mercato, pur nella evoluzione normativa in essere, potrebbe essere la seguente:

a) si individuano 3 distinti ambiti di azione, in cui operare con strumenti sovraregionali: cimiteriale (comprendendovi anche la cremazione e l’illuminazione votiva), funebre (comprendendovi anche tutto ciò che è collaterale, svolto in concorrenza, come il marmoreo), necroscopico (gestione servizi mortuari, obitori, depositi di osservazione);
b) l’ambito gestionale cimiteriale può operare anche assieme a quello necroscopico, laddove non intervengano soluzioni legislative che impongano forme gestionali obbligatorie;
c) L’ambito funebre opera in concorrenza e separatamente (dal punto di vista societario) da quello cimiteriale e necroscopico e attraverso una rete di presenze nel centro Nord del Paese, estendendosi alle zone scoperte e di maggiore interesse. Le diverse entità locali mantengono una quota societaria pubblica (se di interesse della proprietà cedente), minoritaria rispetto al controllo operato da una holding sovraregionale.
d) Si hanno 2 holding sovraregionali, una operante in ambito funebre, l’altra, distinta, in ambito cimiteriale e necroscopico.
e) L’ambito cimiteriale può privilegiare la forma di gestione dell’in house providing, finché resta percorribile. Cessata la opportunità della gestione in house providing è necessario anche in questo caso costituire un soggetto che operi su scala sovraregionale e partecipi a gara per l’acquisizione di gestioni. L’ambito funebre privilegia la modalità di gestione con società di capitali, avulsa dal concetto di pubblico servizio (quindi di diritto comune).
f) E’ solo dopo aver costituito la holding sovraregionale in ambito funebre che si prevede la cessione di quote societarie minoritarie della stessa holding. In tale maniera il valore delle attuali partecipazioni societarie in imprese funebri pubbliche locali si arricchisce da un sistema in rete, ambito da grandi players internazionali o da investitori finanziari.

Inoltre si rende necessario riportare nel loro alveo (istituzionale) tutte quelle competenze autorizzatorie, regolamentari e di indirizzo che oggi potrebbero essere disperse nelle strutture gestionali. Anche in questo caso si potrebbero determinare economie di scala facendo ricorso a soluzioni come il consorzio di funzioni.

4. Le modalità gestionali
I veicoli ideali per procedere negli interventi ipotizzati sono:
1) 1 Spa operante nell'area Centro Nord, nel campo cimiteriale (CIM_IT Spa) controllata in modo totalitario dai Comuni, laddove intervenga con forma di gestione in house providing;
2) 1 Spa (FUN_IT Spa), prevista dal codice civile (e quindi non come affidataria di pubblico servizio), operante nel settore funebre e in concorrenza in genere (pompe funebri, sale del commiato, fiori, marmi, ecc.) con diverse sedi nel centro e Nord del Paese, in cui canalizzare fin da subito operatori funebri soprattutto pubblici, ma anche privati disponibili e in grado di fornire adeguate garanzie di trasparenza. La Spa è aperta alla partecipazione/cessione di quote a capitale privato, ma minoritario.
3) 1 un consorzio di funzioni tra comuni disponibili, per svolgere funzioni autorizzatorie, di indirizzo e controllo, ove le funzioni in materia possano essere consorziate (conviene pertanto che non siano funzioni di stato civile);

La necessità della presenza diretta dei Comuni nel capitale di CIM_IT Spa deriva dall’applicazione del meccanismo dell’affidamento in house delle gestioni in monopolio (ove la normativa dei servizi pubblici locali e/o quella di settore in fieri lo consentano).

Con un sistema di questo genere il problema iniziale maggiore, oltre alla espressione delle diverse volontà politiche, è la individuazione dei valori delle quote dei singoli Comuni, influenzati dal diverso MOL di ciascuna realtà, frutto a loro volta di diverse scelte tariffarie, diverse modalità organizzative, strutture cimiteriali variabili (concentrate, disperse), ecc..

Pertanto la soluzione più efficace consiste nella costituzione di una società veicolo capace di catalizzare il processo, in cui aggregare man mano che pervengano le decisioni associative, i soggetti interessati ad entrare in compagine societaria. La società potrebbe già essere un veicolo interessante per cogliere nuove opportunità di insediamento.

Attendere invece la costituzione della holding dopo la espressione di volontà (generalmente pubbliche) si ritiene faccia nascere il progetto “già morto”, per la naturale vischiosità dei processi decisionali in ambito pubblico.

Occorre inoltre essere consapevoli che occorre cambiare la politica tariffaria nel medio termine per consentire che ciascuno dei settori (funebre, cimiteriale, necroscopico) si autosostenti economicamente e sia capace di produrre valore.
Occorre fissare delle regole economiche che delimitino la redditività nei due ambiti (ad es. tra il 3 ed il 6% nel settore cimiteriale e tra il 7,5 ed il 12,5% in quello funebre) per garantire una presenza nel mercato effettivamente di calmiere.

Modifiche del regime fiscale per il settore funebre e cimiteriale

Modifiche del regime fiscale per il settore funebre e cimiteriale

Obiettivi:
1) Contrasto all’evasione fiscale e alla riduzione della provvista di “nero” che favorisce il sistema delle “mazzette” per il dirottamento di funerali verso impresa funebre che paga.
SOGGETTI INTERESSATI ALL’EVASIONE
DISCRETA 1) Imprese di pompe funebri
ALTISSIMA 2) artigiani marmisti con rapporti diretti con utenza in cimitero
MOLTO ALTA 3) Imprese edili con rapporti diretti con utenza in cimitero
ELEMENTI ORIENTATIVI
N° decessi annui : 550.000
Stima spese funebri medie/funerale:
(Min. 1700 € – Max. 10.000 €.Valor medio 3.500 €)
Stima opere lapidee cimiteriali/funerale
(Min. 750 € – Max. 10.000 e + €. Valor medio 1.500 €)
2) Favorire manutenzione tombe nei cimiteri, ottenendo al contempo recupero del patrimonio esistente sia dal punto di vista monumentale, sia di disponibilità di posti salma, vista anche la carenza degli stessi.
3) Semplificare la esternalizzazione della gestione dei servizi cimiteriali, chiarendo talune situazioni del passaggio, che creano indeterminatezza da un lato e si risolvono in un aggravio per chi voglia intraprendere questa strada o in differenti applicazioni del regime tributario in funzione della diversità di modalità di gestione.

Soluzioni proposte

1) Eliminazione esenzione oggettiva IVA per settore funebre, contestuale passaggio aliquota al 10% e contemporaneo innalzamento della detrazione art. 15 TUIR da 1549 € a 10.000 €, ma anziché sul 100% dell’importo sul 50% dello stesso, con l’aggiunta nelle spese detraibili di quanto specificatamente attinente al settore dell’edilizia e delle opere lapidee e cimiteriali;
2) Riduzione dell’aliquota IVA della cremazione al 10% (sia quindi in costanza di funerale che dopo, ad es. per cremazione salme inconsunte), indipendentemente dalla forma di gestione (in economia diretta, esternalizzata);
3) Per operazioni cimiteriali eliminazione del fuori campo d’imposta per i Comuni e passaggio di tutte le attività ad aliquota del 10%, non essendo le stesse dovute in quanto pubblica autorità. Permangono al 10% le concessioni cimiteriali. Restano fuori campo d’imposta i diritti di polizia mortuaria, cimiteriali e per rilascio autorizzazioni in genere laddove rilasciati dal Comune come pubblica autorità;
4) Illuminazione votiva al 20% per chiunque
5) Detrazioni per ristrutturazione tombe assimilabili a quelle per l’abitazione (estendimento del regime del 36%);
6) Favorire la esternalizzazione della gestione dei cimiteri comunali eliminando ogni imposta nella messa in disponibilità di manufatti ed aree al gestore;
7) Chiarire che nell’incasso anticipato di tariffe per operazioni cimiteriali future o a garanzia di esecuzione di servizi futuri al concessionario di sepoltura, la componente accantonata a tale scopo non è tassabile come reddito dell’esercizio nel quale avviene l’accantonamento, in quanto destinata a copertura di futuri costi certi, corrispondenti ad esumazioni, estumulazioni, manutenzione e costi gestionali.


Calcolo effetti finanziari della norma proposta

Premesso che la detrazione ai fini IRPEF delle spese funerarie non pare, più adeguata ai costi effettivamente praticati dal mercato, favorendo una cospicua possibilità di evasione fiscale non solo nel mercato delle pompe funebri, ma anche in quello parallelo dell’edilizia cimiteriale e delle opere lapidee cimiteriali;
Premesso altresì che anche nel settore di che trattasi occorre predisporre adeguamenti alla normativa UE, si ritiene proponibile una modificazione della esenzione esistente per le prestazioni di servizi e le cessioni di beni effettuate in occasione degli eventi luttuosi, con contemporaneo assoggettamento ad un prelievo IVA nella misura ridotta del 10%.
Pertanto si prevede di elevare il tetto massimo della detrazione IRPEF di cui sopra dal 100% di € 1549,37 al 50% di €. 10.000,00 per ogni funerale, nei limiti delle fatture pagate.
Con la soluzione proposta si adegua ad un valore congruo e di mercato il limite prima esistente, incapace di rappresentare la situazione effettiva, ma se ne flessibilizza l’applicazione consentendo di ricomprendere nell’esenzione anche importi che altrimenti sfuggirebbero.

Tenuto presente che, dai dati statistici degli ultimi 10 anni, i decessi possono essere considerati mediamente in n. 550.000 annui con un fatturato del settore funebre, edile cimiteriale e di opere lapidee cimiteriali in 852,154 milioni di € (calcolato sulla base di quanto detraibile ai fini IRPEF: € 1549,37), mentre sulla base dei dati stimati di mercato si può ragionevolmente supporre un giro d’affari annuo di 2.750 milioni €, pari a 5.000 € euro medi a funerale.
Si evidenzia una supposta sottovalutazione del fatturato (considerabile come evasione potenziale) di 1897,8 milioni di € che, ad aliquota media del 27%, determina un minor introito annuo per l’erario di 512,4 milioni di €.
Considerato che nella ipotesi dell’aumento del plafond di detraibilità ai fini IRPEF dalla cifra su indicata devono essere detratti i minori introiti derivanti dall’aumento della detrazione da 1549 € a 5000 €, così calcolati: (5000-1549)*550.000*22%= 417,5 milioni di €, il recupero per l’Erario si attesterebbe su complessivi 94,9 milioni di € all’anno.
Ai fini IVA l’applicazione dell’aliquota del 10% consentirebbe un sostanziale equilibrio fra entrate ed uscite, cioé tra IVA che viene ad aggiungersi (col passaggio dal fuori campo o da esenzione) e quella che si perde (con l’allineamento al 10%) se l’incidenza dei beni e servizi si attesta al 25% del fatturato, come è possibile stimare in lavori ad alta intensità del fattore lavoro quali sono quelli oggetto della proposta.

La estensione della detrazione dei lavori di ristrutturazione alla tomba (parificata all’ultima casa) si compensa con la emersione del sommerso, al pari di quanto già avviene nel campo della ristrutturazione dell’abitazione, con l’IVA al 10%.

Si intende inoltre favorire la esternalizzazione della gestione dei cimiteri comunali, eliminando ogni incertezza interpretativa e quindi chiarendo che non è dovuta l’imposta nella messa in disponibilità di manufatti ed aree al gestore da parte del Comune.
Allo stesso modo viene chiarito che nell’incasso anticipato di tariffe per operazioni cimiteriali future o garanzia di esecuzione di servizi futuri al concessionario di sepoltura, la componente accantonata a tale scopo non è tassabile come reddito dell’esercizio nel quale avviene l’accantonamento, in quanto destinata a copertura di futuri costi certi, corrispondenti ad esumazioni, estumulazioni, manutenzione e costi gestionali. Il basso numero di situazioni di affidamento esterno esistente, nonché il comportamento contabile individuato e corrispondente alla quasi totalità dei soggetti operanti non determina nuovi oneri per l’Erario.

Nel complesso le soluzioni presentate comportano un beneficio all’Erario sostanzialmente dato dal recupero di gettito da evasione presunta di imposta sui redditi.

Si precisa inoltre che, al di là degli effetti specifici per l’Erario, le misure proposte sono capaci di ridurre la provvista di nero capace ad imprenditori funebri di alimentare il mercato del racket del caro estinto e al tempo stesso di avviare una importante azione di recupero di patrimonio cimiteriale già costruito, utile soprattutto in situazioni di difficoltà e carenze di posti salma, generalmente avvertibile nei medi e grandi Comuni italiani.
Relazione illustrativa

L’articolo interviene con una serie appropriata di misure per contrastare l’evasione fiscale e conseguentemente ridurre la provvista di “nero” che favorisce sistemi illeciti per il dirottamento di funerali verso impresa funebre corruttrice.
Si tratta di una serie di misure coordinate che consentono la eliminazione dell’esenzione oggettiva IVA per settore funebre, il contestuale passaggio dell’aliquota al 10% e contemporaneo innalzamento della detrazione art. 15 TUIR da 1.549 € a 10.000 €, ma anziché sul 100% dell’importo sul 50% dello stesso, con l’aggiunta nelle spese detraibili di quanto specificatamente attinente al settore dell’edilizia e delle opere lapidee e cimiteriali;
È inoltre prevista:
– la riduzione dell’aliquota IVA della cremazione al 10% (sia quindi in costanza di funerale che dopo, ad es. per cremazione salme inconsunte), indipendentemente dalla forma di gestione (in economia diretta, esternalizzata);
– la eliminazione per operazioni cimiteriali del fuori campo d’imposta per i Comuni e passaggio di tutte le attività ad aliquota del 10%, non essendo le stesse dovute in quanto pubblica autorità. Permangono al 10% le concessioni cimiteriali. Restano fuori campo d’imposta i diritti di polizia mortuaria, cimiteriali e per rilascio autorizzazioni in genere laddove rilasciati dal Comune come pubblica autorità;
– che l’aliquota IVA della illuminazione votiva permanga al 20%;
– che detrazioni per ristrutturazione di tombe siano assimilabili a quelle per l’abitazione ai fini dell’estendimento del “regime del 36%”;
– di favorire la esternalizzazione della gestione dei cimiteri comunali eliminando ogni imposta nella messa in disponibilità di manufatti ed aree al gestore;
– di chiarire che nell’incasso anticipato di tariffe per operazioni cimiteriali future o a garanzia di esecuzione di servizi futuri al concessionario di sepoltura, la componente accantonata a tale scopo non è tassabile come reddito dell’esercizio nel quale avviene l’accantonamento, in quanto destinata a copertura di futuri costi certi, corrispondenti ad esumazioni, estumulazioni, manutenzione e costi gestionali.
Infine, per favorire l’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate delle attività svolte nel settore, è prevista una specifica collaborazione da parte dei Comuni.


