PROCEDURE NEL TRATTAMENTO DI SALME E CADAVERI: TANATOPRASSI E TANATOESTETICA
PANORAMICA STORICA
• Atteggiamento dell’uomo nei confronti della morte:
• L’uomo è l’unico essere vivente ad avere la consapevolezza della morte.
• L’essere razionale per eccellenza è incapace di considerare i cadaveri come dei semplici resti biologici
• L’uomo fin dagli albori della società si è rifiutato di abbandonare i corpi dei propri simili senza un congedo socialmente organizzato e un qualche tipo di rito.
• Le tracce delle più antiche pratiche funerarie risalgono al Paleolitico medio (circa 35.000 anni fa).
• Posti davanti alla sfida radicale rappresentata dalla dissoluzione e dalla scomparsa del corpo, gli esseri umani hanno escogitato una serie di risposte culturali:
EVITAZIONE:
· cremazione: evitamento della putrefazione.
· cannibalismo funebre: corpo come tomba del defunto.
· OCCULTAMENTO:
• Varie forme di sepoltura: terra, acqua, alberi, sabbia, marmo, paludi, grotte e cavità naturali.
· ACCELERAZIONE:
• Esposizione del cadavere alla furia degli agenti atmosferici o di uccelli e altri animali carnivori.
• ARRESTO DEI PROCESSI DI DECOMPOSIZIONE:
· Imbalsamazione
· Criogenazione
CREMAZIONE:
• La cremazione non è mai praticata come una forma di violenza o di “smaltimento” dei cadaveri ma come un atto di pietà con cui si evita la putrefazione, ricavando dal corpo dei resti stabilizzati che divengono oggetto di culto e di attenzione rituale.
CANNIBALISMO FUNEBRE:
• Per la maggior parte delle culture che lo praticavano mangiare i defunti era il modo più rispettoso di trattare i corpi morti: l’idea di seppellirli nella terra “fredda” ed “umida”, appariva loro alquanto barbaro poiché equivaleva a darli in pasto agli animali del sottosuolo.
• In genere i cadaveri venivano sostanzialmente cremati e solo alcune parti, ormai quasi incenerite, venivano realmente ingerite. Molto spesso è un gesto simbolico.
• Coloro che rimangono diventano le tombe degli avi.
SEPOLTURA:
• Esistono svariati luoghi in cui avviene la sepoltura:
• terra (prevalente nella società occidentale)
• acqua, alberi, sabbia, marmo, paludi, grotte e cavità naturali.
• Ci sono società che praticano sepolture doppie o molteplici. Trascorso un congruo periodo, i resti possono essere recuperati per essere poi nuovamente sepolti.
ACCELERAZIONE DECOMPOSIZIONE:
• Esposizione dei cadaveri alla furia degli agenti atmosferici o di uccelli e altri animali carnivori.
• I resti venivano poi recuperati per dare loro una sistemazione definitiva.
ARRESTO DEI PROCESSI DI DECOMPOSIZIONE:
• Imbalsamazione (a lungo termine)
• Moderna tanatoprassi (temporanea)
• Criogenazione (congelamento al momento della morte a temperature bassissime nella speranza che un giorno la scienza possa riportarli in vita)
• Negare ogni cura ai corpi è una realtà diffusa nelle guerre di “pulizia etnica” e genocidi:
• Pratica punitiva messa in atto nei confronti di corpi ritenuti particolarmente minacciosi ed estranei alla società in questione.
• I corpi sono intenzionalmente trattati come un rifiuto.
• IMBALSAMAZIONE E MUMMIFICAZIONE
• Sebbene i due termini siano usati indifferentemente in realtà nella lingua italiana c’è una sostanziale differenza.
• Se il corpo si è conservato naturalmente, senza l’intervento umano e senza alcuna manipolazione, questo corpo è MUMMIFICATO.
• Se un corpo è stato sottoposto artificialmente a pratiche chimico/fisiche che ne impediscono la decomposizione si parla di IMBALSAMAZIONE.
• In un individuo adulto circa il 70% del corpo è costituito da acqua.
• Affinché non si inneschi il processo putrefattivo, occorre che il corpo sia privato dell’acqua.
• L’assenza di acqua è incompatibile con ogni forma di vita, anche con quella dei microrganismi responsabili della putrefazione.
• La sostanza organica si può conservare attraverso:
• CALORE
• AFFUMICAZIONE
• FREDDO
• CORIFICAZIONE
• SAPONIFICAZIONE
• SOSTANZE CHIMICHE
• CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA DI GAS INERTE (gen. Azoto) opportunamente umidificato
• BOMBARDAMENTO CON RADIAZIONI IONIZZANTI
• CALORE:
• il caldo può conservare un cadavere solo perché permette di eliminare l’acqua.
• AFFUMICAZIONE:
• il fumo di legna produce due azioni: una fisica di essiccamento dovuto al calore; ed una chimica dovuta al fenolo e ad altre sostanze antisettiche da esso derivate che facilitano la sterilizzazione.
• FREDDO:
• con il congelamento si ottiene una sospensione dell’attività dei microrganismi e degli enzimi autolitici; cessato l’apporto di freddo, cessa anche la conservazione della sostanza organica.
• CORIFICAZIONE:
• è il processo di concia naturale: un corpo immerso in acqua fredda ricca di sostanze tanniche (presente ad esempio nella corteccia di numerose piante come la quercia), assume la consistenza del cuoio, diventando imputrescibile. Si verifica anche nei corpi deposti in casse di zinco chiuse ermeticamente.
• SAPONIFICAZIONE:
• l’idrolisi rapida dei trigliceridi che si trovano nel pannicolo adiposo sottocutaneo, produce grandi quantità di saponi ed acidi grassi che vanno a rivestire il cadavere costituendo una barriera per i microrganismi,
• avviene in cadaveri sepolti in terreni umidi, in acquitrini e a volte anche in acqua.
• SOSTANZE CHIMICHE:
• naturali o sintetiche hanno un’azione inibente nei confronti dei microrganismi,
• es. cloruro di sodio (sale da cucina), zucchero, olio, aceto, miele, alcol, antibiotici, solo per citarne alcune.
• CONSERVAZIONE IN ATMOSFERA DI GAS INERTE (gen. Azoto) opportunamente umidificato –
• BOMBARDAMENTO CON RADIAZIONI IONIZZANTI:
• metodi utilizzati per la conservazione delle mummie nei musei.
• MUMMIFICAZIONE:
Mummie naturali si trovano quasi in ogni parte del mondo
• La mummificazione è un processo spontaneo
• Vi può essere soggetto ogni individuo, indipendentemente dall’età, dal sesso e dalla condizione sociale
• dipende esclusivamente dal verificarsi di particolari condizioni chimico-fisiche del luogo di inumazione
ESISTONO TRE AMBIENTI PARTICOLARMENTE FAVOREVOLI ALLA MUMMIFICAZIONE:
1) DESERTO CALDO E FREDDO.
2) AMBIENTE MOLTO FREDDO, SECCO E AREATO TIPICO DELLE ALTE LATITUDINI O DELLE CIME DELLE MONTAGNE PIÙ ELEVATE.
3) AMBIENTE PALUSTRE IN ZONE FREDDE.
• DESERTO CALDO E FREDDO
• La temperatura ambientale ritarda o blocca completamente l’attività microbica.
• L’aria secca che penetra nelle sepolture grazie all’incoerenza della sabbia, disidrata i tessuti.
• Si conservano discretamente anche gli organi interni eccetto il cervello.
• Alla buona conservazione dei corpi contribuiscono anche i sali minerali presenti in gran quantità nei terreni sabbiosi.
• EGITTO
• CILE
• PERU’
• STATI UNITI
• MESSICO
• CINA
• AMBIENTE FREDDO, SECCO ED AREATO
• La bassa temperatura ritarda il processo di decomposizione
• L’aria secca e fredda favorisce la disidratazione
• Il freddo poi conserva indefinitamente i corpi così mummificati.
• Le mummie devono essere conservate in celle refrigerate in modo da mantenere le condizioni ambientali in cui si è verificato il processo.
• GROENLANDIA
• TIBET
• CORDIGLIERA DELLE ANDE
• ALPI
• AMBIENTE PALUSTRE FREDDO
• L’assenza di ossigeno, l’abbondanza di acido umico e di sostanze tanniche,
• unite alle basse temperature che rallentano i processi decompositivi,
• hanno permesso la conservazione di numerosi cadaveri.
• Si tratta di reperti la cui conservazione è molto difficile una volta tolti dall’ambiente in cui si sono formati.
• L’aria, infatti, li prosciuga rapidamente disgregando i tessuti. Possono essere preservati solo con costosi trattamenti.
• I corpi delle paludi o Bog Bodies
• Sono stati trovati in gran parte del nord dell’Europa:
• Inghilterra, Irlanda, Scozia, Olanda, Germania, Norvegia, Svezia e soprattutto Danimarca (circa 200).
• Si tratta sempre di corpi, uomini e donne, andati incontro ad una morte violenta, come si può dedurre dalle ferite che riportano.
• Le paludi inoltre erano ritenute sacre e vi venivano gettate offerte di varia natura, anche essere umani sacrificati al dio della guerra in caso di vittoria.
• In genere la loro età va dal I millennio a.C. all’IV-V sec. d.C.
• I ritrovamenti più importanti sono quelli dell’uomo di Tollund e dell’uomo di Grauballe entrambi danesi, particolarmente ben conservati sia esternamente sia a livello degli organi interni.
• ITALIA
• Il nostro paese, escluso le Alpi, non presenta caratteristiche ambientali tali da favorire la mummificazione naturale.
• Eppure sono presenti numerose mummie naturali.
• Risalgono ad un periodo compreso tra l’Alto Medioevo agli inizi del secolo scorso
• Si tratta di corpi di religiosi, di Santi o di personaggi importanti inumati nelle chiese, nelle cappelle mortuarie, nelle catacombe e nelle cripte.
• Ambienti in genere sotterranei, freschi, asciutti e ben ventilati in cui abbastanza facilmente si possono verificare casi di mummificazione.
• Nelle chiese di quasi tutte le regioni sono stati trovati cadaveri conservati naturalmente.
• In alcuni casi si tratta di singoli individui.
• In altri gli individui mummificati sono poche decine (Tenzone in Friuli, Urbania nelle Marche, Firenze ed Arezzo in Toscana, Ferentillo in Umbria, Savoca in Sicilia, Basilica San Domenico Maggiore a Napoli).
• In altri alcune centinaia (Navelli in Abruzzo, Altavilla Irpinia in Campania).
• 8.000 nelle Catacombe dei Cappuccini a Palermo
• La maggior parte delle mummie sono databili fra il XVII e il XIX secolo.
• Venzone - vicino ad Udine -
• Ferentillo - provincia di Terni -
• Basilica San Domenico Maggiore e Catacombe di San Gaudioso a Napoli - Convento dei Cappuccini di Palermo, Chiesa di Santa Maria della Grazia a Comiso, prov. Ragusa
• IMBALSAMAZIONE
• L’imbalsamazione mira a:
• sottrarre grandi quantità di acqua dal cadavere
• impedire o ritardare la putrefazione del contenuto intestinale, da cui si diparte la putrefazione generale.
• L’imbalsamazione è molto antica e diffusa.
• Paleolitico: Ocra rossa.
• Un pensiero comune a molte società primitive è quello che, nel dubbio, preservare il corpo dopo la morte potrebbe aiutare il cammino dello spirito nell’Aldilà.
• Le tecniche adottate sono molto diverse, utilizzando i materiali più idonei allo scopo, che i vari ambienti offrivano.
• Zone equatoriali e subequatoriali caratterizzate da un clima particolarmente caldo ed umido, sfavorevole alla conservazione dei cadaveri, ma ricche di vegetazione, essiccamento ottenuto per affumicazione.
• Gli Egizi usavano il natron che era particolarmente abbondante nel loro territorio.
· Secondo alcuni studiosi l’arte imbalsamatoria si propagò tra i popoli attraverso contatti diretti tra questi:
dall’Egitto si sarebbe propagata in Africa, in Asia e Oceania e attraverso le Canarie in America.