Articolo unico
(Agevolazioni fiscali in occasione del funerale e modifica del regime IVA in campo funerario)
1. Nel testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, all’articolo 13-bis, comma 1, lettera d), relativo alle detrazioni per spese funebri, le parole “spese funebri” vengono sostituite con le parole “spese funebri, opere edili e lapidee cimiteriali e relativa accessoristica funebre” le parole: “a 3 milioni di lire ( 1.549,37 euro)” sono sostituite dalle seguenti: “al 50% degli importi pagati fino ad un totale di diecimila euro”.
2. Nel decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633 all’articolo 10, comma 1, il numero 27 è soppresso.
3. Nel decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633, alla Tabella A, Parte III, relativa ai beni e servizi soggetti all’aliquota del 10%, dopo il numero 41-quater è aggiunto il seguente: “Prestazioni di servizi funebri, necroscopici, cimiteriali, per la cremazione e delle forniture di beni ad essi connessi nonché di lavori di edilizia cimiteriale, opere lapidee cimiteriali e relativa accessoristica funebre”.
4. La detrazione di cui all’articolo 1 della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e successive modificazioni ed integrazioni è applicabile anche alle categorie di interventi effettuate dal proprietario o dal concessionario di tomba o sepoltura cimiteriale in genere, per lavori di manutenzione e ristrutturazione della stessa, ivi comprese le eventuali operazioni cimiteriali necessarie.
5. Nella gestione di cimiteri affidata a terzi dal Comune i fondi accantonati per garantire l’esecuzione di operazioni cimiteriali future a scadenza della concessione o al termine di inumazioni ordinarie, come anche per la gestione e manutenzione necessarie nel periodo di concessione cimiteriale, non sono tassabili laddove corrispondano ad accantonamenti conseguenti ad incassi in unica soluzione delle tariffe o canoni corrispondenti.
6. Nella esternalizzazione di servizi cimiteriali dal Comune ad affidatari dell’esercizio cimiteriale il passaggio in disponibilità di manufatti ed aree realizzate dal comune in epoche passate e necessari per garantire l’esecuzione del servizio non è soggetto ad alcuna imposta.
7. I Comuni trasmettono alla amministrazione della Agenzia delle entrate competente per territorio, entro il mese di gennaio, l’elenco dei servizi funebri che hanno autorizzato nell’anno precedente, con l’indicazione degli esercenti l’attività funebre che vi hanno provveduto. Analogamente per quanto concerne le autorizzazioni rilasciate per prodotti lapidei e marmorei nei cimiteri con l’indicazione delle ditte autorizzate alla loro messa in opera.

mercoledì 19 marzo 2008

PROCEDURE NEL TRATTAMENTO DI SALME: TANATOPRASSI E TANATOESTETICA

PROCEDURE NEL TRATTAMENTO DI SALME E CADAVERI: TANATOPRASSI E TANATOESTETICA

PANORAMICA STORICA

• Atteggiamento dell’uomo nei confronti della morte:

• L’uomo è l’unico essere vivente ad avere la consapevolezza della morte.

• L’essere razionale per eccellenza è incapace di considerare i cadaveri come dei semplici resti biologici

• L’uomo fin dagli albori della società si è rifiutato di abbandonare i corpi dei propri simili senza un congedo socialmente organizzato e un qualche tipo di rito.

• Le tracce delle più antiche pratiche funerarie risalgono al Paleolitico medio (circa 35.000 anni fa).

• Posti davanti alla sfida radicale rappresentata dalla dissoluzione e dalla scomparsa del corpo, gli esseri umani hanno escogitato una serie di risposte culturali:

EVITAZIONE:
· cremazione: evitamento della putrefazione.
· cannibalismo funebre: corpo come tomba del defunto.

· OCCULTAMENTO:
• Varie forme di sepoltura: terra, acqua, alberi, sabbia, marmo, paludi, grotte e cavità naturali.

· ACCELERAZIONE:
• Esposizione del cadavere alla furia degli agenti atmosferici o di uccelli e altri animali carnivori.

• ARRESTO DEI PROCESSI DI DECOMPOSIZIONE:
· Imbalsamazione
· Criogenazione

CREMAZIONE:
• La cremazione non è mai praticata come una forma di violenza o di “smaltimento” dei cadaveri ma come un atto di pietà con cui si evita la putrefazione, ricavando dal corpo dei resti stabilizzati che divengono oggetto di culto e di attenzione rituale.

CANNIBALISMO FUNEBRE:
• Per la maggior parte delle culture che lo praticavano mangiare i defunti era il modo più rispettoso di trattare i corpi morti: l’idea di seppellirli nella terra “fredda” ed “umida”, appariva loro alquanto barbaro poiché equivaleva a darli in pasto agli animali del sottosuolo.
• In genere i cadaveri venivano sostanzialmente cremati e solo alcune parti, ormai quasi incenerite, venivano realmente ingerite. Molto spesso è un gesto simbolico.
• Coloro che rimangono diventano le tombe degli avi.

SEPOLTURA:
• Esistono svariati luoghi in cui avviene la sepoltura:
• terra (prevalente nella società occidentale)
• acqua, alberi, sabbia, marmo, paludi, grotte e cavità naturali.
• Ci sono società che praticano sepolture doppie o molteplici. Trascorso un congruo periodo, i resti possono essere recuperati per essere poi nuovamente sepolti.

ACCELERAZIONE DECOMPOSIZIONE:
• Esposizione dei cadaveri alla furia degli agenti atmosferici o di uccelli e altri animali carnivori.
• I resti venivano poi recuperati per dare loro una sistemazione definitiva.

ARRESTO DEI PROCESSI DI DECOMPOSIZIONE:
• Imbalsamazione (a lungo termine)
• Moderna tanatoprassi (temporanea)
• Criogenazione (congelamento al momento della morte a temperature bassissime nella speranza che un giorno la scienza possa riportarli in vita)

• Negare ogni cura ai corpi è una realtà diffusa nelle guerre di “pulizia etnica” e genocidi:
• Pratica punitiva messa in atto nei confronti di corpi ritenuti particolarmente minacciosi ed estranei alla società in questione.
• I corpi sono intenzionalmente trattati come un rifiuto.


• IMBALSAMAZIONE E MUMMIFICAZIONE

• Sebbene i due termini siano usati indifferentemente in realtà nella lingua italiana c’è una sostanziale differenza.

• Se il corpo si è conservato naturalmente, senza l’intervento umano e senza alcuna manipolazione, questo corpo è MUMMIFICATO.

• Se un corpo è stato sottoposto artificialmente a pratiche chimico/fisiche che ne impediscono la decomposizione si parla di IMBALSAMAZIONE.

• In un individuo adulto circa il 70% del corpo è costituito da acqua.

• Affinché non si inneschi il processo putrefattivo, occorre che il corpo sia privato dell’acqua.

• L’assenza di acqua è incompatibile con ogni forma di vita, anche con quella dei microrganismi responsabili della putrefazione.

• La sostanza organica si può conservare attraverso:

• CALORE

• AFFUMICAZIONE

• FREDDO

• CORIFICAZIONE

• SAPONIFICAZIONE

• SOSTANZE CHIMICHE

• CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA DI GAS INERTE (gen. Azoto) opportunamente umidificato

• BOMBARDAMENTO CON RADIAZIONI IONIZZANTI

• CALORE:
• il caldo può conservare un cadavere solo perché permette di eliminare l’acqua.

• AFFUMICAZIONE:
• il fumo di legna produce due azioni: una fisica di essiccamento dovuto al calore; ed una chimica dovuta al fenolo e ad altre sostanze antisettiche da esso derivate che facilitano la sterilizzazione.

• FREDDO:
• con il congelamento si ottiene una sospensione dell’attività dei microrganismi e degli enzimi autolitici; cessato l’apporto di freddo, cessa anche la conservazione della sostanza organica.

• CORIFICAZIONE:
• è il processo di concia naturale: un corpo immerso in acqua fredda ricca di sostanze tanniche (presente ad esempio nella corteccia di numerose piante come la quercia), assume la consistenza del cuoio, diventando imputrescibile. Si verifica anche nei corpi deposti in casse di zinco chiuse ermeticamente.

• SAPONIFICAZIONE:
• l’idrolisi rapida dei trigliceridi che si trovano nel pannicolo adiposo sottocutaneo, produce grandi quantità di saponi ed acidi grassi che vanno a rivestire il cadavere costituendo una barriera per i microrganismi,
• avviene in cadaveri sepolti in terreni umidi, in acquitrini e a volte anche in acqua.

• SOSTANZE CHIMICHE:
• naturali o sintetiche hanno un’azione inibente nei confronti dei microrganismi,
• es. cloruro di sodio (sale da cucina), zucchero, olio, aceto, miele, alcol, antibiotici, solo per citarne alcune.

• CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA DI GAS INERTE (gen. Azoto) opportunamente umidificato –
• BOMBARDAMENTO CON RADIAZIONI IONIZZANTI:
• metodi utilizzati per la conservazione delle mummie nei musei.


• MUMMIFICAZIONE:

Mummie naturali si trovano quasi in ogni parte del mondo

• La mummificazione è un processo spontaneo

• Vi può essere soggetto ogni individuo, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla condizione sociale

• dipende esclusivamente dal verificarsi di particolari condizioni chimico-fisiche del luogo di inumazione



ESISTONO TRE AMBIENTI PARTICOLARMENTE FAVOREVOLI ALLA MUMMIFICAZIONE:

1) DESERTO CALDO E FREDDO.

2) AMBIENTE MOLTO FREDDO, SECCO E AREATO TIPICO DELLE ALTE LATITUDINI O DELLE CIME DELLE MONTAGNE PIÙ ELEVATE.

3) AMBIENTE PALUSTRE IN ZONE FREDDE.

• DESERTO CALDO E FREDDO

• La temperatura ambientale ritarda o blocca completamente l’attività microbica.
• L’aria secca che penetra nelle sepolture grazie all’incoerenza della sabbia, disidrata i tessuti.
• Si conservano discretamente anche gli organi interni eccetto il cervello.
• Alla buona conservazione dei corpi contribuiscono anche i sali minerali presenti in gran quantità nei terreni sabbiosi.
• EGITTO
• CILE
• PERU’
• STATI UNITI
• MESSICO
• CINA


• AMBIENTE FREDDO, SECCO ED AREATO

• La bassa temperatura ritarda il processo di decomposizione
• L’aria secca e fredda favorisce la disidratazione
• Il freddo poi conserva indefinitamente i corpi così mummificati.
• Le mummie devono essere conservate in celle refrigerate in modo da mantenere le condizioni ambientali in cui si è verificato il processo.

• GROENLANDIA
• TIBET
• CORDIGLIERA DELLE ANDE
• ALPI


• AMBIENTE PALUSTRE FREDDO

• L’assenza di ossigeno, l’abbondanza di acido umico e di sostanze tanniche,
• unite alle basse temperature che rallentano i processi decompositivi,
• hanno permesso la conservazione di numerosi cadaveri.
• Si tratta di reperti la cui conservazione è molto difficile una volta tolti dall’ambiente in cui si sono formati.
• L’aria, infatti, li prosciuga rapidamente disgregando i tessuti. Possono essere preservati solo con costosi trattamenti.
• I corpi delle paludi o Bog Bodies
• Sono stati trovati in gran parte del nord dell’Europa:
• Inghilterra, Irlanda, Scozia, Olanda, Germania, Norvegia, Svezia e soprattutto Danimarca (circa 200).
• Si tratta sempre di corpi, uomini e donne, andati incontro ad una morte violenta, come si può dedurre dalle ferite che riportano.
• Le paludi inoltre erano ritenute sacre e vi venivano gettate offerte di varia natura, anche essere umani sacrificati al dio della guerra in caso di vittoria.
• In genere la loro età va dal I millennio a.C. all’IV-V sec. d.C.
• I ritrovamenti più importanti sono quelli dell’uomo di Tollund e dell’uomo di Grauballe entrambi danesi, particolarmente ben conservati sia esternamente sia a livello degli organi interni.


• ITALIA

• Il nostro paese, escluso le Alpi, non presenta caratteristiche ambientali tali da favorire la mummificazione naturale.
• Eppure sono presenti numerose mummie naturali.
• Risalgono ad un periodo compreso tra l’Alto Medioevo agli inizi del secolo scorso
• Si tratta di corpi di religiosi, di Santi o di personaggi importanti inumati nelle chiese, nelle cappelle mortuarie, nelle catacombe e nelle cripte.
• Ambienti in genere sotterranei, freschi, asciutti e ben ventilati in cui abbastanza facilmente si possono verificare casi di mummificazione.
• Nelle chiese di quasi tutte le regioni sono stati trovati cadaveri conservati naturalmente.
• In alcuni casi si tratta di singoli individui.
• In altri gli individui mummificati sono poche decine (Tenzone in Friuli, Urbania nelle Marche, Firenze ed Arezzo in Toscana, Ferentillo in Umbria, Savoca in Sicilia, Basilica San Domenico Maggiore a Napoli).
• In altri alcune centinaia (Navelli in Abruzzo, Altavilla Irpinia in Campania).
• 8.000 nelle Catacombe dei Cappuccini a Palermo
• La maggior parte delle mummie sono databili fra il XVII e il XIX secolo.

• Venzone - vicino ad Udine -
• Ferentillo - provincia di Terni -
• Basilica San Domenico Maggiore e Catacombe di San Gaudioso a Napoli - Convento dei Cappuccini di Palermo, Chiesa di Santa Maria della Grazia a Comiso, prov. Ragusa


• IMBALSAMAZIONE

• L’imbalsamazione mira a:
• sottrarre grandi quantità di acqua dal cadavere
• impedire o ritardare la putrefazione del contenuto intestinale, da cui si diparte la putrefazione generale.

• L’imbalsamazione è molto antica e diffusa.

• Paleolitico: Ocra rossa.

• Un pensiero comune a molte società primitive è quello che, nel dubbio, preservare il corpo dopo la morte potrebbe aiutare il cammino dello spirito nell’Aldilà.

• Le tecniche adottate sono molto diverse, utilizzando i materiali più idonei allo scopo, che i vari ambienti offrivano.

• Zone equatoriali e subequatoriali caratterizzate da un clima particolarmente caldo ed umido, sfavorevole alla conservazione dei cadaveri, ma ricche di vegetazione, essiccamento ottenuto per affumicazione.

• Gli Egizi usavano il natron che era particolarmente abbondante nel loro territorio.


· Secondo alcuni studiosi l’arte imbalsamatoria si propagò tra i popoli attraverso contatti diretti tra questi:
dall’Egitto si sarebbe propagata in Africa, in Asia e Oceania e attraverso le Canarie in America.

• Altri pensano che sia sorta spontaneamente nei vari popoli, spiegando così l’insorgere di tale uso in zone della terra molto isolate e difficili da raggiungere.

• I più antichi tentativi di imbalsamazione, di cui abbiamo fino ad ora notizia, sono stati effettuati sulla costa cilena attorno al 5000 a.C.

• Si pensa che l’osservazione di cadaveri conservati naturalmente abbia ispirato molte popolazioni a tentare tecniche artificiali per conservare i corpi dei defunti.


• EGITTO


• La morte era vista come un passaggio critico fra i due mondi, solo l’esecuzione dei riti funebri permetteva di raggiungere l’altro mondo.

• I riti funebri consentivano il risveglio alla vita celeste.

• L’imbalsamazione del corpo era fondamentale, nella vita oltre tomba lo spirito, per sopravvivere, avrebbe avuto bisogno del corpo.

• La disgregazione del corpo determinava la seconda morte: l’annientamento anche dello spirito.

• Per continuare a vivere nell’Aldilà, il defunto aveva anche bisogno di una dimora, di cibo e degli oggetti che aveva utilizzato in vita.

1. Cadaveri avvolti in pelli o tessuti sepolti in semplici fosse scavate nella sabbia del deserto, mummificazione naturale.

2. Costruzione di piccole camere funerarie ipogee nelle quali i cadaveri venivano deposti in contenitori di argilla o di vimini, rapida decomposizione dei corpi.

• Ricerca di procedure che mantenessero intatta la fisionomia del corpo del defunto.

• I primi sporadici casi di corpi avvolti in bende di lino impregnate di resine risalgono alla I dinastia (circa 3.000 a.C.).

• La diffusione della pratica dell'imbalsamazione risale alla fine della III dinastia (2650-2575 a.C.).

• Inizialmente il trattamento era riservato ai faraoni, in seguito l’uso si diffuse a tutte le classi sociali.
• Nel corso del Nuovo Regno (1550-1075 a.C.) si compirono notevoli progressi nelle pratiche d'imbalsamazione.

• Apice della perfezione raggiunto nell'epoca della XXI dinastia (1075- 945 a.C.).

• Dall’epoca tarda il trattamento dei cadaveri andò incontro ad un rapido ed inesorabile declino.

• L'imbalsamazione continuò ad essere praticata in Egitto sino al periodo copto, per una durata totale di oltre 3000 anni.

• Secondo le stime degli storici, in totale sarebbero stati imbalsamati circa 730 milioni di corpi.

• Erano i sacerdoti incaricati del processo di imbalsamazione a prendersi cura del defunto.

• Gli impresari di imbalsamazione formavano associazioni commerciali che si ripartivano le città e i vari quartieri.

• I medici non praticavano le imbalsamazioni: era proibito mutilare il cadavere e fare autopsie.

• Le fonti risalgono tutte ad epoche tarde.

• Diodoro Siculo (90-20 a.C.)

• Erodoto di Alicarnasso (484-425 a.C.)
• Egli fa riferimento a tre tipi di imbalsamazione a diverso costo.

• Il rituale dell'imbalsamazione, viene descritto anche nel papiro di Boulaq (conservato al Museo del Cairo) e nel papiro n.5158 (Museo del Louvre). Essi risalgono al I secolo dopo Cristo, ma sono certamente una copia di un documento risalente al Nuovo Regno (1540-1070 a.C.).

• Riunendo i testi a disposizione e le informazioni ottenute dall’analisi delle mummie, si può presumere che l'imbalsamazione tradizionale comprendesse una serie di procedure dalla durata ben definita, che iniziavano quattro giorni dopo la morte, dopo il periodo di osservazione.

• L'insieme delle varie fasi dell'imbalsamazione durava circa 70 giorni, ma nel caso della regina Meresankh III, moglie di Chefren (2520-2494 a.C.), le procedure ebbero termine 272 giorni dopo la sua morte!

1. Ablazione del cervello
2. Eviscerazione (il cuore era lasciato)
3. Primo lavaggio del corpo
4. Trattamento dei visceri
5. Disidratazione del corpo (in natron secco)
6. Secondo lavaggio
7. Riempimento del cranio e della cavità addominale e toracica
8. Trattamento delle unghie, degli occhi e dei genitali
9. Unzione e massaggio del corpo
10. Applicazione di una placca di metallo sull'incisione sul fianco
11. Trattamento del corpo con la resina
12. Bendaggio

• Al termine del bendaggio la mummia era riconsegnata ai parenti.

• Procedimento intermedio (secondo Erodoto):
• Iniezione dall’ano di olio di cedro.
• Essiccamento sotto natron per 70 giorni.
• Estrazione dalla cavità addominale dell'olio di cedro che trascina con sé gli intestini e gli altri visceri ormai macerati: del corpo rimangono solo la pelle e le ossa.
• Il corpo viene riconsegnato alla famiglia.

• Terzo sistema (secondo Erodoto):
• Pulizia dell'intestino con una purga.
• Essiccamento sotto natron per 70 giorni.
• Il corpo viene riconsegnato alla famiglia.

• Ogni gesto era accompagnato da apposite preghiere.
• Dalla III dinastia hanno inizio le prime estrazioni di visceri, mentre il processo della loro lavatura dovrebbe risalire alla V dinastia.

• Gli organi estratti dal cadavere venivano lavati, messi sotto natron, e una volta disidratati avvolti in bende e impregnati di gommo-resina calda.

• A operazione terminata ne risultavano quattro involucri contenenti: intestino tenue, fegato, stomaco e polmoni. I quattro involti erano racchiusi in vasi chiamati canopi.

• Nel periodo copto, cioè in epoca cristiana, ci si limitò alla ricopertura dei cadaveri con il sale secco.


• AFRICA


• Sono state segnalate mummie in svariati stati fra cui Guinea, Costa d’Avorio, Congo, Etiopia, Sudan centrale, Uganda, Madagascar, e in molte popolazioni dell’Africa centrale (Kirdi, Mofou, Namchi, Bira).

• Trattamento riservato ai corpi dei sovrani, probabilmente perché il re rappresenta tutti i suoi sudditi che quindi godranno di riflesso delle attenzioni portate al corpo del sovrano.

• Le tecniche sono abbastanza semplici:
• essiccazione al fuoco o al sole,
• con o senza eviscerazione
• riempimento dell’addome con miele, cenere, erbe aromatiche.

Isole canarie : Guanches



• ASIA


• Trattamento riservato ai corpi dei sovrani
• Le tecniche sono abbastanza semplici: eviscerazione, riempimento dell’addome incenso ed erbe, unzione con miele, burro, olio, sale.
• Sciti
• Fenici
• Assiri Babilonesi
• Ceylon
• Siberia
• Regione del Tonchino (attuale Vietnam)
• Thailandia
• Laos
• India
• Cina
• Giappone


• AUSTRALIA E OCEANIA


• I metodi di imbalsamazione sono abbastanza omogenei: eviscerazione, essiccazione al sole o con il fumo, unzione con olio di cocco.

• Tribù australiane
• Nuova Guinea
• Tahiti
• Isole Salomone
• Samoa
• Isole Marchesi
• Nuova Zelanda


• AMERICA DEL NORD


• Nelle popolazioni precolombiane l’imbalsamazione consisteva nell’essiccazione (con fumo o freddo secondo le regioni) con o senza preventiva eviscerazione.

• Aleuti dell’Alaska.
• Virginia.
• Appalachiani della Florida.


• AMERICA CENTRALE E MERIDIONALE


• Sono state trovate mummie nella penisola dello Yucatan, in Guatemala, Costa Rica e Panama.

• Perù:
• Cultura Chavin: Altopiano centrale anteriori al 1000 a.C.
• Civiltà Paracas: costa meridionale dal 300 a.C. al 200 d.C.
• Civiltà Moche: fascia costiera settentrionale dal 100 a.C. all’800 d.C.
• Incas (1200 – 1500 d.C.)

• Cile:
• Cultura Chinchorro dal 5000 a.C. al 1500 a.C.

• Colombia:
• Tribù dei Cuevas dal 470 d.C. al 1750 d.C.
• Tribù indios dell’altipiano andino: Muiscas, Laches.

• Venezuela:
• Tribù Guarauno
• Tribù Piaroa

• Brasile:
• Tribù del Mato Grosso: Coroado, Jivaro del Rio delle Amazzoni (imbalsamazione delle teste).

• Ecuador:
• Mahuè
• Mundurucù: imbalsamazione delle teste.

• Troviamo l’imbalsamazione della testa anche in tribù dell’America Meridionale, Bengala, Filippine, Borneo, Nuova Guinea, Caraibi, Nuova Zelanda e di alcune zone della foresta equatoriale africana.


• EUROPA


• In Europa la pratica dell’imbalsamazione iniziò molto tardi e venne riservata quasi esclusivamente a papi, sovrani ed altri personaggi importanti.

• Alti costi del processo e opposizione della Chiesa cattolica.

• Era impensabile che un papa od un re che in vita avevano ricevuto tanti onori, dovessero subire il destino di tutti i mortali: la putrefazione e la dissoluzione nel nulla.

• Credenza di una relazione tra la conservazione del corpo e quella dell’essere santo.

• Le salme dei pontefici da sempre sono state sottoposte ad autopsia e poi all’imbalsamazione: esposizione in San Pietro all’omaggio e venerazione fedeli.

• L’imbalsamazione dei sovrani serviva alle lunghe esposizioni funebri, e per trasportare il cadavere al luogo definitivo di sepoltura.

• Nel Medioevo, la tecnica utilizzata dagli egizi era in sostanza sconosciuta, ogni imbalsamatore si arrangiava come poteva.

• In genere si asportava il cervello tramite craniotomia, si estraevano i visceri, ed il corpo era riempito stoffa, lana, spugne imbevute di resine e piante aromatiche.

• Si procedeva poi alla chiusura delle ferite ed alla vestizione.

• Diffuse sepolture multiple: una per il corpo, una per i visceri ed una per il cuore, anche a centinaia di chilometri di distanza tra loro.

• Spesso si bolliva il cadavere per separare la carne dalle ossa. La carne veniva seppellita sul posto mentre le ossa erano trasportate là dove si voleva erigere un monumento funebre.

• Questa pratica venne proibita da Papa Bonifacio VIII (1230-1303).

• Impedire alla morte di cancellare per sempre l’individuo: più tombe ci sono maggiore è la speranza che almeno una di queste sepolture riuscirà a sfuggire alla distruzione.

• L’imbalsamazione del cadavere aveva lo stesso scopo.

• Le tecniche della tanatoprassi si svilupparono dall’attività degli anatomisti.

• Nel rinascimento (XV-XVI sec.) gli studiosi iniziarono ad interessarsi all’osservazione del corpo umano per comprenderne organizzazione e funzionamento.

• Furono eseguite le prime dissezioni ed autopsie.

• Difficoltà nell’impedire la modificazione dei pezzi anatomici:
• Da un parte si sviluppò l’idea di ottenere modelli in cera.
• Dall’altra di cercare il modo per conservare tali pezzi anatomici.

• Imbibizione in liquidi adatti.

• Con la scoperta della circolazione sanguigna (1628 W. Harvey) conservazione tramite iniezioni nel circuito vascolare.

• Restarono però in gran parte limitate ad una pratica scientifica.

• Si ritiene che l’imbalsamazione tramite l'iniezione arteriosa come pratica mortuaria sia iniziata in Inghilterra nel XVIII secolo.

• L’anatomista scozzese William Hunter (1718-1783), è il primo ad aver effettuato un trattamento di conservazione dei corpi a scopo di sepoltura, tramite iniezione arteriosa e di cavità.

• E’ a partire dal XIX secolo che queste tecniche iniziarono ad essere utilizzate per scopi funerari.

• Risale al 1837 il primo brevetto di imbalsamazione arteriosa attraverso la carotide da parte del francese Jean Nicolas Gannal (1791-1852).

• In Francia Gannal non ebbe fortuna ma riuscì a vendere il suo brevetto in America.

• In America tale tecnica fu ripresa dal dott. Thomas Holmes (1817-1900) con l’aiuto di un allievo di Gannal.
• Durante la guerra di Secessione americana (1861-1865) il dott. Holmes arruolato come ufficiale medico iniziò ad imbalsamare i soldati.

• Secondo le fonti imbalsamò, assieme ad altri imbalsamatori da lui istruiti, oltre 4000 soldati morti in combattimento.

• Verso la fine della guerra fu necessario regolamentare l’attività degli imbalsamatori.

• Furono stabiliti costi e qualifiche per operare e fu proibito di eseguire il trattamento se non richiesto dalla famiglia.

• Gli imbalsamatori che avevano trattato i corpi dei soldati vennero visti come degli eroi e la loro attività venne associata al patriottismo inoltre la loro importanza venne riconosciuta dal presidente stesso.

• Il presidente Lincoln fece imbalsamare il figlio morto e lui stesso, assassinato nel 1865, venne imbalsamato tramite iniezione arteriosa dalla femorale di una soluzione a base di cloruro di zinco, e drenaggio sanguigno dalla vena giugulare.

• Questo contribuì notevolmente alla diffusione e all’accettazione di tale pratica in tutta l’america.

• Tra il 1856 e il 1873, vennero registrati sei brevetti per i liquidi, l’arsenico era il componente principale, in altri casi si usava mercurio o creosoto.

• Dal 1880 iniziarono ad essere vendute le soluzioni già preparate.

• Attorno al 1880 nacquero le prime scuole, a New York fondata dal dott. Auguste Renouard e a Cincinnati fondata da Joseph H. Clarke.

• L’arsenico venne vietato in america all’inizio del 1900.

• Nel 1868 Wilhelm Von Hofman scoprì la formaldeide, nel 1888 si evidenziarono le sue elevate proprietà disinfettanti e fissative.

• Nel 1897 si riuscì ad abbassarne il costo di produzione cosicché dal 1906 divenne il principale ingrediente del liquido di conservazione.

• La moderna imbalsamazione si diffuse da prima nel Canada inglese e poi nella provincia francese del Quebec.

• In Inghilterra si diffuse dal 1927, dopo contatti con l’Ontario; tale pratica ebbe un vero e proprio boom a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, con la nascita delle prime scuole.

• In Francia (attraverso i contatti con il Quebec) si sviluppò a partire dal 1960.


• DIFFUSIONE ATTUALE:


• In Nord America il trattamento è eseguito in oltre il 95% dei cadaveri, sebbene non sia richiesto per legge.

• In alcuni stati degli Stati Uniti (Alabama, New Jersey, Alaska) è richiesta in particolari condizioni quali il trasporto fuori dello stato.

• In Idaho, Kansas e Minnesota è richiesta qualora il trasporto della cassa avvenga su mezzo pubblico quale ad esempio treno o aereo.

• In genere è ovunque ritenuta necessaria se la famiglia non fa immediatamente il funerale, di solito se si aspettano più di 48 ore o se è richiesta l’esposizione della salma.

• In Quebec la tanatoprassi è obbligatoria se il corpo è stato esposto più di diciotto ore dal decesso.

• La tanatoprassi è praticata anche in Venezuela dalla quale si sta diffondendo negli altri paesi dell’America Latina.

• In Inghilterra ha un incidenza di oltre l’80% nelle grandi città.

• In Francia la percentuale si aggira attorno al 40% ed è in continuo aumento.

• E’ a livello embrionale in Germania (circa 60 tanatoprattori)

• In Spagna è praticata sotto la responsabilità dei medici legali è sviluppata soprattutto a Madrid e Barcellona.

• In Belgio è ancora poco sviluppata.

• Nei paesi scandinavi è effettuata con un procedimento che comporta necessariamente l’autopsia, e viene eseguita in oltre il 70% dei casi.

• Nelle altre regioni d’Europa è ancora a livello aneddotico.