• Altri pensano che sia sorta spontaneamente nei vari popoli, spiegando così l’insorgere di tale uso in zone della terra molto isolate e difficili da raggiungere.
• I più antichi tentativi di imbalsamazione, di cui abbiamo fino ad ora notizia, sono stati effettuati sulla costa cilena attorno al 5000 a.C.
• Si pensa che l’osservazione di cadaveri conservati naturalmente abbia ispirato molte popolazioni a tentare tecniche artificiali per conservare i corpi dei defunti.
• EGITTO
• La morte era vista come un passaggio critico fra i due mondi, solo l’esecuzione dei riti funebri permetteva di raggiungere l’altro mondo.
• I riti funebri consentivano il risveglio alla vita celeste.
• L’imbalsamazione del corpo era fondamentale, nella vita oltre tomba lo spirito, per sopravvivere, avrebbe avuto bisogno del corpo.
• La disgregazione del corpo determinava la seconda morte: l’annientamento anche dello spirito.
• Per continuare a vivere nell’Aldilà, il defunto aveva anche bisogno di una dimora, di cibo e degli oggetti che aveva utilizzato in vita.
1. Cadaveri avvolti in pelli o tessuti sepolti in semplici fosse scavate nella sabbia del deserto, mummificazione naturale.
2. Costruzione di piccole camere funerarie ipogee nelle quali i cadaveri venivano deposti in contenitori di argilla o di vimini, rapida decomposizione dei corpi.
• Ricerca di procedure che mantenessero intatta la fisionomia del corpo del defunto.
• I primi sporadici casi di corpi avvolti in bende di lino impregnate di resine risalgono alla I dinastia (circa 3.000 a.C.).
• La diffusione della pratica dell'imbalsamazione risale alla fine della III dinastia (2650-2575 a.C.).
• Inizialmente il trattamento era riservato ai faraoni, in seguito l’uso si diffuse a tutte le classi sociali.
• Nel corso del Nuovo Regno (1550-1075 a.C.) si compirono notevoli progressi nelle pratiche d'imbalsamazione.
• Apice della perfezione raggiunto nell'epoca della XXI dinastia (1075- 945 a.C.).
• Dall’epoca tarda il trattamento dei cadaveri andò incontro ad un rapido ed inesorabile declino.
• L'imbalsamazione continuò ad essere praticata in Egitto sino al periodo copto, per una durata totale di oltre 3000 anni.
• Secondo le stime degli storici, in totale sarebbero stati imbalsamati circa 730 milioni di corpi.
• Erano i sacerdoti incaricati del processo di imbalsamazione a prendersi cura del defunto.
• Gli impresari di imbalsamazione formavano associazioni commerciali che si ripartivano le città e i vari quartieri.
• I medici non praticavano le imbalsamazioni: era proibito mutilare il cadavere e fare autopsie.
• Le fonti risalgono tutte ad epoche tarde.
• Diodoro Siculo (90-20 a.C.)
• Erodoto di Alicarnasso (484-425 a.C.)
• Egli fa riferimento a tre tipi di imbalsamazione a diverso costo.
• Il rituale dell'imbalsamazione, viene descritto anche nel papiro di Boulaq (conservato al Museo del Cairo) e nel papiro n.5158 (Museo del Louvre). Essi risalgono al I secolo dopo Cristo, ma sono certamente una copia di un documento risalente al Nuovo Regno (1540-1070 a.C.).
• Riunendo i testi a disposizione e le informazioni ottenute dall’analisi delle mummie, si può presumere che l'imbalsamazione tradizionale comprendesse una serie di procedure dalla durata ben definita, che iniziavano quattro giorni dopo la morte, dopo il periodo di osservazione.
• L'insieme delle varie fasi dell'imbalsamazione durava circa 70 giorni, ma nel caso della regina Meresankh III, moglie di Chefren (2520-2494 a.C.), le procedure ebbero termine 272 giorni dopo la sua morte!
1. Ablazione del cervello
2. Eviscerazione (il cuore era lasciato)
3. Primo lavaggio del corpo
4. Trattamento dei visceri
5. Disidratazione del corpo (in natron secco)
6. Secondo lavaggio
7. Riempimento del cranio e della cavità addominale e toracica
8. Trattamento delle unghie, degli occhi e dei genitali
9. Unzione e massaggio del corpo
10. Applicazione di una placca di metallo sull'incisione sul fianco
11. Trattamento del corpo con la resina
12. Bendaggio
• Al termine del bendaggio la mummia era riconsegnata ai parenti.
• Procedimento intermedio (secondo Erodoto):
• Iniezione dall’ano di olio di cedro.
• Essiccamento sotto natron per 70 giorni.
• Estrazione dalla cavità addominale dell'olio di cedro che trascina con sé gli intestini e gli altri visceri ormai macerati: del corpo rimangono solo la pelle e le ossa.
• Il corpo viene riconsegnato alla famiglia.
• Terzo sistema (secondo Erodoto):
• Pulizia dell'intestino con una purga.
• Essiccamento sotto natron per 70 giorni.
• Il corpo viene riconsegnato alla famiglia.
• Ogni gesto era accompagnato da apposite preghiere.
• Dalla III dinastia hanno inizio le prime estrazioni di visceri, mentre il processo della loro lavatura dovrebbe risalire alla V dinastia.
• Gli organi estratti dal cadavere venivano lavati, messi sotto natron, e una volta disidratati avvolti in bende e impregnati di gommo-resina calda.
• A operazione terminata ne risultavano quattro involucri contenenti: intestino tenue, fegato, stomaco e polmoni. I quattro involti erano racchiusi in vasi chiamati canopi.
• Nel periodo copto, cioè in epoca cristiana, ci si limitò alla ricopertura dei cadaveri con il sale secco.
• AFRICA
• Sono state segnalate mummie in svariati stati fra cui Guinea, Costa d’Avorio, Congo, Etiopia, Sudan centrale, Uganda, Madagascar, e in molte popolazioni dell’Africa centrale (Kirdi, Mofou, Namchi, Bira).
• Trattamento riservato ai corpi dei sovrani, probabilmente perché il re rappresenta tutti i suoi sudditi che quindi godranno di riflesso delle attenzioni portate al corpo del sovrano.
• Le tecniche sono abbastanza semplici:
• essiccazione al fuoco o al sole,
• con o senza eviscerazione
• riempimento dell’addome con miele, cenere, erbe aromatiche.
Isole canarie : Guanches
• ASIA
• Trattamento riservato ai corpi dei sovrani
• Le tecniche sono abbastanza semplici: eviscerazione, riempimento dell’addome incenso ed erbe, unzione con miele, burro, olio, sale.
• Sciti
• Fenici
• Assiri Babilonesi
• Ceylon
• Siberia
• Regione del Tonchino (attuale Vietnam)
• Thailandia
• Laos
• India
• Cina
• Giappone
• AUSTRALIA E OCEANIA
• I metodi di imbalsamazione sono abbastanza omogenei: eviscerazione, essiccazione al sole o con il fumo, unzione con olio di cocco.
• Tribù australiane
• Nuova Guinea
• Tahiti
• Isole Salomone
• Samoa
• Isole Marchesi
• Nuova Zelanda
• AMERICA DEL NORD
• Nelle popolazioni precolombiane l’imbalsamazione consisteva nell’essiccazione (con fumo o freddo secondo le regioni) con o senza preventiva eviscerazione.
• Aleuti dell’Alaska.
• Virginia.
• Appalachiani della Florida.
• AMERICA CENTRALE E MERIDIONALE
• Sono state trovate mummie nella penisola dello Yucatan, in Guatemala, Costa Rica e Panama.
• Perù:
• Cultura Chavin: Altopiano centrale anteriori al 1000 a.C.
• Civiltà Paracas: costa meridionale dal 300 a.C. al 200 d.C.
• Civiltà Moche: fascia costiera settentrionale dal 100 a.C. all’800 d.C.
• Incas (1200 – 1500 d.C.)
• Cile:
• Cultura Chinchorro dal 5000 a.C. al 1500 a.C.
• Colombia:
• Tribù dei Cuevas dal 470 d.C. al 1750 d.C.
• Tribù indios dell’altipiano andino: Muiscas, Laches.
• Venezuela:
• Tribù Guarauno
• Tribù Piaroa
• Brasile:
• Tribù del Mato Grosso: Coroado, Jivaro del Rio delle Amazzoni (imbalsamazione delle teste).
• Ecuador:
• Mahuè
• Mundurucù: imbalsamazione delle teste.
• Troviamo l’imbalsamazione della testa anche in tribù dell’America Meridionale, Bengala, Filippine, Borneo, Nuova Guinea, Caraibi, Nuova Zelanda e di alcune zone della foresta equatoriale africana.
• EUROPA
• In Europa la pratica dell’imbalsamazione iniziò molto tardi e venne riservata quasi esclusivamente a papi, sovrani ed altri personaggi importanti.
• Alti costi del processo e opposizione della Chiesa cattolica.
• Era impensabile che un papa od un re che in vita avevano ricevuto tanti onori, dovessero subire il destino di tutti i mortali: la putrefazione e la dissoluzione nel nulla.
• Credenza di una relazione tra la conservazione del corpo e quella dell’essere santo.
• Le salme dei pontefici da sempre sono state sottoposte ad autopsia e poi all’imbalsamazione: esposizione in San Pietro all’omaggio e venerazione fedeli.
• L’imbalsamazione dei sovrani serviva alle lunghe esposizioni funebri, e per trasportare il cadavere al luogo definitivo di sepoltura.
• Nel Medioevo, la tecnica utilizzata dagli egizi era in sostanza sconosciuta, ogni imbalsamatore si arrangiava come poteva.
• In genere si asportava il cervello tramite craniotomia, si estraevano i visceri, ed il corpo era riempito stoffa, lana, spugne imbevute di resine e piante aromatiche.
• Si procedeva poi alla chiusura delle ferite ed alla vestizione.
• Diffuse sepolture multiple: una per il corpo, una per i visceri ed una per il cuore, anche a centinaia di chilometri di distanza tra loro.
• Spesso si bolliva il cadavere per separare la carne dalle ossa. La carne veniva seppellita sul posto mentre le ossa erano trasportate là dove si voleva erigere un monumento funebre.
• Questa pratica venne proibita da Papa Bonifacio VIII (1230-1303).
• Impedire alla morte di cancellare per sempre l’individuo: più tombe ci sono maggiore è la speranza che almeno una di queste sepolture riuscirà a sfuggire alla distruzione.
• L’imbalsamazione del cadavere aveva lo stesso scopo.
• Le tecniche della tanatoprassi si svilupparono dall’attività degli anatomisti.
• Nel rinascimento (XV-XVI sec.) gli studiosi iniziarono ad interessarsi all’osservazione del corpo umano per comprenderne organizzazione e funzionamento.
• Furono eseguite le prime dissezioni ed autopsie.
• Difficoltà nell’impedire la modificazione dei pezzi anatomici:
• Da un parte si sviluppò l’idea di ottenere modelli in cera.
• Dall’altra di cercare il modo per conservare tali pezzi anatomici.
• Imbibizione in liquidi adatti.
• Con la scoperta della circolazione sanguigna (1628 W. Harvey) conservazione tramite iniezioni nel circuito vascolare.
• Restarono però in gran parte limitate ad una pratica scientifica.
• Si ritiene che l’imbalsamazione tramite l'iniezione arteriosa come pratica mortuaria sia iniziata in Inghilterra nel XVIII secolo.
• L’anatomista scozzese William Hunter (1718-1783), è il primo ad aver effettuato un trattamento di conservazione dei corpi a scopo di sepoltura, tramite iniezione arteriosa e di cavità.
• E’ a partire dal XIX secolo che queste tecniche iniziarono ad essere utilizzate per scopi funerari.
• Risale al 1837 il primo brevetto di imbalsamazione arteriosa attraverso la carotide da parte del francese Jean Nicolas Gannal (1791-1852).
• In Francia Gannal non ebbe fortuna ma riuscì a vendere il suo brevetto in America.
• In America tale tecnica fu ripresa dal dott. Thomas Holmes (1817-1900) con l’aiuto di un allievo di Gannal.
• Durante la guerra di Secessione americana (1861-1865) il dott. Holmes arruolato come ufficiale medico iniziò ad imbalsamare i soldati.