• In alcuni paesi africani sono presenti forme di conservazione dei cadaveri (in oltre il 90% dei defunti) basate in genere su iniezioni, ipodermiche e nelle cavità, di formaldeide o di altri prodotti.

• Trattamenti analoghi si hanno anche in Cina e in Thailandia

• In Oceania, Sri-Lanka, Singapore ed Hong-Kong la tecnica usata è quella anglosassone.

• Quindi l’imbalsamazione è sempre esistita in Europa dove però era limitata ai papi, ai reali e ad altri personaggi importanti.

• Dall’Europa la moderna tecnica tramite iniezione arteriosa è passata in America del Nord dove a partire dalla Guerra di Secessione (1861-1865) è diventata un abitudine che si è estesa a tutto il paese, raggiungendo anche il Canada.

• Da qui è tornata in Europa diventando una pratica comune dapprima in Inghilterra (dal 1927) e poi in Francia (dal 1960).



• MODERNA TANATOPRASSI


• Metodo che ha lo scopo di ritardare la tanatomorfosi

• Il termine tanatoprassi è stato inventato in Francia nel 1960.

• Deriva dal greco: Thanatos: dio della morte (fratello di Hypnoz, il sonno) e Praxain: manipolare, mettere in opera.

• Prima del 1960 si parlava di Imbalsamazione, così come di imbalsamazione si parla ancora oggi nei paesi anglosassoni. Può essere definito:

• TRATTAMENTO DI CONSERVAZIONE

• o TRATTAMENTO DI IGIENE E PRESENTAZIONE.

• La moderna tanatoprassi consiste nell’introduzione in circolo e nella cavità toracica e addominale di sostanze chimiche, in genere formaldeide, in grado di bloccare temporaneamente i processi decompositivi, comprende la presentazione estetica e se necessaria la ricostruzione dei tratti somatici.

• Il trattamento non impedisce al corpo di tornare ai suoi elementi naturali, ma i processi ossidativi, più graduali e inodori si sostituiscono a quelli putrefattivi.

• LA TANATOPRASSI QUINDI CONSENTE:

• 1. LA DISINFEZIONE.

• 2. LA CONSERVAZIONE.

• 3. IL RIPRISTINO.

• In passato l’imbalsamazione aveva un significato soprattutto metafisico e religioso, ed aveva come fine la conservazione perpetua delle salme.

• Oggi due sono gli obiettivi principali:

• Poter tenere la salma in casa senza alcun pericolo per i familiari e senza odori.

• Preservare l’aspetto della salma per il periodo necessario al distacco.

• Fornire alla famiglia il tempo per potersi separare dalla salma. E’ importante la presentazione non la conservazione.

• Il Professor Roger Fesneau, uno dei padri della tanatoprassi in Francia, evidenziava come lo scopo non fosse quello di evitare di “tornare ad essere polvere” ma piuttosto quello di evitare di assistere agli stadi intermedi del processo di decomposizione.

• Risparmiare agli occhi dei familiari e degli operatori funebri gli effetti delle trasformazioni post-mortem.

• Conservare un immagine serena della persona cara, può essere di aiuto nell’accettare la perdita.

• Permettere al defunto di lasciare un’ultima immagine di se il più decorosa possibile.

• Il trattamento si rende, inoltre, particolarmente necessario:

• Nei trasporti internazionali o comunque nel caso di lunghe distanze.

• Per la conservazione dei cadaveri, o di parti, destinati allo studio anatomico.

• La componente di presentazione estetica poi si rivela molto utile non solo per dare alla salma un aspetto sereno, ma anche per eliminare le deturpazioni causate da traumi o ferite.


• TANATOPRASSI SECONDO LE GRANDI RELIGIONI:


• Cristianesimo
• Non si oppone all’imbalsamazione come è concepita attualmente

• Ebraismo:
• Vietata sia l’imbalsamazione che la cremazione

• Islamismo
• Vietata imbalsamazione e cremazione

• Induismo:
• Considera la cremazione assolutamente necessaria per il benessere dell’anima del defunto
• Il processo di imbalsamazione non è visto di buon occhio

• Tibetani:
• A favore della cremazione
• Il processo di imbalsamazione non è visto di buon occhio.

• Rosacrociani:
• Ritengono che il defunto mantenga la sensibilità per tre giorni durante i quali sono vietati autopsie, imbalsamazione, cremazione


• NORMATIVA DI RIFERIMENTO:

• Nazionale:

• DPR n. 285 10/09/1990: “ Regolamento di Polizia Mortuaria”

• Circolare Ministero Salute n. 24 24/06/1993: “ Circolare esplicativa regolamento di Polizia Mortuaria, approvato con D.P.R. 285/90”

• Legge n. 130 30/03/2001: “Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri”

• Regionale Emilia Romagna:

• Legge regionale n. 19 29/07/2004: "Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria".

• Giunta Regione Emilia-Romagna - atto n. 156 del 07/02/2005 Prot. N. (PRC/05/2194) Modalità generali e requisiti per lo svolgimento da parte di imprese pubbliche e private dell’attività funebre, ai sensi dell’art. 13, comma 3, L.R. 19/2004

• Giunta Regione Emilia-Romagna Prot. N. (PRC/04/45343) Direttiva in merito all’applicazione dell’art. 11, L.R. 19/2004

• Determinazione del servizio sanità pubblica n. 13871 6/10/2004 “Disciplina delle modalità tecniche delle procedure per il trasporto delle salme, dei cadaveri e dei resti mortali”

• Regolamento previsto dall’art. 2, comma 2, L.R. 19/2004 in materia di piani cimiteriali comunali e di inumazione e tumulazione.

• Regione Emilia Romagna circolare 21/1/2005: “Indicazione in merito alla interpretazione dell’art. 4 della L.R. 19/2004 relativo alla disciplina delle fasce di rispetto cimiteriale”

• Per tutto quanto non espressamente previsto dalla legge regionale n. 19 29/07/2004 e dai provvedimenti da essa derivanti si applicano le disposizioni del D.P.R. 285/1990.


• DPR n. 285 10/09/1990: “ Regolamento di Polizia Mortuaria”
• Articolo 32
• Per il trasporto di cui all’art. 30, nei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre,
• le salme devono essere sottoposte a trattamento antiputrefattivo mediante l’introduzione nelle cavità corporee di almeno 500 cc. di formalina EU. dopo che sia trascorso l’eventuale periodo di osservazione.

• Negli altri mesi dell’anno tale prescrizione si applica solo per le salme che devono essere trasportate in località che, con il mezzo di trasporto prescelto, si raggiungono dopo 24 ore di tempo, oppure quando il trasporto venga eseguito trascorse 48 ore dal decesso.

• Le prescrizioni del presente articolo non si applicano ai cadaveri sottoposti ai trattamenti di imbalsamazione.


• Legge regionale n. 19 29/07/2004: "Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria".
• Articolo 10
• Per il trasporto da comune a comune nell’ambito del territorio regionale non è obbligatoria l’effettuazione dell’iniezione conservativa di cui all’articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990 e,
• nel caso il cadavere debba essere cremato o inumato, l’obbligo della doppia cassa di cui all’articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990 può essere assolto con l’utilizzo di un involucro di materiale biodegradabile da porre all’interno della cassa di legno, che garantisca l’impermeabilità del fondo del feretro per un periodo sufficiente all’assolvimento della pratica funeraria prescelta dal defunto.


• DPR n. 285 10/09/1990: “ Regolamento di Polizia Mortuaria”
• Articolo 46
• I trattamenti per ottenere l’imbalsamazione del cadavere devono essere eseguiti, sotto il controllo del coordinatore sanitario della unità sanitaria locale, da medici legalmente abilitati all’esercizio professionale e possono essere iniziati solo dopo che sia trascorso il periodo di osservazione.
• Per fare seguire su di un cadavere l’imbalsamazione deve essere richiesta apposita autorizzazione al sindaco, che la rilascia previa presentazione di:
• una dichiarazione di un medico incaricato dell’operazione con l’indicazione del procedimento che intende seguire, del luogo e dell’ora in cui la effettuerà; distinti certificati del medico curante e del medico necroscopo che escludono il sospetto che la morte sia dovuta a reato.

• Articolo 47
• L’imbalsamazione dei cadaveri portatori di radioattività, qualunque sia il metodo seguito,
• deve essere effettuata, osservando le prescrizioni di leggi vigenti in materia di controllo della radioattività ambientale e adottando le misure precauzionali concernenti la sorveglianza fisica degli operatori
• a norma degli articoli 6, 69 e 74 del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1964, n. 185, in quanto applicabili.

• Articolo 48
• Il trattamento antiputrefattivo di cui all’art. 32 è eseguito dal coordinatore sanitario o da altro personale tecnico da lui delegato, dopo che sia trascorso il periodo di osservazione.


• DISEGNO DI LEGGE 4144
• Articolo 12
• (Tanatoprassi e tanatoprattore)
• Per tanatoprassi si intende un processo conservativo del cadavere, limitato nel tempo e comunque tale da non dare luogo alla sua imbalsamazione, unito a trattamenti di tanatocosmesi.

• I trattamenti di tanatoprassi possono essere eseguiti da un tanatoprattore abilitato solo dopo l’accertamento di morte e il prescritto periodo di osservazione.
• Con accordo sancito in sede di Conferenza unificata, recepito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, sono stabiliti i seguenti requisiti minimi valevoli su tutto il territorio nazionale:
• individuazione del profilo professionale per l’operatore di tanatoprassi;
• requisiti delle scuole di tanatoprassi;
• luoghi dove effettuare i trattamenti di tanatoprassi;
• metodiche e sostanze da utilizzare nei trattamenti di tanatoprassi e loro compatibilità con le diverse pratiche funebri e con i diversi sistemi di sepoltura;
• garanzie che le metodiche e le sostanze impiegate nei trattamenti di tanatoprassi non pregiudicano la salute del tanatoprattore.

• I trattamenti di tanatoestetica sono permessi dalla attuale normativa
• Devono essere eseguiti solo dopo l’accertamento di morte
• e il prescritto periodo di osservazione.

• E’ fatto divieto di eseguire trattamenti di tanatoestetica imbalsamazione e tanatoprassi sui cadaveri portatori di radioattività o di malattie infettive.


• LA TOILETTE FUNERARIA:
• CHE COSA È LA TOILETTE FUNERARIA?

• La toilette mortuaria consiste nel lavare il corpo di un defunto, rasarlo e vestirlo.

• Intervento meno invasivo rispetto al trattamento completo non comporta l’uso di liquidi di conservazione ne drenaggio del sangue

• Effetti limitati ma tuttavia buoni

• Mascherare anche se limitatamente gli effetti delle trasformazioni post mortem

• Il fine è quello di permettere ai parenti del defunto di poter vedere il corpo di colui che hanno amato per un ultimo saluto.

• Permettere al defunto di lasciare un ultima immagine di se il più decorosa possibile

• Conservare un immagine serena della persona cara può essere di aiuto nell’accettare la perdita e nell’elaborazione del lutto

• Non è una toilette rituale perché non risponde a domande di tipo religioso (assenza di preghiere e di gesti sacri o simbolici).

• Non è una procedura che permette la “conservazione” del corpo (non blocca la tanatomorfosi).


• CHI PUÒ PRATICARE LA TOILETTE FUNERARIA?

• In Francia, la toilette funeraria non è regolamentata. Può essere realizzata da tutte le persone, in particolare se si limita ad una semplice pulizia, vestizione e acconciatura del defunto. Può essere realizzata dai familiari, dalle persone vicine o da coloro che apportano cure quotidiane (infermieri, assistenti domestici, religiosi e personale delle case di riposo).

• I professionisti del settore funerario possono effettuare dei gesti complementari: tamponatura degli orifizi naturali, legatura della bocca, messa in posizione del copri-occhi, etc.


• QUALE È IL QUADRO REGOLAMENTARE?

• La toilette mortuaria può essere effettuata senza obblighi regolamentari. E’ auspicabile attendere che il decesso sia dichiarato, certificato e registrato dall’Ufficiale di Stato-Civile.

• Fanno eccezione i corpi deceduti in seguito ad una malattia contagiosa che necessitano, in Francia, di essere messi in una bara a chiusura ermetica (vaiolo, peste, carbonchio, colera, febbre emorragica virale) per i quali non sarà possibile effettuare una toilette.

• Sono esclusi anche i casi di morte sospetta dove un’indagine giudiziaria sospende tutte le operazioni di manipolazione del corpo fino a che la procura della Repubblica non rilascia l’autorizzazione.


• I RIFIUTI

• I rifiuti prodotti in seguito ad una toilette funeraria rientrano nella categoria dei rifiuti, che in Francia, sono assimilati ai rifiuti che presentano un rischio infettivo.

• Bisogna essere coscienti che alcuni rifiuti, come il cotone sporco o gli strumenti pungenti, devono essere raccolti ed eliminati con i rifiuti di attività medica o di tanatoprassi, ogni volta che sarà possibile.

• PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO in Italia

• D.Lgs. 5/2/1997, n. 22 "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio“

• D.P.R. 15/07/03 n. 254 “Regolamento recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell’articolo 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179”

• Liquidi di conservazione sono considerati come RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO.

• Tutto quello che è venuto a contatto con liquidi o materiali biologici è considerato un RIFIUTO SANITARIO PERICOLOSO A RISCHIO INFETTIVO.



• MORTE: CESSAZIONE PERMANENTE E IREVERSIBILE DELLE ATTIVITÀ VITALI DI UN ORGANISMO.

• La sicurezza della morte deriva dalla irreversibilità delle lesioni avvenute a carico degli apparati nervoso, circolatorio e respiratorio.

• Rapporto di interdipendenza reciproca: in condizioni naturali non è possibile la sopravvivenza dell’uno senza quella degli altri (Teoria del tripode di Bichat)

• Esistono tre momenti della morte:
• Morte cardiaca
• Morte respiratoria
• Morte cerebrale (decorticazione-decerebrazione)
Arresto cuore
Assenza circolazione
Anossia
Morte cerebrale
Arresto respirazione
• Morte cardiaca












• Morte respiratoria
Impedimento meccanico alla respirazione
Anossia
Morte cerebrale
Arresto cuore








• Morte cerebrale
Danno ai centri respiratori
Arresto respirazione
Anossia
Arresto cuore









• Stato della morte:
• Morte apparente: aspetto esteriore della morte
• Morte reale (clinica-legale)

• La morte apparente consiste nella perdita di coscienza e della sensibilità generale, immobilità del corpo, apparente cessazione del moto del cuore e del respiro tanto che l'individuo appare morto. Possono manifestare tale sintomatologia i soggetti affetti da letargia isterica, commozioni cerebrali, sincopi, folgorazione, assideramento o inanizione, intossicazione da alcool e stupefacenti, coma uremico.

• Per evitare la morte apparente la legge prevede che i cadaveri siano tenuti in osservazione per almeno 24 ore, in condizioni tali da non impedire eventuali manifestazioni dei segni vitali, inoltre la certezza della morte deriva dal rilievo di assenza di attività elettrica mediante tracciato elettrocardiografico (iso-elettrico) per almeno 20 minuti

• La morte non è un evento puntiforme: le cellule hanno una notevole autonomia funzionale rimangono in vita in presenza di nutrienti ed ossigeno.

• La sopravvivenza di una cellula è inversamente proporzionale al suo fabbisogno d'ossigeno: prima muoiono le cellule nervose (5 min. corteccia, 30 min. bulbo), poi quelle cardiache, infine gli elementi dei tessuti di sostegno.

• Bassa temperatura rallenta o inibisce i fenomeni di vitalità residua

• Ogni vita residua viene a cessare quando si esauriscono le riserve di ossigeno e inizia l'acidificazione dei tessuti.

• Il graduale estinguersi delle attività organiche ha suggerito l'identificazione di tre fasi della morte:

• a) morte relativa: è caratterizzata dalla cessazione delle attività vitali, senza possibilità di reversibilità spontanea, ma possibile con manovre rianimatorie che devono essere tempestive prima che l'arresto di circolo produca danni irreparabili ai tessuti nervosi.

• b) morte intermedia: le funzioni vitali sono definitivamente spente, senza possibilità di recupero, ma persistono temporaneamente attività elementari a livello cellulare (morte clinica o legale).

• c) morte assoluta: avviene con la cessazione anche dell'attività cellulare residua, inizia l’autolisi.

• Modalità della morte:
• Rispetto al tempo:
• Morte istantanea entro pochi secondi o minuti
• Morte in compendio entro alcune ore
• Morte rapida entro 12 ore
• Morte lenta dopo le 12 ore

• Rispetto al modo:
• Morte naturale: dovuta a cause interne che non dipendono da violenze esterne (processi morbosi spontanei sia congeniti che esogeni)
• Morte violenta: provocata da cause che agiscono dall’esterno: accidenti - omicidi- suicidi
• Morte improvvisa: cause naturali, rapida o istantanea e imprevedibile
• Morte sospetta: quando l’origine non è chiara


• Fenomeni cadaverici: (insieme dei cambiamenti della struttura organica e dello stato chimico fisico a cui va incontro un corpo dopo la morte)

• Abiotici: Dipendono dalla cessazione delle attività vitali:

• Immediati: (primi segni esteriori della morte)
• Assenza di motilità, tono muscolare, respiro, battito cardiaco, polso arterioso, coscienza, riflessi pupillari e corneali.
• Nessuno ha valore di certezza per la diagnosi di morte.

• Consecutivi: (compaiono più tardi e sono la conseguenza diretta della fine delle varie attività vitali)

1. Raffreddamento cadavere:
2. Disidratazione:
3. Perdita eccitabilità neuromuscolare:
4. Acidificazione:
5. Ipostasi:
6. Rigidità cadaverica:


• Raffreddamento cadavere: algor mortis
• Col cessare delle attività vitali che producono calore, la temperatura corporea, per effetto della dispersione di calore attraverso la superficie corporea, si abbassa fino a livellarsi con quella ambientale.
• Una temperatura corporea di 22-24 gradi è segno sicuro di morte.
• Si osservano 3 fasi di degradazione termica
• Prime 3-4 ore la temperatura scende di 0,5° ogni ora (attività vitale residua)
• Successive 6-8 ore la temperatura scende di 1° all’ora
• Dopo le 12 ore la temperatura scende sempre meno fino a livellarsi con quella ambientale
• Il raffreddamento in genere avviene in 24 ore (11-30 ore)


• Disidratazione:
• L'arresto della circolazione ematica blocca il rifornimento di liquidi ai tessuti, perciò l'evaporazione transcutanea determina una notevole disidratazione.
• Si manifesta con:
• essiccamento cutaneo (dopo poche ore) evidente a livello labbra e naso che diventano pergamenacei
• modificazioni del bulbo oculare (dopo 12-24 ore)
• retrazione dei polmoni ed essiccamento del pericardio.

• Favorita da:
• Aria secca, alta temperatura, sottigliezza dei tegumenti

• Queste macchie brumastre appariranno nei punti dove la pelle viene sfregata dagli strumenti. Il caso più frequente si ha in conseguenza della rasatura del viso di un defunto. Lo sfregamento della lama del rasoio favorisce la disidratazione e lascia apparire una pelle di tipo pergamenacea.

• Le tracce di disidratazione possono anche essere la conseguenza di eventi pre-morte. Per esempio quando una persona ospedalizzata è stata intubata, il tubo che sfrega contro l’angolo della bocca o della narice provoca un disseccamento della pelle che assume un aspetto pergamenaceo prima del decesso.

• COME RIMEDIARE ALLE TRACCE DI DISIDRATAZIONE

• Innanzitutto occorre prendere delle precauzioni nel momento in cui si interviene sul corpo di un defunto, facendo attenzione ad evitare o limitare gli sfregamenti degli strumenti, gancio, pinze, rasoio, contro la pelle.

• E’ conveniente utilizzare una crema detta reidratante che va a formare un film sulla pelle rallentando l’evaporazione.

• Infine si utilizzano i prodotti cosmetici per mascherare le macchie di disidratazione che sono apparse.

• INFOSSAMENTO DEL GLOBO OCULARE

• Il globo oculare è principalmente costituito da acqua, è chiaro che l’evaporazione determina una perdita del suo volume e un conseguente sprofondamento, dando agli occhi un aspetto scavato molto impressionante.

• COME RIMEDIARE ALL’AFFOSSAMENTO DEL GLOBO OCULARE

• Conviene infilare sotto le palpebre e sopra il globo oculare, una conchiglia semisferica di materiale plastico che mantiene la rotondità dell’occhio e la posizione delle palpebre.
• Perdita eccitabilità neuromuscolare:
• L’eccitabilità dei muscoli scheletrici inizia ad attenuarsi dopo 5 ore e scompare dopo 8-12 ore.
• Quella della muscolatura liscia scompare solo dopo 2-4 giorni.
• Scompare più tardi: morti rapide, bassa temperatura


• Acidificazione:
• L’accumulo di cataboliti acidi (acido lattico e fosforico prodotti dalla glicolisi post-mortem) nei tessuti determina una notevole acidificazione che scompare con l’inizio della putrefazione.
• L’acidità post-mortem è un segno certo di morte (incompatibile con la vita)
• Inizia presto e si completa in 4-7 ore
• Maggiore è l’attività vitale residua prima compare l’acidificazione
• Ritardata da: basse temperature
• Accelerata da alte temperature


• Ipostasi:
• Col cessare della circolazione il sangue si deposita per gravità nelle regioni declivi del cadavere, riempiendo i vasi del derma e facendo comparire nella cute una colorazione rosso vinosa (macchie o lividure cadaveriche).
• Contrasto fra parti elevate pallide e asciutte e parti declivi umide, succulenti e colorate
• Non si formano nelle zone di compressione esempio nei punti di appoggio su piano rigido o in presenza di indumenti stretti.
• Corpo supino si formano in posizione dorsale
• Corpo prono: si formano in posizione ventrale
• Annegati: viso, spalle, torace anteriore
• Impiccati: a guanto e calzino

• Sono un segno sicuro di morte.

• Iniziano a comparire 1/2 ora dopo la morte
• Si rendono più evidenti dopo circa 3 ore,
• Massima estensione ed intensità dopo circa 12-18 ore.
• Fino a 15 ore le macchie si spostano in base alla posizione del corpo.
• Dopo le 15 ore sono fisse

• Ipostasi da replezione (migrazione totale fino a 6-8 ore):
• Semplice riempimento dei vasi scompaiono con la pressione
• Mobili

• Ipostasi da diffusione (migrazione parziale fino a 15 ore e fissità assoluta dopo le 15 ore):
• Il sangue inizia a fuoriuscire dai vasi e invadere i tessuti
• Non scompaiono con la pressione o spostando il cadavere
• Il processo di fissazione è graduale


• COME RIMEDIARE ALLA LIVIDITÀ CADAVERICA?

• Conviene intervenire il prima possibile posizionando il corpo nella posizione più adatta.
• Bisogna che il corpo sia disteso sul dorso, in modo che la lividità si vada a situare sul dorso e nella parte posteriore delle gambe.

• Bisogna che la testa sia il più sollevata possibile in modo che il sangue non vi si accumuli. Sarà tuttavia difficile impedire al sangue di depositarsi a livello delle orecchie.

• La lividità appare anche a livello delle dita che sono le estremità delle braccia e che di solito sono più in basso rispetto al corpo. Converrà mantenere le mani sollevate, per esempio incrociate sull’addome.

• Il lavoro cosmetico avrà un effetto limitato perché la lividità ha la tendenza a scurirsi con il tempo e il trucco utilizzato rischia di non essere più sufficiente a mascherare le macchie da lividità.


• Rigidità cadaverica: rigor mortis
• Dopo la flaccidità iniziale i muscoli si irrigidiscono fissando le articolazioni
• La scomparsa dell'ATP determina contrazione spontanea e continua della muscolatura. La risoluzione spontanea della rigidità si ha solo quando l'autolisi distrugge la struttura dei miofilamenti responsabili della contrazione.
• Interessa tutta la muscolatura scheletrica e liscia
• Può essere vinta meccanicamente
• Fase di insorgenza: la rigidità inizia dalla mandibola 2-3 ore dopo la morte, poi si estende ai muscoli della nuca, degli arti superiori, del tronco ed infine degli arti inferiori e si completa in 12-24 ore;
• fase di stabilizzazione: l'irrigidimento totale del corpo si mantiene per circa 36-48 ore;
• fase di risoluzione: la rigidità si risolve secondo lo stesso ordine di comparsa (legge Nysten), prima alla mandibola e in ultimo agli arti inferiori perdurando per 3-4 giorni, dopo i quali i muscoli riprendono lo stato di flaccidità completa e tutte le articolazioni tornano mobili.

• Molto spesso i muscoli sono fissati in posizioni poco appropriate alla presentazione per cui dovremo cercare di risolvere la rigidità.


• COME RIMEDIARE ALLA RIGIDITÀ CADAVERICA

• E’ sufficiente esercitare sulle membra una forza sufficiente per permettere la rottura dei filamenti di miosina coagulati nei tessuti muscolari; le membra ritrovano allora la loro flessibilità e le articolazioni sono libere nei movimenti.

• Si può procedere allora alla vestizione del corpo e al suo posizionamento.


• APERTURA DELLA BOCCA

• La morte provoca la perdita di tonicità muscolare. La mandibola, relativamente pesante, non viene più mantenuta chiusa e la bocca tende a rimanere aperta, soprattutto se il defunto riposa disteso sul dorso.

• La rigidità cadaverica può mantenere la bocca in posizione chiusa, ma la degradazione della miosina coagulata può provocare la rottura della rigidità e determinare la riapertura della bocca.


• COME RIMEDIARE ALL’APERTURA DELLA BOCCA

• Una soluzione può venir data dal posizionamento del corpo, infatti sollevare la parte alta del corpo (utilizzando ad esempio diversi cuscini), permette di bloccare il mento contro lo sterno. L’inconveniente di questa posizione è che manca di naturalezza e non è generalmente possibile mantenerla quando il corpo riposa dentro la bara.

• Un'altra soluzione consiste nell’utilizzare una bendaggio stretto attorno alla testa, ma la presentazione non sarà delle più felici.

• Si può anche pensare di utilizzare la colla per fermare le labbra, ma questa soluzione non impedisce alla mandibola di pesare e provocare una deformazione dei tratti del viso.


• LEGATURA DELLA BOCCA

• La migliore soluzione per fermare la bocca di un defunto, senza provocare deformazioni dei tratti del viso, consiste nel mantenere la mandibola in posizione chiusa con l'aiuto di un punto di sutura.

• Per realizzare la legatura si utilizza un ago ed un filo robusto. L’ago permette di far passare il filo attorno alla mandibola sotto il tessuto del mento e del labbro inferiore da una parte, e dall’altra parte a livello del setto nasale (base cartilaginea), all’inizio del naso, sotto i tessuti delle narici e del labbro superiore.

• Legando le due estremità del filo, si mantengono in posizione le strutture ossee e le labbra possono assumere una posizione naturale.

• Sarà necessario mettere in posizione la protesi dentaria o se manca, verrà messo del cotone arrotolato per ricostituire il volume dei denti.


• Fenomeni di trasformazione: determinano profonde modifiche nel cadavere.
• Si dividono in:

• Distruttivi: quelli che portano alla distruzione della materia organica.
• Autolisi dei tessuti:
• Autodigestione:
• Putrefazione:

• Speciali: trasformazioni anomale del cadavere più o meno definitive.
• Macerazione
• Saponificazione
• Mummificazione
• Corificazione

• Autolisi dei tessuti:
• Distruzione dei tessuti per opera degli enzimi litici lisosomiali normalmente presenti nelle cellule, che si liberano alla loro morte.
• Inizia quando termina la vita residua e inizia l’acidificazione
• Entità e rapidità di comparsa varia da tessuto a tessuto
• Maggiore è l’attività vitale residua prima inizia l’acidificazione e prima inizia l’autolisi.
• Ritardata: morti rapide in soggetti sani, bassa temperatura
• Accelerata: morti per agonia o lunghe malattie, alta temperatura

• Autodigestione:
• Dovuta all’attività litica dei succhi digestivi (gastrico, pancreatico duodenale) dopo perforazione della parete gastrica non più protetta
• Digestione anche di milza, polmoni, diaframma, esofago

• I due fenomeni sono sopraffatti dalla putrefazione microbica

• Putrefazione:
• Degradazione e scomposizione sostanza organica causata dall’attività di microrganismi endogeni (ad esempio Clostridium perfrigens, Cl. Putrificum, Cl. sporogenes, Escherichia coli) ed esogeni (penetrano dalle ferite ed orifizi naturali) aerobi ed anaerobi, e dalla attività della fauna cadaverica (insetti e larve)
• I primi ad entrare in azione sono i batteri endogeni anaerobi presenti a livello intestinale che penetrati nei vasi sanguigni si diffondono in tutto il corpo
• Formazione di gas e sostanze che derivano dalla scomposizione dei componenti organici

• Consiste di 4 fasi
• FASE CROMATICA
• FASE ENFISEMATOSA
• FASE COLLIQUATIVA
• FASE RIDUZIONE SCHELETRICA

• Fase cromatica:
• Il cadavere assume una colorazione verdastra per le trasformazioni subite dall’emoglobina.
• Emoglobina più idrogeno solforato = solfometaemoglobina (verde)
• Segno certo di morte
• Compare dove sono presenti in gran quantità i batteri
• Comparsa macchia verde nella zona iliaca destra.
• Diffusione del verde a tutto il corpo attraverso il circolo sanguigno: rete venosa putrefattiva.
• Neonati comparsa a livello orifizi naturali
• Annegati comparsa nelle zone in cui si formano le ipostasi
• In estate compare 18-36 ore dopo la morte.
• In inverno dopo 3-4 giorni.