• Secondo le fonti imbalsamò, assieme ad altri imbalsamatori da lui istruiti, oltre 4000 soldati morti in combattimento.
• Verso la fine della guerra fu necessario regolamentare l’attività degli imbalsamatori.
• Furono stabiliti costi e qualifiche per operare e fu proibito di eseguire il trattamento se non richiesto dalla famiglia.
• Gli imbalsamatori che avevano trattato i corpi dei soldati vennero visti come degli eroi e la loro attività venne associata al patriottismo inoltre la loro importanza venne riconosciuta dal presidente stesso.
• Il presidente Lincoln fece imbalsamare il figlio morto e lui stesso, assassinato nel 1865, venne imbalsamato tramite iniezione arteriosa dalla femorale di una soluzione a base di cloruro di zinco, e drenaggio sanguigno dalla vena giugulare.
• Questo contribuì notevolmente alla diffusione e all’accettazione di tale pratica in tutta l’america.
• Tra il 1856 e il 1873, vennero registrati sei brevetti per i liquidi, l’arsenico era il componente principale, in altri casi si usava mercurio o creosoto.
• Dal 1880 iniziarono ad essere vendute le soluzioni già preparate.
• Attorno al 1880 nacquero le prime scuole, a New York fondata dal dott. Auguste Renouard e a Cincinnati fondata da Joseph H. Clarke.
• L’arsenico venne vietato in america all’inizio del 1900.
• Nel 1868 Wilhelm Von Hofman scoprì la formaldeide, nel 1888 si evidenziarono le sue elevate proprietà disinfettanti e fissative.
• Nel 1897 si riuscì ad abbassarne il costo di produzione cosicché dal 1906 divenne il principale ingrediente del liquido di conservazione.
• La moderna imbalsamazione si diffuse da prima nel Canada inglese e poi nella provincia francese del Quebec.
• In Inghilterra si diffuse dal 1927, dopo contatti con l’Ontario; tale pratica ebbe un vero e proprio boom a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, con la nascita delle prime scuole.
• In Francia (attraverso i contatti con il Quebec) si sviluppò a partire dal 1960.
• DIFFUSIONE ATTUALE:
• In Nord America il trattamento è eseguito in oltre il 95% dei cadaveri, sebbene non sia richiesto per legge.
• In alcuni stati degli Stati Uniti (Alabama, New Jersey, Alaska) è richiesta in particolari condizioni quali il trasporto fuori dello stato.
• In Idaho, Kansas e Minnesota è richiesta qualora il trasporto della cassa avvenga su mezzo pubblico quale ad esempio treno o aereo.
• In genere è ovunque ritenuta necessaria se la famiglia non fa immediatamente il funerale, di solito se si aspettano più di 48 ore o se è richiesta l’esposizione della salma.
• In Quebec la tanatoprassi è obbligatoria se il corpo è stato esposto più di diciotto ore dal decesso.
• La tanatoprassi è praticata anche in Venezuela dalla quale si sta diffondendo negli altri paesi dell’America Latina.
• In Inghilterra ha un incidenza di oltre l’80% nelle grandi città.
• In Francia la percentuale si aggira attorno al 40% ed è in continuo aumento.
• E’ a livello embrionale in Germania (circa 60 tanatoprattori)
• In Spagna è praticata sotto la responsabilità dei medici legali è sviluppata soprattutto a Madrid e Barcellona.
• In Belgio è ancora poco sviluppata.
• Nei paesi scandinavi è effettuata con un procedimento che comporta necessariamente l’autopsia, e viene eseguita in oltre il 70% dei casi.
• Nelle altre regioni d’Europa è ancora a livello aneddotico.
• In alcuni paesi africani sono presenti forme di conservazione dei cadaveri (in oltre il 90% dei defunti) basate in genere su iniezioni, ipodermiche e nelle cavità, di formaldeide o di altri prodotti.
• Trattamenti analoghi si hanno anche in Cina e in Thailandia
• In Oceania, Sri-Lanka, Singapore ed Hong-Kong la tecnica usata è quella anglosassone.
• Quindi l’imbalsamazione è sempre esistita in Europa dove però era limitata ai papi, ai reali e ad altri personaggi importanti.
• Dall’Europa la moderna tecnica tramite iniezione arteriosa è passata in America del Nord dove a partire dalla Guerra di Secessione (1861-1865) è diventata un abitudine che si è estesa a tutto il paese, raggiungendo anche il Canada.
• Da qui è tornata in Europa diventando una pratica comune dapprima in Inghilterra (dal 1927) e poi in Francia (dal 1960).
• MODERNA TANATOPRASSI
• Metodo che ha lo scopo di ritardare la tanatomorfosi
• Il termine tanatoprassi è stato inventato in Francia nel 1960.
• Deriva dal greco: Thanatos: dio della morte (fratello di Hypnoz, il sonno) e Praxain: manipolare, mettere in opera.
• Prima del 1960 si parlava di Imbalsamazione, così come di imbalsamazione si parla ancora oggi nei paesi anglosassoni. Può essere definito:
• TRATTAMENTO DI CONSERVAZIONE
• o TRATTAMENTO DI IGIENE E PRESENTAZIONE.
• La moderna tanatoprassi consiste nell’introduzione in circolo e nella cavità toracica e addominale di sostanze chimiche, in genere formaldeide, in grado di bloccare temporaneamente i processi decompositivi, comprende la presentazione estetica e se necessaria la ricostruzione dei tratti somatici.
• Il trattamento non impedisce al corpo di tornare ai suoi elementi naturali, ma i processi ossidativi, più graduali e inodori si sostituiscono a quelli putrefattivi.
• LA TANATOPRASSI QUINDI CONSENTE:
• 1. LA DISINFEZIONE.
• 2. LA CONSERVAZIONE.
• 3. IL RIPRISTINO.
• In passato l’imbalsamazione aveva un significato soprattutto metafisico e religioso, ed aveva come fine la conservazione perpetua delle salme.
• Oggi due sono gli obiettivi principali:
• Poter tenere la salma in casa senza alcun pericolo per i familiari e senza odori.
• Preservare l’aspetto della salma per il periodo necessario al distacco.
• Fornire alla famiglia il tempo per potersi separare dalla salma. E’ importante la presentazione non la conservazione.
• Il Professor Roger Fesneau, uno dei padri della tanatoprassi in Francia, evidenziava come lo scopo non fosse quello di evitare di “tornare ad essere polvere” ma piuttosto quello di evitare di assistere agli stadi intermedi del processo di decomposizione.
• Risparmiare agli occhi dei familiari e degli operatori funebri gli effetti delle trasformazioni post-mortem.
• Conservare un immagine serena della persona cara, può essere di aiuto nell’accettare la perdita.
• Permettere al defunto di lasciare un’ultima immagine di se il più decorosa possibile.
• Il trattamento si rende, inoltre, particolarmente necessario:
• Nei trasporti internazionali o comunque nel caso di lunghe distanze.
• Per la conservazione dei cadaveri, o di parti, destinati allo studio anatomico.
• La componente di presentazione estetica poi si rivela molto utile non solo per dare alla salma un aspetto sereno, ma anche per eliminare le deturpazioni causate da traumi o ferite.
• TANATOPRASSI SECONDO LE GRANDI RELIGIONI:
• Cristianesimo
• Non si oppone all’imbalsamazione come è concepita attualmente
• Ebraismo:
• Vietata sia l’imbalsamazione che la cremazione
• Islamismo
• Vietata imbalsamazione e cremazione
• Induismo:
• Considera la cremazione assolutamente necessaria per il benessere dell’anima del defunto
• Il processo di imbalsamazione non è visto di buon occhio
• Tibetani:
• A favore della cremazione
• Il processo di imbalsamazione non è visto di buon occhio.
• Rosacrociani:
• Ritengono che il defunto mantenga la sensibilità per tre giorni durante i quali sono vietati autopsie, imbalsamazione, cremazione
• NORMATIVA DI RIFERIMENTO:
• Nazionale:
• DPR n. 285 10/09/1990: “ Regolamento di Polizia Mortuaria”
• Circolare Ministero Salute n. 24 24/06/1993: “ Circolare esplicativa regolamento di Polizia Mortuaria, approvato con D.P.R. 285/90”
• Legge n. 130 30/03/2001: “Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri”
• Regionale Emilia Romagna:
• Legge regionale n. 19 29/07/2004: "Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria".
• Giunta Regione Emilia-Romagna - atto n. 156 del 07/02/2005 Prot. N. (PRC/05/2194) Modalità generali e requisiti per lo svolgimento da parte di imprese pubbliche e private dell’attività funebre, ai sensi dell’art. 13, comma 3, L.R. 19/2004
• Giunta Regione Emilia-Romagna Prot. N. (PRC/04/45343) Direttiva in merito all’applicazione dell’art. 11, L.R. 19/2004
• Determinazione del servizio sanità pubblica n. 13871 6/10/2004 “Disciplina delle modalità tecniche delle procedure per il trasporto delle salme, dei cadaveri e dei resti mortali”
• Regolamento previsto dall’art. 2, comma 2, L.R. 19/2004 in materia di piani cimiteriali comunali e di inumazione e tumulazione.
• Regione Emilia Romagna circolare 21/1/2005: “Indicazione in merito alla interpretazione dell’art. 4 della L.R. 19/2004 relativo alla disciplina delle fasce di rispetto cimiteriale”
• Per tutto quanto non espressamente previsto dalla legge regionale n. 19 29/07/2004 e dai provvedimenti da essa derivanti si applicano le disposizioni del D.P.R. 285/1990.
• DPR n. 285 10/09/1990: “ Regolamento di Polizia Mortuaria”
• Articolo 32
• Per il trasporto di cui all’art. 30, nei mesi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre,
• le salme devono essere sottoposte a trattamento antiputrefattivo mediante l’introduzione nelle cavità corporee di almeno 500 cc. di formalina EU. dopo che sia trascorso l’eventuale periodo di osservazione.
• Negli altri mesi dell’anno tale prescrizione si applica solo per le salme che devono essere trasportate in località che, con il mezzo di trasporto prescelto, si raggiungono dopo 24 ore di tempo, oppure quando il trasporto venga eseguito trascorse 48 ore dal decesso.
• Le prescrizioni del presente articolo non si applicano ai cadaveri sottoposti ai trattamenti di imbalsamazione.
• Legge regionale n. 19 29/07/2004: "Disciplina in materia funeraria e di polizia mortuaria".
• Articolo 10
• Per il trasporto da comune a comune nell’ambito del territorio regionale non è obbligatoria l’effettuazione dell’iniezione conservativa di cui all’articolo 32 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990 e,
• nel caso il cadavere debba essere cremato o inumato, l’obbligo della doppia cassa di cui all’articolo 30 del decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990 può essere assolto con l’utilizzo di un involucro di materiale biodegradabile da porre all’interno della cassa di legno, che garantisca l’impermeabilità del fondo del feretro per un periodo sufficiente all’assolvimento della pratica funeraria prescelta dal defunto.
• DPR n. 285 10/09/1990: “ Regolamento di Polizia Mortuaria”
• Articolo 46
• I trattamenti per ottenere l’imbalsamazione del cadavere devono essere eseguiti, sotto il controllo del coordinatore sanitario della unità sanitaria locale, da medici legalmente abilitati all’esercizio professionale e possono essere iniziati solo dopo che sia trascorso il periodo di osservazione.
• Per fare seguire su di un cadavere l’imbalsamazione deve essere richiesta apposita autorizzazione al sindaco, che la rilascia previa presentazione di:
• una dichiarazione di un medico incaricato dell’operazione con l’indicazione del procedimento che intende seguire, del luogo e dell’ora in cui la effettuerà; distinti certificati del medico curante e del medico necroscopo che escludono il sospetto che la morte sia dovuta a reato.
• Articolo 47
• L’imbalsamazione dei cadaveri portatori di radioattività, qualunque sia il metodo seguito,
• deve essere effettuata, osservando le prescrizioni di leggi vigenti in materia di controllo della radioattività ambientale e adottando le misure precauzionali concernenti la sorveglianza fisica degli operatori
• a norma degli articoli 6, 69 e 74 del decreto del Presidente della Repubblica 13 febbraio 1964, n. 185, in quanto applicabili.
• Articolo 48
• Il trattamento antiputrefattivo di cui all’art. 32 è eseguito dal coordinatore sanitario o da altro personale tecnico da lui delegato, dopo che sia trascorso il periodo di osservazione.
• DISEGNO DI LEGGE 4144
• Articolo 12
• (Tanatoprassi e tanatoprattore)
• Per tanatoprassi si intende un processo conservativo del cadavere, limitato nel tempo e comunque tale da non dare luogo alla sua imbalsamazione, unito a trattamenti di tanatocosmesi.
• I trattamenti di tanatoprassi possono essere eseguiti da un tanatoprattore abilitato solo dopo l’accertamento di morte e il prescritto periodo di osservazione.
• Con accordo sancito in sede di Conferenza unificata, recepito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, sono stabiliti i seguenti requisiti minimi valevoli su tutto il territorio nazionale:
• individuazione del profilo professionale per l’operatore di tanatoprassi;
• requisiti delle scuole di tanatoprassi;
• luoghi dove effettuare i trattamenti di tanatoprassi;
• metodiche e sostanze da utilizzare nei trattamenti di tanatoprassi e loro compatibilità con le diverse pratiche funebri e con i diversi sistemi di sepoltura;
• garanzie che le metodiche e le sostanze impiegate nei trattamenti di tanatoprassi non pregiudicano la salute del tanatoprattore.
• I trattamenti di tanatoestetica sono permessi dalla attuale normativa
• Devono essere eseguiti solo dopo l’accertamento di morte
• e il prescritto periodo di osservazione.
• E’ fatto divieto di eseguire trattamenti di tanatoestetica imbalsamazione e tanatoprassi sui cadaveri portatori di radioattività o di malattie infettive.
• LA TOILETTE FUNERARIA:
• CHE COSA È LA TOILETTE FUNERARIA?
• La toilette mortuaria consiste nel lavare il corpo di un defunto, rasarlo e vestirlo.
• Intervento meno invasivo rispetto al trattamento completo non comporta l’uso di liquidi di conservazione ne drenaggio del sangue
• Effetti limitati ma tuttavia buoni
• Mascherare anche se limitatamente gli effetti delle trasformazioni post mortem
• Il fine è quello di permettere ai parenti del defunto di poter vedere il corpo di colui che hanno amato per un ultimo saluto.
• Permettere al defunto di lasciare un ultima immagine di se il più decorosa possibile
• Conservare un immagine serena della persona cara può essere di aiuto nell’accettare la perdita e nell’elaborazione del lutto
• Non è una toilette rituale perché non risponde a domande di tipo religioso (assenza di preghiere e di gesti sacri o simbolici).
• Non è una procedura che permette la “conservazione” del corpo (non blocca la tanatomorfosi).
• CHI PUÒ PRATICARE LA TOILETTE FUNERARIA?
• In Francia, la toilette funeraria non è regolamentata. Può essere realizzata da tutte le persone, in particolare se si limita ad una semplice pulizia, vestizione e acconciatura del defunto. Può essere realizzata dai familiari, dalle persone vicine o da coloro che apportano cure quotidiane (infermieri, assistenti domestici, religiosi e personale delle case di riposo).
• I professionisti del settore funerario possono effettuare dei gesti complementari: tamponatura degli orifizi naturali, legatura della bocca, messa in posizione del copri-occhi, etc.
• QUALE È IL QUADRO REGOLAMENTARE?
• La toilette mortuaria può essere effettuata senza obblighi regolamentari. E’ auspicabile attendere che il decesso sia dichiarato, certificato e registrato dall’Ufficiale di Stato-Civile.
• Fanno eccezione i corpi deceduti in seguito ad una malattia contagiosa che necessitano, in Francia, di essere messi in una bara a chiusura ermetica (vaiolo, peste, carbonchio, colera, febbre emorragica virale) per i quali non sarà possibile effettuare una toilette.
• Sono esclusi anche i casi di morte sospetta dove un’indagine giudiziaria sospende tutte le operazioni di manipolazione del corpo fino a che la procura della Repubblica non rilascia l’autorizzazione.
• I RIFIUTI
• I rifiuti prodotti in seguito ad una toilette funeraria rientrano nella categoria dei rifiuti, che in Francia, sono assimilati ai rifiuti che presentano un rischio infettivo.
• Bisogna essere coscienti che alcuni rifiuti, come il cotone sporco o gli strumenti pungenti, devono essere raccolti ed eliminati con i rifiuti di attività medica o di tanatoprassi, ogni volta che sarà possibile.
• PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO in Italia
• D.Lgs. 5/2/1997, n. 22 "Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio“
• D.P.R. 15/07/03 n. 254 “Regolamento recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell’articolo 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179”
• Liquidi di conservazione sono considerati come RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO.
• Tutto quello che è venuto a contatto con liquidi o materiali biologici è considerato un RIFIUTO SANITARIO PERICOLOSO A RISCHIO INFETTIVO.
• MORTE: CESSAZIONE PERMANENTE E IREVERSIBILE DELLE ATTIVITÀ VITALI DI UN ORGANISMO.
• La sicurezza della morte deriva dalla irreversibilità delle lesioni avvenute a carico degli apparati nervoso, circolatorio e respiratorio.
• Rapporto di interdipendenza reciproca: in condizioni naturali non è possibile la sopravvivenza dell’uno senza quella degli altri (Teoria del tripode di Bichat)
• Esistono tre momenti della morte:
• Morte cardiaca
• Morte respiratoria
• Morte cerebrale (decorticazione-decerebrazione)
Arresto cuore
Assenza circolazione
Anossia
Morte cerebrale
Arresto respirazione
• Morte cardiaca
• Morte respiratoria
Impedimento meccanico alla respirazione
Anossia
Morte cerebrale
Arresto cuore
• Morte cerebrale
Danno ai centri respiratori
Arresto respirazione
Anossia
Arresto cuore
• Stato della morte:
• Morte apparente: aspetto esteriore della morte
• Morte reale (clinica-legale)
• La morte apparente consiste nella perdita di coscienza e della sensibilità generale, immobilità del corpo, apparente cessazione del moto del cuore e del respiro tanto che l'individuo appare morto. Possono manifestare tale sintomatologia i soggetti affetti da letargia isterica, commozioni cerebrali, sincopi, folgorazione, assideramento o inanizione, intossicazione da alcool e stupefacenti, coma uremico.
• Per evitare la morte apparente la legge prevede che i cadaveri siano tenuti in osservazione per almeno 24 ore, in condizioni tali da non impedire eventuali manifestazioni dei segni vitali, inoltre la certezza della morte deriva dal rilievo di assenza di attività elettrica mediante tracciato elettrocardiografico (iso-elettrico) per almeno 20 minuti
• La morte non è un evento puntiforme: le cellule hanno una notevole autonomia funzionale rimangono in vita in presenza di nutrienti ed ossigeno.
• La sopravvivenza di una cellula è inversamente proporzionale al suo fabbisogno d'ossigeno: prima muoiono le cellule nervose (5 min. corteccia, 30 min. bulbo), poi quelle cardiache, infine gli elementi dei tessuti di sostegno.
• Bassa temperatura rallenta o inibisce i fenomeni di vitalità residua
• Ogni vita residua viene a cessare quando si esauriscono le riserve di ossigeno e inizia l'acidificazione dei tessuti.
• Il graduale estinguersi delle attività organiche ha suggerito l'identificazione di tre fasi della morte:
• a) morte relativa: è caratterizzata dalla cessazione delle attività vitali, senza possibilità di reversibilità spontanea, ma possibile con manovre rianimatorie che devono essere tempestive prima che l'arresto di circolo produca danni irreparabili ai tessuti nervosi.
• b) morte intermedia: le funzioni vitali sono definitivamente spente, senza possibilità di recupero, ma persistono temporaneamente attività elementari a livello cellulare (morte clinica o legale).
• c) morte assoluta: avviene con la cessazione anche dell'attività cellulare residua, inizia l’autolisi.
• Modalità della morte:
• Rispetto al tempo:
• Morte istantanea entro pochi secondi o minuti
• Morte in compendio entro alcune ore
• Morte rapida entro 12 ore
• Morte lenta dopo le 12 ore
• Rispetto al modo:
• Morte naturale: dovuta a cause interne che non dipendono da violenze esterne (processi morbosi spontanei sia congeniti che esogeni)
• Morte violenta: provocata da cause che agiscono dall’esterno: accidenti - omicidi- suicidi
• Morte improvvisa: cause naturali, rapida o istantanea e imprevedibile
• Morte sospetta: quando l’origine non è chiara
• Fenomeni cadaverici: (insieme dei cambiamenti della struttura organica e dello stato chimico fisico a cui va incontro un corpo dopo la morte)
• Abiotici: Dipendono dalla cessazione delle attività vitali:
• Immediati: (primi segni esteriori della morte)
• Assenza di motilità, tono muscolare, respiro, battito cardiaco, polso arterioso, coscienza, riflessi pupillari e corneali.
• Nessuno ha valore di certezza per la diagnosi di morte.
• Consecutivi: (compaiono più tardi e sono la conseguenza diretta della fine delle varie attività vitali)
1. Raffreddamento cadavere:
2. Disidratazione:
3. Perdita eccitabilità neuromuscolare:
4. Acidificazione:
5. Ipostasi:
6. Rigidità cadaverica:
• Raffreddamento cadavere: algor mortis
• Col cessare delle attività vitali che producono calore, la temperatura corporea, per effetto della dispersione di calore attraverso la superficie corporea, si abbassa fino a livellarsi con quella ambientale.
• Una temperatura corporea di 22-24 gradi è segno sicuro di morte.
• Si osservano 3 fasi di degradazione termica
• Prime 3-4 ore la temperatura scende di 0,5° ogni ora (attività vitale residua)
• Successive 6-8 ore la temperatura scende di 1° all’ora
• Dopo le 12 ore la temperatura scende sempre meno fino a livellarsi con quella ambientale
• Il raffreddamento in genere avviene in 24 ore (11-30 ore)
• Disidratazione:
• L'arresto della circolazione ematica blocca il rifornimento di liquidi ai tessuti, perciò l'evaporazione transcutanea determina una notevole disidratazione.
• Si manifesta con:
• essiccamento cutaneo (dopo poche ore) evidente a livello labbra e naso che diventano pergamenacei
• modificazioni del bulbo oculare (dopo 12-24 ore)
• retrazione dei polmoni ed essiccamento del pericardio.
• Favorita da:
• Aria secca, alta temperatura, sottigliezza dei tegumenti
• Queste macchie brumastre appariranno nei punti dove la pelle viene sfregata dagli strumenti. Il caso più frequente si ha in conseguenza della rasatura del viso di un defunto. Lo sfregamento della lama del rasoio favorisce la disidratazione e lascia apparire una pelle di tipo pergamenacea.
• Le tracce di disidratazione possono anche essere la conseguenza di eventi pre-morte. Per esempio quando una persona ospedalizzata è stata intubata, il tubo che sfrega contro l’angolo della bocca o della narice provoca un disseccamento della pelle che assume un aspetto pergamenaceo prima del decesso.
• COME RIMEDIARE ALLE TRACCE DI DISIDRATAZIONE
• Innanzitutto occorre prendere delle precauzioni nel momento in cui si interviene sul corpo di un defunto, facendo attenzione ad evitare o limitare gli sfregamenti degli strumenti, gancio, pinze, rasoio, contro la pelle.
• E’ conveniente utilizzare una crema detta reidratante che va a formare un film sulla pelle rallentando l’evaporazione.
• Infine si utilizzano i prodotti cosmetici per mascherare le macchie di disidratazione che sono apparse.
• INFOSSAMENTO DEL GLOBO OCULARE
• Il globo oculare è principalmente costituito da acqua, è chiaro che l’evaporazione determina una perdita del suo volume e un conseguente sprofondamento, dando agli occhi un aspetto scavato molto impressionante.
• COME RIMEDIARE ALL’AFFOSSAMENTO DEL GLOBO OCULARE
• Conviene infilare sotto le palpebre e sopra il globo oculare, una conchiglia semisferica di materiale plastico che mantiene la rotondità dell’occhio e la posizione delle palpebre.