• Fase enfisematosa:
• I gas prodotti dai batteri (azoto, ammoniaca, metano, idrogeno, idrogeno solforato, anidride carbonica) si diffondono dall’intestino in tutto il corpo.
• La quantità di gas prodotto dai microrganismi anaerobi è superiore alla eliminazione attraverso gli orifizi naturali per cui il corpo si gonfia assumendo un aspetto gigantesco.
• La cute inizia a distaccarsi e lacerarsi, si formano inoltre sacche di liquidi putrefattivi.
• L’idrogeno solforato, altamente infiammabile, è responsabile dei “fuochi fatui”.

• Inizia dopo 3-6 giorni in estate (durata 15 gg)
• Dopo 3-6 settimane in inverno (durata 1-2 mesi)

• La pressione del gas provoca lo spostamento del sangue (circolazione post-mortem passiva), con sanguinamento delle ferite e fuoriuscita dagli orifizi.
• I gas che si accumulano, inizialmente dentro i visceri, fanno pressione sul materiale contenuto dentro i medesimi.

• Il materiale liquido è forzato a migrare verso gli orifizi naturali (bocca e narici da una parte e ano dall’altra) provocando delle fuoriuscite.

• Anche la vescica è compressa dalla distensione dell’addome e questo può determinare la fuoriuscita di urina.

• I liquidi contenuti nei polmoni possono ugualmente subire la pressione dei visceri addominali distesi dal gas.


• COME RIMEDIARE ALLE FUORIUSCITE

• Conviene tamponare gli orifizi naturali (mettere in posizione dentro gli orifizi naturali, un tampone, generalmente costituito da cotone, che impedirà le fuoriuscite di liquidi).

• Fase colliquativa:
• Il distacco della cute permette l’attacco dei batteri provenienti dall’esterno
• Cessa la produzione di gas per cui il cadavere perde l’aspetto gigantesco
• Il colore vira dal verde al bruno: formazione ematina
• I visceri fluidificano trasformandosi in una poltiglia nerastra maleodorante.
• Legamenti, tendini, tessuti fibrosi rimangono più a lungo
• I tessuti cornei (unghie, capelli, peli) rimangono
• E’ manifesta dopo 2-3 settimane in estate.
• E’ manifesta dopo 2-4 mesi in inverno.
• Può durare mesi o anni seconda delle condizioni di inumazione

• Fase di riduzione scheletrica:
• Rimangono solo le ossa.
• Il processo in genere si completa dopo 3-5 anni.
• Le ossa possono rimanere per anni o secoli ma alla fine, per la caduta dei componenti minerali, fosfati e carbonato di calcio, diventano friabili e si mescolano al terreno


• Le varie fasi, soprattutto le ultime sono influenzate dal tipo di fauna e flora, presente dove giace il corpo, che si nutre di sostanza organica in decomposizione:
• Macrofauna: insetti adulti, roditori, predatori, pesci, crostacei…
• Microfauna: larve che si sviluppano dalle uova deposte dagli insetti in fase agonica o dopo la morte sulla pelle, ferite ed orifizi naturali
• La fauna e la flora cadaverica sono attratte dai prodotti della decomposizione e si susseguono sul cadavere in base agli elementi nutritivi di cui hanno bisogno con un ordine che ha permesso di elaborare un criterio entomologico e micologico utile per accertare l’epoca della morte
• Mosche – coleotteri – lepidotteri – imenotteri - tarli dell’osso


• Macerazione:
• Processo trasformativo che consiste nell’imbibizione idrica dei tessuti quando un cadavere soggiorna in un ambiente liquido.
• Si può riscontrare nei feti morti trattenuti nell’utero (con liquido amniotico sterile) o nei corpi immersi in acqua.
• I tessuti si imbibiscono d'acqua, la cute prima diventa bianca raggrinzita, poi si rigonfia e si sfalda; i visceri sono molli e grigio-pallido, i muscoli si distaccano facilmente dalle inserzioni scheletriche.
• Dopo qualche giorno la cute tende a staccarsi a mo’ di guanto o calza, insieme con le unghie e i peli.
• Dopo il terzo giorno il fenomeno si accentua per le mani e le piante dei piedi; queste “calze” di pelle si staccano completamente fra il 7° e il 15° giorno.

• Il processo si diffonde a tutto il corpo nell'arco di 6-12 mesi.
Nei cadaveri in acqua i processi macerativi prevalgono su quelli putrefattivi, tanto più bassa è la temperatura dell’acqua.


• Saponificazione:
• E’ un processo trasformativo che si può verificare nel cadavere sommerso in acqua fredda corrente o inumato in un terreno molto umido asfittico o in cassa zincata.

• In questi casi, i consueti fenomeni putrefattivi sono ostacolati, mentre si forma intorno al cadavere un involucro bianco-grigiastro formato da una sostanza detta adipocera, che è sostanzialmente sapone di calcio insolubile (acidi grassi del corpo combinati con sali di calcio, sodio e magnesio).
• Il cadavere saponificato si presenta come una massa pesante e viscida di colore bianco-grigiastro per il massivo impregnamento d’acqua. Una volta estratto si disidrata e diventa leggero e fragile. Assume aspetto di creta e una colorazione bianco gesso.
• La saponificazione comincia nel grasso del corpo e s’infiltra nei tessuti più profondi, coinvolgendo anche i muscoli.
• Inizia dopo 6 settimane dal decesso e si completa in 6 mesi-1 anno.


• Mummificazione naturale:
• Processo per il quale il cadavere subisce una disidratazione massiva e così veloce, che i tessuti rimangono come “fissati”.

• I cadaveri mummificati sono leggeri, la cute è dura, giallo bruna e pergamenacea. Gli organi interni sono secchi e raggrinziti e conservano per un tempo indefinito la struttura istologica propria. I tratti della persona si conservano abbastanza.
• Condizioni ambientali favorevoli sono il clima caldo, secco e ventilato; inumazione in terreni asciutti capaci di assorbire i liquidi in grande quantità; la presenza di certi tipi di muffe che disidratano il corpo.
• Altri fattori favorevoli: magrezza, l’età avanzata, emorragie.
• In media avviene in 6 mesi-1 anno, ma ci sono casi in 2, 3 mesi, eccezionalmente in 2-3 settimane. Caso limite: mummificazione in quindici giorni.


• Corificazione:

• È il processo che avviene di solito nei cadaveri rinchiusi in casse foderate di metallo come lo zinco o il piombo o in corpi immersi in paludi fredde ricche di tannini.

• La cute assume una consistenza simile a quella del cuoio di concia recente cioè è piuttosto morbida, elastica e integra. L’addome si deprime “a barca”, si vedono di più i profili delle ossa sotto la pelle. I visceri hanno una consistenza pastosa. Lo stomaco, l’intestino, i reni e l’utero sono ben riconoscibili.

• Sul fondo del contenitore si raccoglie un abbondante liquame bruno e torbido.

• La corificazione si comincia a vedere bene fra il primo e il secondo anno di giacenza nella cassa metallica.

• La putrefazione non è possibile a temperatura inferiore a 2°-3° C lo sviluppo ottimale si ha fra i 25° e i 35° C.
• 1 ora d’estate equivale ad 1 giorno in inverno
• 1 giorno all’aria equivale a 2 giorni in acqua e a 8 giorni in terra (formula Casper)

• La durata delle varie fasi dipende da fattori climatici- ambientali e dalle caratteristiche del luogo di inumazione, nonché dalle caratteristiche della salma.

• Il clima secco, la ventilazione e una forte acidificazione ostacolano la putrefazione.
• L’umidità del clima favorisce la putrefazione.
• Tutto ciò che rallenta il raffreddamento cadavere accelera la putrefazione
• Tutto ciò che accelera il raffreddamento cadavere rallenta la putrefazione






• RISCHI DEL TANATOPRATTORE:

• Rischio biologico dovuto al possibile contatto coi liquidi organici:

• Germi che si sviluppano sul cadavere
• Eventuali malattie infettive di cui le salme possono essere portatori
• Liquidi usati dal tanatoprattore.

• Considerare ogni salma come potenzialmente contagiosa.

• In Francia il trattamento non è autorizzato in caso di: colera, vaiolo (Poxvirus), carbonchio, febbre emorragica, peste, AIDS, epatite (eccetto la A), rabbia.

• Per la sola tanatoestetica i rischi sono minori:

• Uso molto ridotto di strumenti taglienti

• Non si usano i liquidi di conservazione

• Contatto col sangue molto ridotto

• Abituarsi ad adottare sempre e comunque tutte le adeguate misure di protezione

• I dispositivi di protezione individuali devono diventare una abitudine


• PROTEZIONI DA UTILIZZARE:

• CAMICE
• GREMBIULE MONOUSO
• GUANTI MONOUSO
• GUANTI ANTITAGLIO
• MASCHERA
• OCCHIALI
• PROTEZIONE SCARPE
• PROTEZIONE CAPELLI
• PROTEZIONE AVAMBRACCI

• Gli indumenti usa e getta devono essere smaltiti come rifiuti a rischio biologico.

• CAMICE:
• Indispensabile
• A manica lunga e con polsini stretti
• Deve essere lungo per proteggere anche le gambe.

• GREMBIULE MONOUSO:
• Di plastica sottile, è un ulteriore protezione impermeabile.

• GUANTI MONOUSO:
• Indispensabili, proteggono dal contatto con germi, liquidi e materiale proveniente dal cadavere ma anche dai liquidi disinfettanti.
• Vanno cambiati spesso, sono molto sottili, in lattice.
• Usarne almeno 2 contemporaneamente, in modo da essere protetti qualora se ne tagli uno.

• GUANTI ANTITAGLIO:
• Si usano soprattutto per le salme accidentate o autopsiate poiché il rischio di ferirsi è molto alto, non essendo impermeabili sopra si mettono i guanti monouso.
• Si perde molto la sensibilità.

• MASCHERA:
• Di tipo chirurgico protegge dall’inalazione di germi che possono essere veicolati dall’aria fuoriuscita dal defunto, durante le manipolazioni che comportano una compressione della gabbia toracica del defunto.

• OCCHIALI:
• Per proteggere gli occhi, con protezioni laterali contro le proiezioni dei liquidi che possono fuoriuscire e di quelli che inietta lui stesso.

• PROTEZIONE SCARPE:
• Si evita di veicolare eventuali rifiuti organici in altre stanze.

• PROTEZIONE CAPELLI:
• Utile quando si hanno i capelli lunghi che possono facilmente entrare in contatto con la salma.

• PROTEZIONE AVAMBRACCI:
• Non strettamente necessari, ulteriore protezione sopra il camice per le parti che sono più a contatto con il cadavere.

• Modo per indossare e togliere misure di protezione:

• Indossare le misure di protezione in un’altra stanza
• Indossare le misure di protezione prima di toccare il corpo

• Ordine indicativo:
• Camice – cappello – copriscarpe – manichette – mascherina – occhiali – grembiule usa e getta – guanti

• Ricordarsi sempre che tutto quello che si tocca dopo aver toccato il cadavere è da considerarsi potenzialmente contaminato e non deve essere toccato a mani nude prima di averlo disinfettato

• Una volta terminato intervento disinfettare il materiale con la divisa di protezione

• Ordine indicativo con cui ritirare misure di protezione:

• Grembiule monouso – guanti – occhiali – mascherina – cappello – copriscarpe

• Gettare il materiale monouso con i rifiuti pericolosi a rischio biologico

• Togliere il camice facendo attenzione a ripiegarlo verso l’interno

• Camice sottoposto ad un ammollo con candeggina prima del lavaggio

• Sono molto importanti le misure di igiene, sia del tanatoprattore stesso, che degli strumenti che utilizza.

• Lavarsi spesso le mani

• Non portare anelli braccialetti e collane

• Non toccarsi viso e capelli coi guanti

• Ogni strumento dovrebbe essere lavato e disinfettato dopo ogni intervento.

• Ammollo in un prodotto disinfettante una volta a settimana

• La pulizia degli strumenti consente un minor deterioramento dei medesimi, offre maggiori garanzie di sicurezza al tanatoprattore e permette di lavorare meglio.

• E’ molto importante dare una buona immagine: di serietà e professionalità.

• Lasciare sempre tutto pulito, ricordarsi di portar via i rifiuti in mancanza di eventuale accordo con le strutture in cui opera.

• Si ricorda di toccare sempre la salma con gli strumenti anche se si indossano i guanti.

• L’operatore si porta dietro tutto il necessario.

• Il materiale viene riposto in una valigia:

• Contiene prodotti da usare: le misure di protezione, vari strumenti come pinze, forbici, lamelle, bisturi, aghi, filo, creme, prodotti per il trucco…

• Programmare una scatola per raccogliere cotone, stracci sporchi, rifiuti solidi e liquidi, tutto quello che si è sporcato.


• STRUMENTI:


• GANCIO:
• Sollevare i tessuti.
• Rompere rigidità cadaverica palpebre.
• Il manico può essere utilizzato come leva per aprire la bocca chiusa dalla rigidità cadaverica.

• SEPARATORE (LAMELLA O SPATOLA) :
• Spalmare la cera.
• Aprire la bocca se è chiusa.
• Spostare la lingua.

• SEPARATORE MCDONALD:
• Stesse funzioni della spatola, permette un lavoro più fine.

• FORBICI:
• Tagliare i fili usati per le suture, ed eventuali bende presenti.
• Adattare le conchiglie alla dimensione degli occhi.

• PINZE ANATOMICHE:
• Infilare tamponi nella bocca, naso ed ano (grandi).
• Mettere le conchiglie negli occhi (piccole).
• Tenere i lembi di una ferita quando si cuce.
• Tenere ago e filo.
• Pulire le incisioni e le ferite con il cotone.
• Posizionare il cotone nelle ferite.
• Mettere il cotone al posto dei denti e per pulire la bocca.
• Pulire gli occhi e le narici con il cotone.

• AGHI:
• DRITTO: Per le suture.
• CURVO:
• Grande per legare la bocca.
• Piccolo per la sutura intradermica.
• SERPENTINO: Per le suture molto lunghe


• STRUMENTI PER LA TOILETTE:


• Rasoio
• Usato per radere il viso, la lametta deve essere in buono stato.

• Pettine o spazzola
• Permette di pettinare e acconciare i capelli.

• Spugna o guanto da toilette
• Pulizia del corpo.

• Spazzolini
• Pulizia delle unghie e della dentiera.

• Lima
• Sistemazione delle unghie.

• Asciugacapelli
• Asciugare i capelli.
• Riscaldare e ammorbidire la cera.

• Pennelli
• Pennelli usati per stendere il trucco: si distinguono pennelli sottili per applicare le creme colorate e pennelli per “cipria”, utilizzati per stendere la polvere sul viso.

• Fasce, bende, garze, cerotti
• Usati nel trattamento di ferite o piaghe molto estese.

• Cotone
• Pulire alcune parti del viso come bocca, occhi e narici.
• Pulire le ferite.
• Tamponare gli orifizi naturali.
• Assorbire e tamponare le perdite di liquidi.
• Ricostituire volume denti se mancanti.

• Sapone liquido
• Pulire la salma.

• Tovaglie di carta
• Asciugare il corpo e coprire le parti intime.

• Polvere assorbente
• Polvere con grande potere assorbente. Si può mettere sul cotone per tamponare gli orifizi e nelle ferite per asciugarle prima della sutura.