• Perdita eccitabilità neuromuscolare:
• L’eccitabilità dei muscoli scheletrici inizia ad attenuarsi dopo 5 ore e scompare dopo 8-12 ore.
• Quella della muscolatura liscia scompare solo dopo 2-4 giorni.
• Scompare più tardi: morti rapide, bassa temperatura
• Acidificazione:
• L’accumulo di cataboliti acidi (acido lattico e fosforico prodotti dalla glicolisi post-mortem) nei tessuti determina una notevole acidificazione che scompare con l’inizio della putrefazione.
• L’acidità post-mortem è un segno certo di morte (incompatibile con la vita)
• Inizia presto e si completa in 4-7 ore
• Maggiore è l’attività vitale residua prima compare l’acidificazione
• Ritardata da: basse temperature
• Accelerata da alte temperature
• Ipostasi:
• Col cessare della circolazione il sangue si deposita per gravità nelle regioni declivi del cadavere, riempiendo i vasi del derma e facendo comparire nella cute una colorazione rosso vinosa (macchie o lividure cadaveriche).
• Contrasto fra parti elevate pallide e asciutte e parti declivi umide, succulenti e colorate
• Non si formano nelle zone di compressione esempio nei punti di appoggio su piano rigido o in presenza di indumenti stretti.
• Corpo supino si formano in posizione dorsale
• Corpo prono: si formano in posizione ventrale
• Annegati: viso, spalle, torace anteriore
• Impiccati: a guanto e calzino
• Sono un segno sicuro di morte.
• Iniziano a comparire 1/2 ora dopo la morte
• Si rendono più evidenti dopo circa 3 ore,
• Massima estensione ed intensità dopo circa 12-18 ore.
• Fino a 15 ore le macchie si spostano in base alla posizione del corpo.
• Dopo le 15 ore sono fisse
• Ipostasi da replezione (migrazione totale fino a 6-8 ore):
• Semplice riempimento dei vasi scompaiono con la pressione
• Mobili
• Ipostasi da diffusione (migrazione parziale fino a 15 ore e fissità assoluta dopo le 15 ore):
• Il sangue inizia a fuoriuscire dai vasi e invadere i tessuti
• Non scompaiono con la pressione o spostando il cadavere
• Il processo di fissazione è graduale
• COME RIMEDIARE ALLA LIVIDITÀ CADAVERICA?
• Conviene intervenire il prima possibile posizionando il corpo nella posizione più adatta.
• Bisogna che il corpo sia disteso sul dorso, in modo che la lividità si vada a situare sul dorso e nella parte posteriore delle gambe.
• Bisogna che la testa sia il più sollevata possibile in modo che il sangue non vi si accumuli. Sarà tuttavia difficile impedire al sangue di depositarsi a livello delle orecchie.
• La lividità appare anche a livello delle dita che sono le estremità delle braccia e che di solito sono più in basso rispetto al corpo. Converrà mantenere le mani sollevate, per esempio incrociate sull’addome.
• Il lavoro cosmetico avrà un effetto limitato perché la lividità ha la tendenza a scurirsi con il tempo e il trucco utilizzato rischia di non essere più sufficiente a mascherare le macchie da lividità.
• Rigidità cadaverica: rigor mortis
• Dopo la flaccidità iniziale i muscoli si irrigidiscono fissando le articolazioni
• La scomparsa dell'ATP determina contrazione spontanea e continua della muscolatura. La risoluzione spontanea della rigidità si ha solo quando l'autolisi distrugge la struttura dei miofilamenti responsabili della contrazione.
• Interessa tutta la muscolatura scheletrica e liscia
• Può essere vinta meccanicamente
• Fase di insorgenza: la rigidità inizia dalla mandibola 2-3 ore dopo la morte, poi si estende ai muscoli della nuca, degli arti superiori, del tronco ed infine degli arti inferiori e si completa in 12-24 ore;
• fase di stabilizzazione: l'irrigidimento totale del corpo si mantiene per circa 36-48 ore;
• fase di risoluzione: la rigidità si risolve secondo lo stesso ordine di comparsa (legge Nysten), prima alla mandibola e in ultimo agli arti inferiori perdurando per 3-4 giorni, dopo i quali i muscoli riprendono lo stato di flaccidità completa e tutte le articolazioni tornano mobili.
• Molto spesso i muscoli sono fissati in posizioni poco appropriate alla presentazione per cui dovremo cercare di risolvere la rigidità.
• COME RIMEDIARE ALLA RIGIDITÀ CADAVERICA
• E’ sufficiente esercitare sulle membra una forza sufficiente per permettere la rottura dei filamenti di miosina coagulati nei tessuti muscolari; le membra ritrovano allora la loro flessibilità e le articolazioni sono libere nei movimenti.
• Si può procedere allora alla vestizione del corpo e al suo posizionamento.
• APERTURA DELLA BOCCA
• La morte provoca la perdita di tonicità muscolare. La mandibola, relativamente pesante, non viene più mantenuta chiusa e la bocca tende a rimanere aperta, soprattutto se il defunto riposa disteso sul dorso.
• La rigidità cadaverica può mantenere la bocca in posizione chiusa, ma la degradazione della miosina coagulata può provocare la rottura della rigidità e determinare la riapertura della bocca.
• COME RIMEDIARE ALL’APERTURA DELLA BOCCA
• Una soluzione può venir data dal posizionamento del corpo, infatti sollevare la parte alta del corpo (utilizzando ad esempio diversi cuscini), permette di bloccare il mento contro lo sterno. L’inconveniente di questa posizione è che manca di naturalezza e non è generalmente possibile mantenerla quando il corpo riposa dentro la bara.
• Un'altra soluzione consiste nell’utilizzare una bendaggio stretto attorno alla testa, ma la presentazione non sarà delle più felici.
• Si può anche pensare di utilizzare la colla per fermare le labbra, ma questa soluzione non impedisce alla mandibola di pesare e provocare una deformazione dei tratti del viso.
• LEGATURA DELLA BOCCA
• La migliore soluzione per fermare la bocca di un defunto, senza provocare deformazioni dei tratti del viso, consiste nel mantenere la mandibola in posizione chiusa con l'aiuto di un punto di sutura.
• Per realizzare la legatura si utilizza un ago ed un filo robusto. L’ago permette di far passare il filo attorno alla mandibola sotto il tessuto del mento e del labbro inferiore da una parte, e dall’altra parte a livello del setto nasale (base cartilaginea), all’inizio del naso, sotto i tessuti delle narici e del labbro superiore.
• Legando le due estremità del filo, si mantengono in posizione le strutture ossee e le labbra possono assumere una posizione naturale.
• Sarà necessario mettere in posizione la protesi dentaria o se manca, verrà messo del cotone arrotolato per ricostituire il volume dei denti.
• Fenomeni di trasformazione: determinano profonde modifiche nel cadavere.
• Si dividono in:
• Distruttivi: quelli che portano alla distruzione della materia organica.
• Autolisi dei tessuti:
• Autodigestione:
• Putrefazione:
• Speciali: trasformazioni anomale del cadavere più o meno definitive.
• Macerazione
• Saponificazione
• Mummificazione
• Corificazione
• Autolisi dei tessuti:
• Distruzione dei tessuti per opera degli enzimi litici lisosomiali normalmente presenti nelle cellule, che si liberano alla loro morte.
• Inizia quando termina la vita residua e inizia l’acidificazione
• Entità e rapidità di comparsa varia da tessuto a tessuto
• Maggiore è l’attività vitale residua prima inizia l’acidificazione e prima inizia l’autolisi.
• Ritardata: morti rapide in soggetti sani, bassa temperatura
• Accelerata: morti per agonia o lunghe malattie, alta temperatura
• Autodigestione:
• Dovuta all’attività litica dei succhi digestivi (gastrico, pancreatico duodenale) dopo perforazione della parete gastrica non più protetta
• Digestione anche di milza, polmoni, diaframma, esofago
• I due fenomeni sono sopraffatti dalla putrefazione microbica
• Putrefazione:
• Degradazione e scomposizione sostanza organica causata dall’attività di microrganismi endogeni (ad esempio Clostridium perfrigens, Cl. Putrificum, Cl. sporogenes, Escherichia coli) ed esogeni (penetrano dalle ferite ed orifizi naturali) aerobi ed anaerobi, e dalla attività della fauna cadaverica (insetti e larve)
• I primi ad entrare in azione sono i batteri endogeni anaerobi presenti a livello intestinale che penetrati nei vasi sanguigni si diffondono in tutto il corpo
• Formazione di gas e sostanze che derivano dalla scomposizione dei componenti organici
• Consiste di 4 fasi
• FASE CROMATICA
• FASE ENFISEMATOSA
• FASE COLLIQUATIVA
• FASE RIDUZIONE SCHELETRICA
• Fase cromatica:
• Il cadavere assume una colorazione verdastra per le trasformazioni subite dall’emoglobina.
• Emoglobina più idrogeno solforato = solfometaemoglobina (verde)
• Segno certo di morte
• Compare dove sono presenti in gran quantità i batteri
• Comparsa macchia verde nella zona iliaca destra.
• Diffusione del verde a tutto il corpo attraverso il circolo sanguigno: rete venosa putrefattiva.
• Neonati comparsa a livello orifizi naturali
• Annegati comparsa nelle zone in cui si formano le ipostasi
• In estate compare 18-36 ore dopo la morte.
• In inverno dopo 3-4 giorni.
• Fase enfisematosa:
• I gas prodotti dai batteri (azoto, ammoniaca, metano, idrogeno, idrogeno solforato, anidride carbonica) si diffondono dall’intestino in tutto il corpo.
• La quantità di gas prodotto dai microrganismi anaerobi è superiore alla eliminazione attraverso gli orifizi naturali per cui il corpo si gonfia assumendo un aspetto gigantesco.
• La cute inizia a distaccarsi e lacerarsi, si formano inoltre sacche di liquidi putrefattivi.
• L’idrogeno solforato, altamente infiammabile, è responsabile dei “fuochi fatui”.
• Inizia dopo 3-6 giorni in estate (durata 15 gg)
• Dopo 3-6 settimane in inverno (durata 1-2 mesi)
• La pressione del gas provoca lo spostamento del sangue (circolazione post-mortem passiva), con sanguinamento delle ferite e fuoriuscita dagli orifizi.
• I gas che si accumulano, inizialmente dentro i visceri, fanno pressione sul materiale contenuto dentro i medesimi.
• Il materiale liquido è forzato a migrare verso gli orifizi naturali (bocca e narici da una parte e ano dall’altra) provocando delle fuoriuscite.
• Anche la vescica è compressa dalla distensione dell’addome e questo può determinare la fuoriuscita di urina.
• I liquidi contenuti nei polmoni possono ugualmente subire la pressione dei visceri addominali distesi dal gas.
• COME RIMEDIARE ALLE FUORIUSCITE
• Conviene tamponare gli orifizi naturali (mettere in posizione dentro gli orifizi naturali, un tampone, generalmente costituito da cotone, che impedirà le fuoriuscite di liquidi).
• Fase colliquativa:
• Il distacco della cute permette l’attacco dei batteri provenienti dall’esterno
• Cessa la produzione di gas per cui il cadavere perde l’aspetto gigantesco
• Il colore vira dal verde al bruno: formazione ematina
• I visceri fluidificano trasformandosi in una poltiglia nerastra maleodorante.
• Legamenti, tendini, tessuti fibrosi rimangono più a lungo
• I tessuti cornei (unghie, capelli, peli) rimangono
• E’ manifesta dopo 2-3 settimane in estate.
• E’ manifesta dopo 2-4 mesi in inverno.
• Può durare mesi o anni seconda delle condizioni di inumazione
• Fase di riduzione scheletrica:
• Rimangono solo le ossa.
• Il processo in genere si completa dopo 3-5 anni.