• Filo
• Generalmente è usato il filo di lino sufficientemente solido.
• Per le suture del volto è preferibile usare il filo chirurgico che permette di ottenere suture più fini e discrete.

• Copri-occhi
• Conchiglie di plastica semisferica la cui superficie presenta dei rilievi per aderire meglio, da inserire sotto le palpebre per mantenere la rotondità dell’occhio; può essere necessario tagliarle.

• Crema “reidratante” (tipo vaselina)
• Crema usata per creare una pellicola sulla pelle in grado di limitare la disidratazione.
• La sua viscosità inoltre permette di mantenere le palpebre sopra i copri-occhi e il cotone sotto le gengive.

• Crema per massaggio o idratante (tipo nivea)
• Crema usata per manipolare più agevolmente la salma ed evitare di sciupare la pelle. Potrà anche essere usata come base per il trucco.

• Creme colorate e fondotinta
• Nascondere le macchie della pelle e per attenuare il pallore del volto e delle labbra. Possono essere applicate direttamente sulla pelle o dopo aver usato una crema di base.

• Polvere per il trucco
• Unificare il colore della pelle ed attenuare i riflessi e la brillantezza delle creme utilizzate.

• Prodotti disinfettanti
• Prodotti usati per la disinfezione della salma, degli strumenti e del tanatoprattore stesso.

• Cera
• Viene stesa sopra le suture per renderle meno visibili.

• Collodio
• E’ distribuito sopra le suture per renderle stagne.

• Colla ciano-acrilica
• Chiudere i lembi delle ferite nelle suture intradermiche.

• Crema da barba
• Deve sempre essere usata per ammorbidire la pelle prima della rasatura, limita le lesioni e la disidratazione.

• Shampoo
• Lavare i capelli, a domicilio, è preferibile usare quello a secco.

• Gesso
• Usato nel trattamento di cadaveri accidentati per la ricostruzione di parti mancanti.

• MATERIALI NON SPECIFICI:
• Spugne per toilette, spazzolini per pulire, bende, cerotti, garze, fasciature, pettine, spazzole, asciugacapelli, rasoi, schiuma da barba, crema per massaggi, crema idratante, colla, shampoo, lime per unghie, cotone, carta assorbente, pennelli per il trucco, trucchi, sapone, filo, teli di plastica, dispositivi di protezione individuali.

• PRODOTTI SPECIFICI:
• Polvere assorbente
• Conchiglie occhi
• Cera
• Prodotti disinfettanti:
• Per strumenti, per la salma, per l’operatore

• Programmare una scatola per portare via i rifiuti: cotone, stracci sporchi, rifiuti solidi tutto quello che si è sporcato.


• Per la TOILETTE MORTUARIA in Francia non serve autorizzazione, consiste:
• Preparazione del tanatoprattore e degli strumenti
• Identificazione salma
• Osservazione salma
• Rottura rigidità cadaverica e svestizione della salma
• Disinfezione degli orifizi naturali
• Pulizia della salma
• Tamponatura orifizi naturali
• Preparazione del viso:
• Mettere copriocchi
• Chiusura bocca
• Vestizione, cosmesi, sistemazione salma
• Mettere in ordine il materiale

• Quando la salma viene truccata è bene avvertire la famiglia di non toccarla troppo per non portare via il trucco.

• LA CRONOLOGIA DELLA TOILETTE:

• 1. I VESTITI DI PROTEZIONE

• L’operatore apre la valigetta che contiene gli strumenti ed i prodotti che utilizzerà.

• Si infila il camice, il grembiule ed i guanti. I guanti dovranno ricoprire i polsi del camice, si potranno utilizzare dei copri-maniche monouso.

• Se necessario si procura una maschera chirurgica, un cappellino e dei sovra-scarpe.

• 2. PREPARAZIONE DEGLI STRUMENTI E DEI PRODOTTI

• L’operatore prepara gli strumenti di cui avrà bisogno: gancio, pinze, aghi, pettine, spazzole, lime per unghie, cotone, filo, copri-occhi, prodotti cosmetici, sacco per raccogliere i rifiuti.

• 3.IDENTIFICARE LA SALMA.

Non procedere se non si è certi dell’identità.


• 4.OSSERVAZIONE DELLA SALMA essenziale per calibrare il trattamento.

• Taglia e corporatura
• Stato cadavere
• Disidratazione
• Estensione ipostasi e altre colorazioni
• Presenza di piaghe e ferite
• Rigidità cadaverica

• Quando si maneggia il cadavere imparare ad usare correttamente gli strumenti e a toccarlo il meno possibile con le mani


• 5.ROTTURA DELLA RIGIDITA’ CADAVERICA E SVESTIZIONE DELLA SALMA.

• Svestire cadavere, restituire vestiti alla famiglia, ritirare eventuali pannoloni, fare attenzione a non sporcare i vestiti specialmente se sono i vestiti che dovranno servire per rivestire il defunto.
• Nessun pericolo di rompere le ossa, attenzione a non disarticolarle.
• Rompere anche la rigidità della testa: collo, guance, occhi:
• La rigidità del collo si rompe facendolo ruotare a destra e sinistra.
• Dovrà anche essere rotta la rigidità di mandibola e mascella. Se la rigidità mantiene la bocca chiusa, potrà aiutarsi con il manico del gancio per far leva sulla mandibola. Attenzione a non appoggiarsi sugli incisivi, che possono rompersi molto facilmente, ma piuttosto sui molari. Si potrà aiutare massaggiando le guance.
• La rigidità a livello delle palpebre si può rompere facilmente facendo passare delicatamente il gancio sotto le palpebre.
• Rompere anche la rigidità a livello della dita.

• Attenzione: l’operatore avrà cura di posizionare il corpo in modo che la parte superiore del torace e la testa siano sollevati rispetto al resto del corpo e così limitare la formazione della lividità a livello del viso. Questo assetto deve essere mantenuto per tutta la durata della toilette.

• 6. DISINFEZIONE ORIFIZI NATURALI.

• Si usa uno spray o del cotone imbevuto del prodotto disinfettante, lasciare tempo al prodotto di agire (circa 10-15 minuti).
• Insistere a livello orifizi naturali e di piaghe o ferite dove si annidano maggiormente batteri e larve di mosche
• Disinfettare tutto il corpo

• C’è una certa elasticità fra la cronologia di queste prime fasi l’importante è toccare sempre il cadavere dopo aver indossato le misure di protezione individuali e dopo averlo disinfettato.

• Controllare se c’è un pace-maker, in Francia viene sempre tolto (in Italia solo in caso di cremazione).

• 7. PULIZIA DELLA SALMA.

• Prima di lavare prestare particolare cura a ritirare il materiale fuoriuscito dagli orifizi naturali:
• Zona urogenitale: premere sull’addome per far uscire le feci
• Zona oro-nasale: girare la salma di fianco per facilitare fuoriuscita eventuali liquidi o rigurgiti dalla bocca

• Si usa sapone ed acqua ed una spugna.

• Non dimenticare le unghie di mani e piedi e lo spazio tra le dita.

• Fare lo shampoo e la barba: usare sempre la schiuma da barba ed un rasoio che taglia bene, mettere crema reidratante dopo aver fatto la barba

• Lavare accuratamente la bocca, i denti, eventuali protesi
• Lavare le narici con cotone imbevuto di disinfettante
• Lavare gli occhi con le pinze ed il cotone aiutandosi con il gancio

• Asciugare la salma con il cotone, coprire i genitali con l’ovatta.
• Tenere sempre la testa sollevata tramite un poggia testa in modo che vi si accumuli meno sangue possibile.


• 8. TAMPONARE ORIFIZI NATURALI

• Tamponare orifizi naturali per evitare la fuoriuscita di qualsiasi fluido corporeo dei medesimi

• Con l’aiuto di una pinza anatomica l’operatore introdurrà delle strisce di cotone negli orifizi naturali. Se utilizza il cotone idrofilo aggiungerà la polvere assorbente.

Il tampone deve essere inserito in un lume stretto per funzionare.

• Tamponatura ano:

• Con le pinze inseriamo tamponi di cotone nell’ano.

• Metterne in abbondanza.


• Tamponatura orifizio oro-nasale:

• Passando dal naso si arriva nella trachea, passando dalla bocca si arriva nell’esofago.

• Importante che il cotone non si veda esternamente e che non si abbiano rigonfiamenti.

• Per tamponare la gola, passare dalla bocca, il gancio aiuta a mantenere la lingua contro il pavimento della bocca, mentre con la pinza si infila il cotone nella gola.

• Inserire le pinze perpendicolari al naso e spingere fino in fondo per arrivare in trachea.

• Seguire le vie anatomiche

• Si può aggiungere la polvere assorbente.



• 9. PREPARAZIONE DEL VISO.

• A. Sistemare i lineamenti del volto

• B. Mettere i copriocchi:

• Essenziale per mantenere rotondità occhio

• Utilizzare pinze piccole

• Adattare i copriocchi alla dimensione occhio tagliandoli con le forbici se necessario

• Sollevare col gancio la palpebra superiore, mettere il copriocchi, riporre la palpebra sup., sollevare con il gancio la palpebra inf. per posizionarla sopra il copri-occhi che sarà completamente ricoperto dalle palpebre; sistemare le palpebre in modo naturale (la superiore appoggia sull’inferiore. Attenzione a non farle sovrapporre).

• Mettere sempre crema reidratante sui copriocchi

• C. Chiusura bocca:

• Legatura con ago e filo:

• Con l’aiuto di un ago curvo grande si infilano circa 30-40 centimetri di filo.

• L’operatore passa l’ago sotto la lingua, dietro i denti (gengive), buca il pavimento e fuoriesce sotto il mento. Ripassa l’ago nello stesso punto e lo dirige in modo da passare davanti alla mandibola e uscire davanti ai denti inferiori, tra il labbro e la gengiva. E’ necessario far scorrere il filo in modo da liberarlo dalla carne. Quando si tira il filo non si deve vedere nessuna depressione sotto il mento. (Se così non avviene è preferibile ritirare il filo e ricominciare l’operazione).

• In alternativa bucare la pelle sotto il mento per bucare il pavimento della bocca ed entrare col filo nella bocca, sfilare l’ago, reinfilarlo dal lato opposto, rientrare nello stesso buco e poi come sopra

• L’operatore dirige l’ago davanti ai denti (o alle gengive) verso l’alto, sotto il labbro superiore, in modo da uscire dentro la narice.
• L’ago viene poi fatto passare dentro la narice per attraversare il setto nasale (costituito da cartilagine, che si perfora facilmente con l’ago) e riuscire dentro l’altra narice.

• L’ago adesso viene fatto passare dentro la seconda narice ma in direzione della bocca per riuscire fra il labbro superiore e la gengiva.

• Si tira l’ago in modo da liberare il filo.

• Si mette in posizione la protesi dentaria se presente.

• Non resta che annodare i due pezzi di filo che sporgono dalla bocca, in modo da avvicinare la mascella e la mandibola fra loro.

• Non è conveniente tirare troppo i fili per evitare di dare alla bocca un aspetto forzato e poco naturale.

• L’operatore taglia il filo in eccesso (ma senza andare troppo radente il nodo) e nasconde il filo tra i denti.
• Se i denti non sono presenti e neppure la protesi dentaria, l’operatore con l’aiuto di una striscia di cotone rimpiazza i denti mancanti fornendo così il sostegno alle labbra.

• L’operatore infine posiziona le labbra in modo naturale, rispettando i tratti del viso del defunto: come regola generale il labbro superiore riposa sopra l’inferiore.

• Si mette un piccolo strato di crema reidratante sulle labbra per limitare la disidratazione delle mucose che sono state strofinate dagli strumenti. La viscosità della crema reidratante facilita anche il mantenimento delle labbra in posizione.

• Legatura alternativa dall’interno:

• Aprire le labbra, far passare il filo nello spessore del labbro inferiore due volte per assicurare la presa

• Direzionare l’ago verso il labbro superiore in modo da sbucare nella narice e continuare come precedentemente descritto

• Metodo alternativo dei chiodi:

• Molto usato in america, si sparano due chiodi negli alveoli dentari

• Annodare il filo di ferro che è collegato ai due chiodi

• Uso della colla:

• Non è un buon metodo perché il peso della mandibola deformerà con il passare delle ore l’aspetto della bocca

• L’unica possibilità è di mettere la colla sui denti mai sulle labbra


• Tutte le parti del viso sfregate dagli strumenti devono essere cosparse con la crema reidratante, anche il punto di uscita sotto il mento.


• 10. PREPARAZIONE DELLE MANI.

• Controllare la pulizia delle mani, in particolare delle unghie


• 11. LE PIAGHE E LE PROTESI

• Potrà essere possibile trovare sul corpo di un defunto delle piaghe conseguenti alla morte o a trattamenti terapeutici, vanno tolte garze e cerotti, controllare cosa c’è sotto.

• I punti di perfusione: sono quei punti nei quali sono inserite le siringhe per effettuare iniezioni o prelievi (principalmente di sangue). Si potrà avere un rischio di fuoriuscite da questi orifizi durante la manipolazione del cadavere, fare una legatura con ago e filo.

• L’Ano artificiale: si tratta di una tasca di materiale plastico situato a livello dell’addome e collegato direttamente con l’intestino.

• La sonda urinaria: tubo introdotto nella vescica attraverso le vie urinarie.

• Si eviterà di ritirare l’ano artificiale o la sonda urinaria eccetto in caso di fuoriuscite e si procederà a rinforzare la loro fissazione.

• Le Incisioni: generalmente sono una conseguenza di un intervento chirurgico, sono normalmente suturate o graffettate ma la cicatrizzazione può non essere stata sufficiente e le incisioni possono causare la perdita di liquidi si procede allora facendo una sutura stretta sopra quella chirurgica. Se la sutura originale è sufficientemente stretta e stagna non viene toccata.

• Le ferite: a volte sono proprio quelle che hanno provocato la morte (morte violenta o accidentale).

• Come regola generale conviene suturarle con ago e filo.

• Lavare e disinfettare piaghe e ferite mettere al loro interno della polvere assorbente, e poi suturare.

• Se non è possibile suturare utilizzare bende pulite.


• 12. VESTIZIONE, COSMESI, SISTEMAZIONE FINALE DELLA SALMA.

• Asciugare i capelli e fare la barba se ancora non è stato fatto

• Rispettare le richieste della famiglia

• Mettere tutti gli abiti che sono forniti

• Iniziare dalla biancheria intima

• Se i vestiti sono troppo stretti ma la famiglia desidera che siano quelli è bene avvertirli dell’inconveniente e chiedere se vogliono sostituirli oppure se acconsentono a tagliarli dietro

• Spesso si rende necessario tagliare il colletto della camicia. In questo caso basta fare un piccolo taglietto, senza dover informare la famiglia.

• Trucco: Va fatto dopo la vestizione


• Scopo: riequilibrare i colori - ridare un colore naturale al viso.

• Non essendoci circolazione il viso del morto è bianchissimo, il lavoro cosmetico è essenziale per ripristinare i colori naturali, non deve essere visibile, deve rendere il volto naturale ma come se non ci fosse, attenuare l’aspetto pallido e spento

• Il defunto deve avere l’aspetto di una persona che dorme, non si deve vedere che è stato fatto un lavoro cosmetico

• Se la famiglia non è tuttavia pronta a questo aspetto “sereno” il trucco può essere tolto con una salvietta imbevuta di latte detergente o crema da massaggio

• Ricordarsi di coprire i vestiti con la carta per non sporcarli

• Prima di stendere il trucco la pelle deve essere trattata con un po’ di crema idratante (tipo crema nivea) stando attenti ad eliminare il surplus con l’aiuto di un fazzoletto di carta. Questo film servirà come base per stendere i colori.

• Si usano i prodotti per il teatro, molto coprenti.

• Si usa una tonalità poco più scura del colore naturale della pelle.

• Applicazione colore:

• Viene messo sui 5 punti chiave:

• Fronte, mento, guance, naso, da questi punti si espande a raggiera sfumando man mano che ci si allontana, lavorare gradualmente.

• Sotto occhi, naso, labbra si può usare una tonalità più scura per creare delle zone d’ombra

• La base del maquillage si applica con delle spugnette, molto comode per l’applicazione delle basi del maquillage in quanto permettono di raggiungere con facilità tutte le pieghe naturali del volto. Si consigliano spugnette a forma ellittica per la comodità del loro utilizzo. Si può anche usare un pennello.

• Fare specialmente attenzione alla zona di crescita dei capelli, alle pinne del naso, agli orecchi e alla zona del contorno occhi.

• La base di maquillage deve essere stesa in modo uniforme e senza strisciare la spugnetta. Impregniamo le spugnette con piccole quantità di prodotto, si applicherà dando piccoli colpetti sul viso e sulle zone da trattare per favorire la penetrazione del prodotto. Se non facciamo in questo modo potremo ottenere un maquillage imperfetto, con macchie o aree senza il trucco.

• Esistono molte varietà di basi di maquillage. Si diversificano per la loro consistenza: grasse, fluide, compatte, spumose ecc.

• Si può mettere un po’ di rossetto più crema da massaggio sugli zigomi, mento e fronte

• Sopra si mette della polvere neutra (tipo cipria), per attenuare i riflessi (opacizzare), e unificare il colore, viene data con il pennello o con l’apposito distributore.

• Togliere la cipria in eccesso.

• Nascondere le macchie:


• Per coprire le macchie, es. lividi, macchie da disidratazione, ittero, dobbiamo usare i colori complementari che neutralizzano:

• GIALLO VIOLA
• ROSSO VERDE
• BLU ARANCIO

• Esempio: dopo aver messo un po’ di crea idratante, se la macchia è viola si mette del giallo, poi si mette la base normale e in ultimo la cipria.

• Si stenderà con un pennello della grandezza adeguata alla zona da trattare. Ci aiuteremo con la spatola per ammorbidire il prodotto, per ottenere un miglior mescolamento delle tonalità ed anche una maggior cremosità del prodotto che ci aiuterà a stenderlo con maggior facilità.

• Si utilizzeranno quantità molto piccole e si lavorerà in una zona determinata, estendendola e sfumandola ai bordi.

• Una volta che il correttore è applicato sulla zona da correggere, ripassiamo con la spugnetta usata per la base del maquillage, in modo da sfumare il colore ai bordi. Successivamente applicheremo la polvere (tipo cipria) per fissare il prodotto e, sopra questa applicheremo la base di maquillage utilizzata per trattare il resto del volto e le altre zone truccate.

• La cipria si applicherà con un piumino, un pennello o anche con il cotone, dando leggeri colpi sulla pelle per consentire alla polvere di penetrare nel maquillage. Con un pennello toglieremo la polvere in eccesso.

• La polvere di rifinitura consente di ottenere un aspetto vellutato ed una opacizzazione della pelle, eliminando la brillantezza del maquillage, il viso potrà avere un aspetto molto naturale.

• Sarà utile se una parte del viso ha ricevuto un eccesso di colore.

• MAQUILLAGE DEGLI OCCHI

• Il maquillage degli occhi sarà sempre molto discreto o nullo, non dobbiamo dimenticare che siamo davanti ad un defunto.

• Esistono sul mercato una grande varietà di ombretti per occhi. Noi utilizzeremo in genere tre tonalità: marrone, beige e bianco, sempre opachi. (Useremo prodotti brillanti solo se ci vengono consegnati dalla famiglia). Con questi tre colori potremo realizzare ogni tipo di combinazione, utilizzandoli con maggiore o minore intensità a seconda del caso.

• Il bianco e il beige si usano sempre per rialzare e ringiovanire le palpebre. La sua applicazione sarà effettuata sotto le sopracciglia verso la parte esterna (punto di luce).

• La tonalità marrone si applicherà nella “mandorla” della palpebra (palpebra superiore chiusa).

• Talvolta per truccare gli occhi potremo usare la base di maquillage con i toni adatti.

• SOPRACCIGLIA E CIGLIA

• Una volta terminato il trucco si procederà a spazzolare le sopracciglia e le ciglia, per eliminare i resti del maquillage che vi possono aver aderito.

• In alcuni casi può essere necessario ritoccare la forma delle sopracciglia, o perfino ridisegnarle, quando non sono presenti in seguito ad un qualche taglio, ematoma, imperfezione, o trattamento chemioterapico. Per questo scopo si userà una matita marrone o nera.

• Sarà sempre conveniente avere a disposizione una foto del defunto, per non alterare la sua fisionomia.

• LE LABBRA

• Saranno l’ultima parte del viso da truccare, dovremo avere una particolare attenzione nel disegnarne il contorno, in modo da non oltrepassare i limiti naturali delle medesime, e il limite del buon gusto. Non dobbiamo mai dimenticarci che siamo davanti ad un cadavere.

• Utilizzeremo rossetti o creme per labbra del colore adeguato in genere rosso scuro con una punta di bruno. Useremo sempre toni naturali senza brillantezza, e li applicheremo preferibilmente con un pennello labiale (n° 5). Prenderemo una piccola quantità di crema o di rossetto con il pennello, al quale potremo unire della crema idratante, la depositeremo sopra una spatola di plastica o sopra il guanto. Con il pennello procederemo a riscaldare il prodotto in modo che la sua applicazione sia più uniforme e comoda.

• Alla fine useremo un fazzoletto di carta che premeremo in maniera uniforme sulle labbra, per togliere il possibile eccesso di prodotto che potremo aver messo, e poi sfumiamo le labbra.

• Termineremo applicando la polvere translucida.

• MAQUILLAGE NELL’UOMO

• In genere non si da molta enfasi e importanza al maquillage degli uomini, probabilmente perché con le donne si ottengono risultati migliori, e i piccoli eccessi di maquillage, negli uomini, sono molto più spiacevoli.

• Con una applicazione giudiziosa dei trucchi potremo accentuare o mettere meno in evidenza le aree facciali.

• Per prima cosa bisognerà fare perfettamente la barba.

• Si utilizzeranno polveri translucide con maggior intensità che nelle donne, per eliminare la brillantezza, quello che dobbiamo ottenere con il maquillage degli uomini è un effetto molto leggero.

• PULIZIA DELLA BARBA E DEI BAFFI

• Negli uomini bisognerà fare attenzione ai residui del trucco che possono aderire alla barba e ai baffi. Con l’aiuto di cotone impregnato di alcool togliamo questi residui, con estrema attenzione per non rovinare il maquillage fatto.

• Nel momento in cui andiamo a pulire barba, baffi o sopracciglia portiamo allo scoperto la tonalità originale che presentava il defunto, che è visibile sotto i peli, non potendo applicare la base di maquillage senza macchiare nuovamente i peli. Per poter mascherare il colore visibile sotto i peli utilizzeremo una matita del colore adatto.


• Altre parti che devono essere oggetto di un lavoro cosmetico oltre al volto:

• Mani – Collo e Decoltè – Orecchie

• Si procede come per il volto:

• Crema per massaggio, colore teatrale , cipria

• Cercare di ottenere un colore sempre uguale

• Se sono presenti delle macchie si applicherà la crema per massaggio come base, il colore complementare per neutralizzare le macchie, poi quello neutro ed infine la cipria

• Attenzione a non macchiare i vestiti

• In particolare per quanto riguarda le mani se sono esposte alla vista dei familiari e amici, si farà particolare attenzione alla loro pulizia, potendo utilizzare per questo scopo gli strumenti abitualmente usati per effettuare la manicure.

• Elimineremo tutti i residui di sangue, e di sostanze che possono averle macchiate. Dopo applicheremo con un pennello la base di maquillage adatta ad ogni caso, con lo scopo di nascondere ogni possibile alterazione di colore delle unghie.

• In nessun caso utilizzeremo gli smalti per unghie presenti abitualmente sul mercato, per il loro eccesso di brillantezza ed effetto madreperlaceo, non ci farebbero raggiungere un risultato ottimale; a meno che, chiaramente, la defunta non fosse solita dipingersi le unghie, in questo caso chiederemo alla famiglia di poter avere lo smalto della defunta.


• Occorre tenere conto della luce in cui avverrà l’esposizione, per evitare che il lavoro cosmetico risulti scioccante.

• Il tipo di luce infatti influenza l’effetto del riequilibrio dei colori, diversità fra luce calda e luce fredda.

• Se possibile lavorare con le medesime condizioni di luce.

• Avvertire la famiglia di non cambiare la luce.

• Avvertire la famiglia di non toccare troppo il defunto per non portare via il trucco.

• Dopo il trucco si sistemano i capelli:

• Acconciarli con pettine e spazzola seguendo le pieghe naturali o osservando una foto recente, eventualmente fissare con la lacca o gel

• In alternativa mettere la parrucca, fare attenzione a posizionarla correttamente, infilarla prima sulla fronte, fissarla con pinze per capelli o con lo scotch double-face

• Pettinare e spazzolare la parrucca

• In ultimo si mettono gli accessori (cravatte, gioielli, sciarpe, foulard, cappelli, occhiali) usare sistemi di fissaggio non definitivi.
• Mettere i gioielli solo in presenza della famiglia.

• La presentazione della salma dipende dagli usi e costumi locali.

• Adattarsi e rispettare le usanze locali

• La salma di solito riposa distesa nella bara o in una apposito letto di presentazione

• Le mani di solito sono distese lungo i fianchi, ma possono anche essere intrecciate al petto, generalmente si chiede alla famiglia.

• Una volta finito è opportuno allontanarsi, e poi voltarsi di nuovo verso la salma per meglio vedere l’effetto.


• 13. RIMETTERE IN ORDINE IL MATERIALE.

• Tutti i rifiuti vanno recuperati e devono essere trattati come RIFIUTI A RISCHIO BIOLOGICO, devono essere smaltiti da un apposito centro, lo smaltimento ha un certo costo.

• I pezzi di cotone, i pezzi di filo, i fazzoletti di carta sono raggruppati in un sacchetto di plastica, nel quale si metterà anche il grembiule monouso, gli altri accessori di protezione monouso come i guanti, prima di chiuderlo ermeticamente.

• Mettere via tutti gli strumenti, lasciare tutto pulito.

• Gli strumenti utilizzati sono puliti con cotone imbevuto di un prodotto disinfettante (alcool a 70° per esempio) prima di essere messi via.


• 14. TOGLIERE LE MISURE DI PROTEZIONE

• Togliere le misure di protezione come precedentemente descritto


• La durata del trattamento varia a seconda della salma, nei casi standard è circa 15-20 minuti.

• E’ possibile fare un trattamento di ricostruzione, possiamo usare cera, gesso, colla tipo attack per le piccole suture, filo chirurgico.

• Sui carbonizzati, sugli affogati e quelli stati molto in acqua si può fare molto poco.


• COME PULIRE GLI STRUMENTI PER IL TRUCCO

• Piumini e spugnette: Lavarli a mano una volta alla settimana con acqua e sapone o shampoo. Poi versare un po’ di ammorbidente per peli e sciacquare bene con acqua.

• Pennelli: Quelli che sono usati per applicare i prodotti con una tessitura cremosa (correttori, ombretti,..) devono essere puliti ogni giorno con lo struccante. Quelli che servono per applicare prodotti con tessitura a polvere, devono essere lavati una volta alla settimana.


• Casi particolari:

• Rispettare tutte le fedi e religioni e le richieste della famiglia
• Riti asiatici:
• Spesso chiedono che siano fatti indossare al defunto più abiti e che siano infilati vari oggetti nelle tasche

• Riti islamici:
• Intervenire prima della toilette rituale
• Non vestire la salma e non effettuare lavoro cosmetico

• Riti israeliani:
• Intervenire prima della toilette rituale
• Non vestire la salma e non effettuare lavoro cosmetico

• ITTERO

• Quando la concentrazione dei pigmenti biliari (bilirubina) nel sangue supera un certo valore (2mg/100ml) i pigmenti si depositano nei tessuti che assumono un colorito giallo detto ittero.

• Si accompagna molto spesso all’ascite (addome rigonfio e molle)

• Lavoro cosmetico notevole: trattare tutte le zone visibili.

• Base viola per attenuare il giallo e sopra crema color carne

• Controllare illuminazione (luce calda attenuerà il giallo)

• Scegliere vestiti adatti (evitare colori che fanno risaltare il giallo)


• EDEMA

• Condizione in cui è presente un quantità di liquido superiore alla norma negli spazi interstiziali dei tessuti: rigonfiamento degli organi e regioni interessate, (Cause: blocco circolazione linfatica, aumentata permeabilità capillari, pressione nei capillari troppo elevata).

• In genere interessa gli arti inferiori

• Presenza di vesciche in grado di rompersi facilmente, probabili gocciolamenti

• Maneggiare con estrema cautela

• Cercare di ritirare più liquidi possibile eventualmente con siringhe

• Usare polvere assorbente


• ENFISEMA

• Dopo la morte i batteri anaerobi producono gas, il corpo tende a gonfiarsi, la cute tesa ogni oltre limite inizia a distaccarsi e a lacerarsi.

• Il gas si accumula da prima nell’addome che appare gonfio e teso, fino ad invadere tutti i tessuti. (generalmente inizia 5-6 giorni dopo la morte).

• Bisogna fare attenzione perché la pelle è molto fragile, non si riescono a fare suture.

• Inoltre le alterazioni subite dai tessuti sono irreversibili

• NON SI PUO’ RAGGIUNGERE UN RISULTATO ESTETICO DI PRESENTAZIONE.

• Il lavoro cosmetico è inutile, non si può far niente al massimo mettere una base rossa per attenuare la colorazione verde.

• BAMBINI:


• BAMBINI DI ETÀ INFERIORE AI 5 ANNI

• Di solito non si fa la legatura della bocca e non si mettono i copriocchi (al massimo un po’ di ovatta).

• Lavoro cosmetico ridotto

• Mettere crema reidratante elevata disidratazione


• BAMBINI DI ETÀ SUPERIORE AI 5 ANNI (DIPENDE DALLA COSTITUZIONE)

• Si lavora più o meno come per gli adulti
 
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