• Le ossa possono rimanere per anni o secoli ma alla fine, per la caduta dei componenti minerali, fosfati e carbonato di calcio, diventano friabili e si mescolano al terreno
• Le varie fasi, soprattutto le ultime sono influenzate dal tipo di fauna e flora, presente dove giace il corpo, che si nutre di sostanza organica in decomposizione:
• Macrofauna: insetti adulti, roditori, predatori, pesci, crostacei…
• Microfauna: larve che si sviluppano dalle uova deposte dagli insetti in fase agonica o dopo la morte sulla pelle, ferite ed orifizi naturali
• La fauna e la flora cadaverica sono attratte dai prodotti della decomposizione e si susseguono sul cadavere in base agli elementi nutritivi di cui hanno bisogno con un ordine che ha permesso di elaborare un criterio entomologico e micologico utile per accertare l’epoca della morte
• Mosche – coleotteri – lepidotteri – imenotteri - tarli dell’osso
• Macerazione:
• Processo trasformativo che consiste nell’imbibizione idrica dei tessuti quando un cadavere soggiorna in un ambiente liquido.
• Si può riscontrare nei feti morti trattenuti nell’utero (con liquido amniotico sterile) o nei corpi immersi in acqua.
• I tessuti si imbibiscono d'acqua, la cute prima diventa bianca raggrinzita, poi si rigonfia e si sfalda; i visceri sono molli e grigio-pallido, i muscoli si distaccano facilmente dalle inserzioni scheletriche.
• Dopo qualche giorno la cute tende a staccarsi a mo’ di guanto o calza, insieme con le unghie e i peli.
• Dopo il terzo giorno il fenomeno si accentua per le mani e le piante dei piedi; queste “calze” di pelle si staccano completamente fra il 7° e il 15° giorno.
• Il processo si diffonde a tutto il corpo nell'arco di 6-12 mesi.
Nei cadaveri in acqua i processi macerativi prevalgono su quelli putrefattivi, tanto più bassa è la temperatura dell’acqua.
• Saponificazione:
• E’ un processo trasformativo che si può verificare nel cadavere sommerso in acqua fredda corrente o inumato in un terreno molto umido asfittico o in cassa zincata.
• In questi casi, i consueti fenomeni putrefattivi sono ostacolati, mentre si forma intorno al cadavere un involucro bianco-grigiastro formato da una sostanza detta adipocera, che è sostanzialmente sapone di calcio insolubile (acidi grassi del corpo combinati con sali di calcio, sodio e magnesio).
• Il cadavere saponificato si presenta come una massa pesante e viscida di colore bianco-grigiastro per il massivo impregnamento d’acqua. Una volta estratto si disidrata e diventa leggero e fragile. Assume aspetto di creta e una colorazione bianco gesso.
• La saponificazione comincia nel grasso del corpo e s’infiltra nei tessuti più profondi, coinvolgendo anche i muscoli.
• Inizia dopo 6 settimane dal decesso e si completa in 6 mesi-1 anno.
• Mummificazione naturale:
• Processo per il quale il cadavere subisce una disidratazione massiva e così veloce, che i tessuti rimangono come “fissati”.
• I cadaveri mummificati sono leggeri, la cute è dura, giallo bruna e pergamenacea. Gli organi interni sono secchi e raggrinziti e conservano per un tempo indefinito la struttura istologica propria. I tratti della persona si conservano abbastanza.
• Condizioni ambientali favorevoli sono il clima caldo, secco e ventilato; inumazione in terreni asciutti capaci di assorbire i liquidi in grande quantità; la presenza di certi tipi di muffe che disidratano il corpo.
• Altri fattori favorevoli: magrezza, l’età avanzata, emorragie.
• In media avviene in 6 mesi-1 anno, ma ci sono casi in 2, 3 mesi, eccezionalmente in 2-3 settimane. Caso limite: mummificazione in quindici giorni.
• Corificazione:
• È il processo che avviene di solito nei cadaveri rinchiusi in casse foderate di metallo come lo zinco o il piombo o in corpi immersi in paludi fredde ricche di tannini.
• La cute assume una consistenza simile a quella del cuoio di concia recente cioè è piuttosto morbida, elastica e integra. L’addome si deprime “a barca”, si vedono di più i profili delle ossa sotto la pelle. I visceri hanno una consistenza pastosa. Lo stomaco, l’intestino, i reni e l’utero sono ben riconoscibili.
• Sul fondo del contenitore si raccoglie un abbondante liquame bruno e torbido.
• La corificazione si comincia a vedere bene fra il primo e il secondo anno di giacenza nella cassa metallica.
• La putrefazione non è possibile a temperatura inferiore a 2°-3° C lo sviluppo ottimale si ha fra i 25° e i 35° C.
• 1 ora d’estate equivale ad 1 giorno in inverno
• 1 giorno all’aria equivale a 2 giorni in acqua e a 8 giorni in terra (formula Casper)
• La durata delle varie fasi dipende da fattori climatici- ambientali e dalle caratteristiche del luogo di inumazione, nonché dalle caratteristiche della salma.
• Il clima secco, la ventilazione e una forte acidificazione ostacolano la putrefazione.
• L’umidità del clima favorisce la putrefazione.
• Tutto ciò che rallenta il raffreddamento cadavere accelera la putrefazione
• Tutto ciò che accelera il raffreddamento cadavere rallenta la putrefazione
• RISCHI DEL TANATOPRATTORE:
• Rischio biologico dovuto al possibile contatto coi liquidi organici:
• Germi che si sviluppano sul cadavere
• Eventuali malattie infettive di cui le salme possono essere portatori
• Liquidi usati dal tanatoprattore.
• Considerare ogni salma come potenzialmente contagiosa.
• In Francia il trattamento non è autorizzato in caso di: colera, vaiolo (Poxvirus), carbonchio, febbre emorragica, peste, AIDS, epatite (eccetto la A), rabbia.
• Per la sola tanatoestetica i rischi sono minori:
• Uso molto ridotto di strumenti taglienti
• Non si usano i liquidi di conservazione
• Contatto col sangue molto ridotto
• Abituarsi ad adottare sempre e comunque tutte le adeguate misure di protezione
• I dispositivi di protezione individuali devono diventare una abitudine
• PROTEZIONI DA UTILIZZARE:
• CAMICE
• GREMBIULE MONOUSO
• GUANTI MONOUSO
• GUANTI ANTITAGLIO
• MASCHERA
• OCCHIALI
• PROTEZIONE SCARPE
• PROTEZIONE CAPELLI
• PROTEZIONE AVAMBRACCI
• Gli indumenti usa e getta devono essere smaltiti come rifiuti a rischio biologico.
• CAMICE:
• Indispensabile
• A manica lunga e con polsini stretti
• Deve essere lungo per proteggere anche le gambe.
• GREMBIULE MONOUSO:
• Di plastica sottile, è un ulteriore protezione impermeabile.
• GUANTI MONOUSO:
• Indispensabili, proteggono dal contatto con germi, liquidi e materiale proveniente dal cadavere ma anche dai liquidi disinfettanti.
• Vanno cambiati spesso, sono molto sottili, in lattice.
• Usarne almeno 2 contemporaneamente, in modo da essere protetti qualora se ne tagli uno.
• GUANTI ANTITAGLIO:
• Si usano soprattutto per le salme accidentate o autopsiate poiché il rischio di ferirsi è molto alto, non essendo impermeabili sopra si mettono i guanti monouso.
• Si perde molto la sensibilità.
• MASCHERA:
• Di tipo chirurgico protegge dall’inalazione di germi che possono essere veicolati dall’aria fuoriuscita dal defunto, durante le manipolazioni che comportano una compressione della gabbia toracica del defunto.
• OCCHIALI:
• Per proteggere gli occhi, con protezioni laterali contro le proiezioni dei liquidi che possono fuoriuscire e di quelli che inietta lui stesso.
• PROTEZIONE SCARPE:
• Si evita di veicolare eventuali rifiuti organici in altre stanze.
• PROTEZIONE CAPELLI:
• Utile quando si hanno i capelli lunghi che possono facilmente entrare in contatto con la salma.
• PROTEZIONE AVAMBRACCI:
• Non strettamente necessari, ulteriore protezione sopra il camice per le parti che sono più a contatto con il cadavere.
• Modo per indossare e togliere misure di protezione:
• Indossare le misure di protezione in un’altra stanza
• Indossare le misure di protezione prima di toccare il corpo
• Ordine indicativo:
• Camice – cappello – copriscarpe – manichette – mascherina – occhiali – grembiule usa e getta – guanti
• Ricordarsi sempre che tutto quello che si tocca dopo aver toccato il cadavere è da considerarsi potenzialmente contaminato e non deve essere toccato a mani nude prima di averlo disinfettato
• Una volta terminato intervento disinfettare il materiale con la divisa di protezione
• Ordine indicativo con cui ritirare misure di protezione:
• Grembiule monouso – guanti – occhiali – mascherina – cappello – copriscarpe
• Gettare il materiale monouso con i rifiuti pericolosi a rischio biologico
• Togliere il camice facendo attenzione a ripiegarlo verso l’interno
• Camice sottoposto ad un ammollo con candeggina prima del lavaggio
• Sono molto importanti le misure di igiene, sia del tanatoprattore stesso, che degli strumenti che utilizza.
• Lavarsi spesso le mani
• Non portare anelli braccialetti e collane
• Non toccarsi viso e capelli coi guanti
• Ogni strumento dovrebbe essere lavato e disinfettato dopo ogni intervento.
• Ammollo in un prodotto disinfettante una volta a settimana
• La pulizia degli strumenti consente un minor deterioramento dei medesimi, offre maggiori garanzie di sicurezza al tanatoprattore e permette di lavorare meglio.
• E’ molto importante dare una buona immagine: di serietà e professionalità.
• Lasciare sempre tutto pulito, ricordarsi di portar via i rifiuti in mancanza di eventuale accordo con le strutture in cui opera.
• Si ricorda di toccare sempre la salma con gli strumenti anche se si indossano i guanti.
• L’operatore si porta dietro tutto il necessario.
• Il materiale viene riposto in una valigia:
• Contiene prodotti da usare: le misure di protezione, vari strumenti come pinze, forbici, lamelle, bisturi, aghi, filo, creme, prodotti per il trucco…
• Programmare una scatola per raccogliere cotone, stracci sporchi, rifiuti solidi e liquidi, tutto quello che si è sporcato.
• STRUMENTI:
• GANCIO:
• Sollevare i tessuti.
• Rompere rigidità cadaverica palpebre.
• Il manico può essere utilizzato come leva per aprire la bocca chiusa dalla rigidità cadaverica.
• SEPARATORE (LAMELLA O SPATOLA) :
• Spalmare la cera.
• Aprire la bocca se è chiusa.
• Spostare la lingua.
• SEPARATORE MCDONALD:
• Stesse funzioni della spatola, permette un lavoro più fine.
• FORBICI:
• Tagliare i fili usati per le suture, ed eventuali bende presenti.
• Adattare le conchiglie alla dimensione degli occhi.
• PINZE ANATOMICHE:
• Infilare tamponi nella bocca, naso ed ano (grandi).
• Mettere le conchiglie negli occhi (piccole).
• Tenere i lembi di una ferita quando si cuce.
• Tenere ago e filo.
• Pulire le incisioni e le ferite con il cotone.
• Posizionare il cotone nelle ferite.
• Mettere il cotone al posto dei denti e per pulire la bocca.
• Pulire gli occhi e le narici con il cotone.
• AGHI:
• DRITTO: Per le suture.
• CURVO:
• Grande per legare la bocca.
• Piccolo per la sutura intradermica.
• SERPENTINO: Per le suture molto lunghe
• STRUMENTI PER LA TOILETTE:
• Rasoio
• Usato per radere il viso, la lametta deve essere in buono stato.
• Pettine o spazzola
• Permette di pettinare e acconciare i capelli.
• Spugna o guanto da toilette
• Pulizia del corpo.
• Spazzolini
• Pulizia delle unghie e della dentiera.
• Lima
• Sistemazione delle unghie.
• Asciugacapelli
• Asciugare i capelli.
• Riscaldare e ammorbidire la cera.
• Pennelli
• Pennelli usati per stendere il trucco: si distinguono pennelli sottili per applicare le creme colorate e pennelli per “cipria”, utilizzati per stendere la polvere sul viso.
• Fasce, bende, garze, cerotti
• Usati nel trattamento di ferite o piaghe molto estese.
• Cotone
• Pulire alcune parti del viso come bocca, occhi e narici.
• Pulire le ferite.
• Tamponare gli orifizi naturali.
• Assorbire e tamponare le perdite di liquidi.
• Ricostituire volume denti se mancanti.
• Sapone liquido
• Pulire la salma.
• Tovaglie di carta
• Asciugare il corpo e coprire le parti intime.
• Polvere assorbente
• Polvere con grande potere assorbente. Si può mettere sul cotone per tamponare gli orifizi e nelle ferite per asciugarle prima della sutura.
• Filo
• Generalmente è usato il filo di lino sufficientemente solido.
• Per le suture del volto è preferibile usare il filo chirurgico che permette di ottenere suture più fini e discrete.
• Copri-occhi
• Conchiglie di plastica semisferica la cui superficie presenta dei rilievi per aderire meglio, da inserire sotto le palpebre per mantenere la rotondità dell’occhio; può essere necessario tagliarle.
• Crema “reidratante” (tipo vaselina)
• Crema usata per creare una pellicola sulla pelle in grado di limitare la disidratazione.
• La sua viscosità inoltre permette di mantenere le palpebre sopra i copri-occhi e il cotone sotto le gengive.
• Crema per massaggio o idratante (tipo nivea)
• Crema usata per manipolare più agevolmente la salma ed evitare di sciupare la pelle. Potrà anche essere usata come base per il trucco.
• Creme colorate e fondotinta
• Nascondere le macchie della pelle e per attenuare il pallore del volto e delle labbra. Possono essere applicate direttamente sulla pelle o dopo aver usato una crema di base.
• Polvere per il trucco
• Unificare il colore della pelle ed attenuare i riflessi e la brillantezza delle creme utilizzate.
• Prodotti disinfettanti
• Prodotti usati per la disinfezione della salma, degli strumenti e del tanatoprattore stesso.
• Cera
• Viene stesa sopra le suture per renderle meno visibili.
• Collodio
• E’ distribuito sopra le suture per renderle stagne.
• Colla ciano-acrilica
• Chiudere i lembi delle ferite nelle suture intradermiche.
• Crema da barba
• Deve sempre essere usata per ammorbidire la pelle prima della rasatura, limita le lesioni e la disidratazione.
• Shampoo
• Lavare i capelli, a domicilio, è preferibile usare quello a secco.
• Gesso
• Usato nel trattamento di cadaveri accidentati per la ricostruzione di parti mancanti.
• MATERIALI NON SPECIFICI:
• Spugne per toilette, spazzolini per pulire, bende, cerotti, garze, fasciature, pettine, spazzole, asciugacapelli, rasoi, schiuma da barba, crema per massaggi, crema idratante, colla, shampoo, lime per unghie, cotone, carta assorbente, pennelli per il trucco, trucchi, sapone, filo, teli di plastica, dispositivi di protezione individuali.
• PRODOTTI SPECIFICI:
• Polvere assorbente
• Conchiglie occhi
• Cera
• Prodotti disinfettanti:
• Per strumenti, per la salma, per l’operatore
• Programmare una scatola per portare via i rifiuti: cotone, stracci sporchi, rifiuti solidi tutto quello che si è sporcato.
• Per la TOILETTE MORTUARIA in Francia non serve autorizzazione, consiste:
• Preparazione del tanatoprattore e degli strumenti
• Identificazione salma
• Osservazione salma
• Rottura rigidità cadaverica e svestizione della salma
• Disinfezione degli orifizi naturali
• Pulizia della salma
• Tamponatura orifizi naturali
• Preparazione del viso:
• Mettere copriocchi
• Chiusura bocca
• Vestizione, cosmesi, sistemazione salma
• Mettere in ordine il materiale
• Quando la salma viene truccata è bene avvertire la famiglia di non toccarla troppo per non portare via il trucco.
• LA CRONOLOGIA DELLA TOILETTE:
• 1. I VESTITI DI PROTEZIONE
• L’operatore apre la valigetta che contiene gli strumenti ed i prodotti che utilizzerà.
• Si infila il camice, il grembiule ed i guanti. I guanti dovranno ricoprire i polsi del camice, si potranno utilizzare dei copri-maniche monouso.
• Se necessario si procura una maschera chirurgica, un cappellino e dei sovra-scarpe.
• 2. PREPARAZIONE DEGLI STRUMENTI E DEI PRODOTTI
• L’operatore prepara gli strumenti di cui avrà bisogno: gancio, pinze, aghi, pettine, spazzole, lime per unghie, cotone, filo, copri-occhi, prodotti cosmetici, sacco per raccogliere i rifiuti.
• 3.IDENTIFICARE LA SALMA.
Non procedere se non si è certi dell’identità.
• 4.OSSERVAZIONE DELLA SALMA essenziale per calibrare il trattamento.
• Taglia e corporatura
• Stato cadavere
• Disidratazione
• Estensione ipostasi e altre colorazioni
• Presenza di piaghe e ferite
• Rigidità cadaverica
• Quando si maneggia il cadavere imparare ad usare correttamente gli strumenti e a toccarlo il meno possibile con le mani
• 5.ROTTURA DELLA RIGIDITA’ CADAVERICA E SVESTIZIONE DELLA SALMA.
• Svestire cadavere, restituire vestiti alla famiglia, ritirare eventuali pannoloni, fare attenzione a non sporcare i vestiti specialmente se sono i vestiti che dovranno servire per rivestire il defunto.
• Nessun pericolo di rompere le ossa, attenzione a non disarticolarle.
• Rompere anche la rigidità della testa: collo, guance, occhi:
• La rigidità del collo si rompe facendolo ruotare a destra e sinistra.
• Dovrà anche essere rotta la rigidità di mandibola e mascella. Se la rigidità mantiene la bocca chiusa, potrà aiutarsi con il manico del gancio per far leva sulla mandibola. Attenzione a non appoggiarsi sugli incisivi, che possono rompersi molto facilmente, ma piuttosto sui molari. Si potrà aiutare massaggiando le guance.
• La rigidità a livello delle palpebre si può rompere facilmente facendo passare delicatamente il gancio sotto le palpebre.
• Rompere anche la rigidità a livello della dita.
• Attenzione: l’operatore avrà cura di posizionare il corpo in modo che la parte superiore del torace e la testa siano sollevati rispetto al resto del corpo e così limitare la formazione della lividità a livello del viso. Questo assetto deve essere mantenuto per tutta la durata della toilette.
• 6. DISINFEZIONE ORIFIZI NATURALI.
• Si usa uno spray o del cotone imbevuto del prodotto disinfettante, lasciare tempo al prodotto di agire (circa 10-15 minuti).
• Insistere a livello orifizi naturali e di piaghe o ferite dove si annidano maggiormente batteri e larve di mosche
• Disinfettare tutto il corpo
• C’è una certa elasticità fra la cronologia di queste prime fasi l’importante è toccare sempre il cadavere dopo aver indossato le misure di protezione individuali e dopo averlo disinfettato.
• Controllare se c’è un pace-maker, in Francia viene sempre tolto (in Italia solo in caso di cremazione).
• 7. PULIZIA DELLA SALMA.
• Prima di lavare prestare particolare cura a ritirare il materiale fuoriuscito dagli orifizi naturali:
• Zona urogenitale: premere sull’addome per far uscire le feci
• Zona oro-nasale: girare la salma di fianco per facilitare fuoriuscita eventuali liquidi o rigurgiti dalla bocca
• Si usa sapone ed acqua ed una spugna.
• Non dimenticare le unghie di mani e piedi e lo spazio tra le dita.
• Fare lo shampoo e la barba: usare sempre la schiuma da barba ed un rasoio che taglia bene, mettere crema reidratante dopo aver fatto la barba
• Lavare accuratamente la bocca, i denti, eventuali protesi
• Lavare le narici con cotone imbevuto di disinfettante
• Lavare gli occhi con le pinze ed il cotone aiutandosi con il gancio
• Asciugare la salma con il cotone, coprire i genitali con l’ovatta.
• Tenere sempre la testa sollevata tramite un poggia testa in modo che vi si accumuli meno sangue possibile.
• 8. TAMPONARE ORIFIZI NATURALI
• Tamponare orifizi naturali per evitare la fuoriuscita di qualsiasi fluido corporeo dei medesimi
• Con l’aiuto di una pinza anatomica l’operatore introdurrà delle strisce di cotone negli orifizi naturali. Se utilizza il cotone idrofilo aggiungerà la polvere assorbente.
Il tampone deve essere inserito in un lume stretto per funzionare.
• Tamponatura ano:
• Con le pinze inseriamo tamponi di cotone nell’ano.
• Metterne in abbondanza.
• Tamponatura orifizio oro-nasale:
• Passando dal naso si arriva nella trachea, passando dalla bocca si arriva nell’esofago.
• Importante che il cotone non si veda esternamente e che non si abbiano rigonfiamenti.
• Per tamponare la gola, passare dalla bocca, il gancio aiuta a mantenere la lingua contro il pavimento della bocca, mentre con la pinza si infila il cotone nella gola.
• Inserire le pinze perpendicolari al naso e spingere fino in fondo per arrivare in trachea.
• Seguire le vie anatomiche
• Si può aggiungere la polvere assorbente.
• 9. PREPARAZIONE DEL VISO.
• A. Sistemare i lineamenti del volto
• B. Mettere i copriocchi:
• Essenziale per mantenere rotondità occhio
• Utilizzare pinze piccole
• Adattare i copriocchi alla dimensione occhio tagliandoli con le forbici se necessario
• Sollevare col gancio la palpebra superiore, mettere il copriocchi, riporre la palpebra sup., sollevare con il gancio la palpebra inf. per posizionarla sopra il copri-occhi che sarà completamente ricoperto dalle palpebre; sistemare le palpebre in modo naturale (la superiore appoggia sull’inferiore. Attenzione a non farle sovrapporre).
• Mettere sempre crema reidratante sui copriocchi
• C. Chiusura bocca:
• Legatura con ago e filo:
• Con l’aiuto di un ago curvo grande si infilano circa 30-40 centimetri di filo.
• L’operatore passa l’ago sotto la lingua, dietro i denti (gengive), buca il pavimento e fuoriesce sotto il mento. Ripassa l’ago nello stesso punto e lo dirige in modo da passare davanti alla mandibola e uscire davanti ai denti inferiori, tra il labbro e la gengiva. E’ necessario far scorrere il filo in modo da liberarlo dalla carne. Quando si tira il filo non si deve vedere nessuna depressione sotto il mento. (Se così non avviene è preferibile ritirare il filo e ricominciare l’operazione).
• In alternativa bucare la pelle sotto il mento per bucare il pavimento della bocca ed entrare col filo nella bocca, sfilare l’ago, reinfilarlo dal lato opposto, rientrare nello stesso buco e poi come sopra
• L’operatore dirige l’ago davanti ai denti (o alle gengive) verso l’alto, sotto il labbro superiore, in modo da uscire dentro la narice.
• L’ago viene poi fatto passare dentro la narice per attraversare il setto nasale (costituito da cartilagine, che si perfora facilmente con l’ago) e riuscire dentro l’altra narice.
• L’ago adesso viene fatto passare dentro la seconda narice ma in direzione della bocca per riuscire fra il labbro superiore e la gengiva.
• Si tira l’ago in modo da liberare il filo.
• Si mette in posizione la protesi dentaria se presente.
• Non resta che annodare i due pezzi di filo che sporgono dalla bocca, in modo da avvicinare la mascella e la mandibola fra loro.
• Non è conveniente tirare troppo i fili per evitare di dare alla bocca un aspetto forzato e poco naturale.
• L’operatore taglia il filo in eccesso (ma senza andare troppo radente il nodo) e nasconde il filo tra i denti.
• Se i denti non sono presenti e neppure la protesi dentaria, l’operatore con l’aiuto di una striscia di cotone rimpiazza i denti mancanti fornendo così il sostegno alle labbra.
• L’operatore infine posiziona le labbra in modo naturale, rispettando i tratti del viso del defunto: come regola generale il labbro superiore riposa sopra l’inferiore.
• Si mette un piccolo strato di crema reidratante sulle labbra per limitare la disidratazione delle mucose che sono state strofinate dagli strumenti. La viscosità della crema reidratante facilita anche il mantenimento delle labbra in posizione.
• Legatura alternativa dall’interno:
• Aprire le labbra, far passare il filo nello spessore del labbro inferiore due volte per assicurare la presa
• Direzionare l’ago verso il labbro superiore in modo da sbucare nella narice e continuare come precedentemente descritto
• Metodo alternativo dei chiodi:
• Molto usato in america, si sparano due chiodi negli alveoli dentari
• Annodare il filo di ferro che è collegato ai due chiodi
• Uso della colla:
• Non è un buon metodo perché il peso della mandibola deformerà con il passare delle ore l’aspetto della bocca
• L’unica possibilità è di mettere la colla sui denti mai sulle labbra
• Tutte le parti del viso sfregate dagli strumenti devono essere cosparse con la crema reidratante, anche il punto di uscita sotto il mento.
• 10. PREPARAZIONE DELLE MANI.
• Controllare la pulizia delle mani, in particolare delle unghie
• 11. LE PIAGHE E LE PROTESI
• Potrà essere possibile trovare sul corpo di un defunto delle piaghe conseguenti alla morte o a trattamenti terapeutici, vanno tolte garze e cerotti, controllare cosa c’è sotto.
• I punti di perfusione: sono quei punti nei quali sono inserite le siringhe per effettuare iniezioni o prelievi (principalmente di sangue). Si potrà avere un rischio di fuoriuscite da questi orifizi durante la manipolazione del cadavere, fare una legatura con ago e filo.
• L’Ano artificiale: si tratta di una tasca di materiale plastico situato a livello dell’addome e collegato direttamente con l’intestino.
• La sonda urinaria: tubo introdotto nella vescica attraverso le vie urinarie.
• Si eviterà di ritirare l’ano artificiale o la sonda urinaria eccetto in caso di fuoriuscite e si procederà a rinforzare la loro fissazione.
• Le Incisioni: generalmente sono una conseguenza di un intervento chirurgico, sono normalmente suturate o graffettate ma la cicatrizzazione può non essere stata sufficiente e le incisioni possono causare la perdita di liquidi si procede allora facendo una sutura stretta sopra quella chirurgica. Se la sutura originale è sufficientemente stretta e stagna non viene toccata.
• Le ferite: a volte sono proprio quelle che hanno provocato la morte (morte violenta o accidentale).
• Come regola generale conviene suturarle con ago e filo.
• Lavare e disinfettare piaghe e ferite mettere al loro interno della polvere assorbente, e poi suturare.
• Se non è possibile suturare utilizzare bende pulite.
• 12. VESTIZIONE, COSMESI, SISTEMAZIONE FINALE DELLA SALMA.
• Asciugare i capelli e fare la barba se ancora non è stato fatto
• Rispettare le richieste della famiglia
• Mettere tutti gli abiti che sono forniti
• Iniziare dalla biancheria intima
• Se i vestiti sono troppo stretti ma la famiglia desidera che siano quelli è bene avvertirli dell’inconveniente e chiedere se vogliono sostituirli oppure se acconsentono a tagliarli dietro
• Spesso si rende necessario tagliare il colletto della camicia. In questo caso basta fare un piccolo taglietto, senza dover informare la famiglia.
• Trucco: Va fatto dopo la vestizione
• Scopo: riequilibrare i colori - ridare un colore naturale al viso.
• Non essendoci circolazione il viso del morto è bianchissimo, il lavoro cosmetico è essenziale per ripristinare i colori naturali, non deve essere visibile, deve rendere il volto naturale ma come se non ci fosse, attenuare l’aspetto pallido e spento
• Il defunto deve avere l’aspetto di una persona che dorme, non si deve vedere che è stato fatto un lavoro cosmetico
• Se la famiglia non è tuttavia pronta a questo aspetto “sereno” il trucco può essere tolto con una salvietta imbevuta di latte detergente o crema da massaggio
• Ricordarsi di coprire i vestiti con la carta per non sporcarli
• Prima di stendere il trucco la pelle deve essere trattata con un po’ di crema idratante (tipo crema nivea) stando attenti ad eliminare il surplus con l’aiuto di un fazzoletto di carta. Questo film servirà come base per stendere i colori.
• Si usano i prodotti per il teatro, molto coprenti.
• Si usa una tonalità poco più scura del colore naturale della pelle.
• Applicazione colore:
• Viene messo sui 5 punti chiave:
• Fronte, mento, guance, naso, da questi punti si espande a raggiera sfumando man mano che ci si allontana, lavorare gradualmente.
• Sotto occhi, naso, labbra si può usare una tonalità più scura per creare delle zone d’ombra
• La base del maquillage si applica con delle spugnette, molto comode per l’applicazione delle basi del maquillage in quanto permettono di raggiungere con facilità tutte le pieghe naturali del volto. Si consigliano spugnette a forma ellittica per la comodità del loro utilizzo. Si può anche usare un pennello.
• Fare specialmente attenzione alla zona di crescita dei capelli, alle pinne del naso, agli orecchi e alla zona del contorno occhi.
• La base di maquillage deve essere stesa in modo uniforme e senza strisciare la spugnetta. Impregniamo le spugnette con piccole quantità di prodotto, si applicherà dando piccoli colpetti sul viso e sulle zone da trattare per favorire la penetrazione del prodotto. Se non facciamo in questo modo potremo ottenere un maquillage imperfetto, con macchie o aree senza il trucco.
• Esistono molte varietà di basi di maquillage. Si diversificano per la loro consistenza: grasse, fluide, compatte, spumose ecc.
• Si può mettere un po’ di rossetto più crema da massaggio sugli zigomi, mento e fronte
• Sopra si mette della polvere neutra (tipo cipria), per attenuare i riflessi (opacizzare), e unificare il colore, viene data con il pennello o con l’apposito distributore.
• Togliere la cipria in eccesso.
• Nascondere le macchie:
• Per coprire le macchie, es. lividi, macchie da disidratazione, ittero, dobbiamo usare i colori complementari che neutralizzano:
• GIALLO VIOLA
• ROSSO VERDE
• BLU ARANCIO
• Esempio: dopo aver messo un po’ di crea idratante, se la macchia è viola si mette del giallo, poi si mette la base normale e in ultimo la cipria.
• Si stenderà con un pennello della grandezza adeguata alla zona da trattare. Ci aiuteremo con la spatola per ammorbidire il prodotto, per ottenere un miglior mescolamento delle tonalità ed anche una maggior cremosità del prodotto che ci aiuterà a stenderlo con maggior facilità.
• Si utilizzeranno quantità molto piccole e si lavorerà in una zona determinata, estendendola e sfumandola ai bordi.
• Una volta che il correttore è applicato sulla zona da correggere, ripassiamo con la spugnetta usata per la base del maquillage, in modo da sfumare il colore ai bordi. Successivamente applicheremo la polvere (tipo cipria) per fissare il prodotto e, sopra questa applicheremo la base di maquillage utilizzata per trattare il resto del volto e le altre zone truccate.
• La cipria si applicherà con un piumino, un pennello o anche con il cotone, dando leggeri colpi sulla pelle per consentire alla polvere di penetrare nel maquillage. Con un pennello toglieremo la polvere in eccesso.
• La polvere di rifinitura consente di ottenere un aspetto vellutato ed una opacizzazione della pelle, eliminando la brillantezza del maquillage, il viso potrà avere un aspetto molto naturale.
• Sarà utile se una parte del viso ha ricevuto un eccesso di colore.
• MAQUILLAGE DEGLI OCCHI
• Il maquillage degli occhi sarà sempre molto discreto o nullo, non dobbiamo dimenticare che siamo davanti ad un defunto.
• Esistono sul mercato una grande varietà di ombretti per occhi. Noi utilizzeremo in genere tre tonalità: marrone, beige e bianco, sempre opachi. (Useremo prodotti brillanti solo se ci vengono consegnati dalla famiglia). Con questi tre colori potremo realizzare ogni tipo di combinazione, utilizzandoli con maggiore o minore intensità a seconda del caso.
• Il bianco e il beige si usano sempre per rialzare e ringiovanire le palpebre. La sua applicazione sarà effettuata sotto le sopracciglia verso la parte esterna (punto di luce).
• La tonalità marrone si applicherà nella “mandorla” della palpebra (palpebra superiore chiusa).
• Talvolta per truccare gli occhi potremo usare la base di maquillage con i toni adatti.
• SOPRACCIGLIA E CIGLIA
• Una volta terminato il trucco si procederà a spazzolare le sopracciglia e le ciglia, per eliminare i resti del maquillage che vi possono aver aderito.
• In alcuni casi può essere necessario ritoccare la forma delle sopracciglia, o perfino ridisegnarle, quando non sono presenti in seguito ad un qualche taglio, ematoma, imperfezione, o trattamento chemioterapico. Per questo scopo si userà una matita marrone o nera.
• Sarà sempre conveniente avere a disposizione una foto del defunto, per non alterare la sua fisionomia.
• LE LABBRA
• Saranno l’ultima parte del viso da truccare, dovremo avere una particolare attenzione nel disegnarne il contorno, in modo da non oltrepassare i limiti naturali delle medesime, e il limite del buon gusto. Non dobbiamo mai dimenticarci che siamo davanti ad un cadavere.
• Utilizzeremo rossetti o creme per labbra del colore adeguato in genere rosso scuro con una punta di bruno. Useremo sempre toni naturali senza brillantezza, e li applicheremo preferibilmente con un pennello labiale (n° 5). Prenderemo una piccola quantità di crema o di rossetto con il pennello, al quale potremo unire della crema idratante, la depositeremo sopra una spatola di plastica o sopra il guanto. Con il pennello procederemo a riscaldare il prodotto in modo che la sua applicazione sia più uniforme e comoda.
• Alla fine useremo un fazzoletto di carta che premeremo in maniera uniforme sulle labbra, per togliere il possibile eccesso di prodotto che potremo aver messo, e poi sfumiamo le labbra.
• Termineremo applicando la polvere translucida.
• MAQUILLAGE NELL’UOMO
• In genere non si da molta enfasi e importanza al maquillage degli uomini, probabilmente perché con le donne si ottengono risultati migliori, e i piccoli eccessi di maquillage, negli uomini, sono molto più spiacevoli.
• Con una applicazione giudiziosa dei trucchi potremo accentuare o mettere meno in evidenza le aree facciali.
• Per prima cosa bisognerà fare perfettamente la barba.
• Si utilizzeranno polveri translucide con maggior intensità che nelle donne, per eliminare la brillantezza, quello che dobbiamo ottenere con il maquillage degli uomini è un effetto molto leggero.
• PULIZIA DELLA BARBA E DEI BAFFI
• Negli uomini bisognerà fare attenzione ai residui del trucco che possono aderire alla barba e ai baffi. Con l’aiuto di cotone impregnato di alcool togliamo questi residui, con estrema attenzione per non rovinare il maquillage fatto.
• Nel momento in cui andiamo a pulire barba, baffi o sopracciglia portiamo allo scoperto la tonalità originale che presentava il defunto, che è visibile sotto i peli, non potendo applicare la base di maquillage senza macchiare nuovamente i peli. Per poter mascherare il colore visibile sotto i peli utilizzeremo una matita del colore adatto.
• Altre parti che devono essere oggetto di un lavoro cosmetico oltre al volto:
• Mani – Collo e Decoltè – Orecchie
• Si procede come per il volto:
• Crema per massaggio, colore teatrale , cipria
• Cercare di ottenere un colore sempre uguale
• Se sono presenti delle macchie si applicherà la crema per massaggio come base, il colore complementare per neutralizzare le macchie, poi quello neutro ed infine la cipria
• Attenzione a non macchiare i vestiti
• In particolare per quanto riguarda le mani se sono esposte alla vista dei familiari e amici, si farà particolare attenzione alla loro pulizia, potendo utilizzare per questo scopo gli strumenti abitualmente usati per effettuare la manicure.
• Elimineremo tutti i residui di sangue, e di sostanze che possono averle macchiate. Dopo applicheremo con un pennello la base di maquillage adatta ad ogni caso, con lo scopo di nascondere ogni possibile alterazione di colore delle unghie.
• In nessun caso utilizzeremo gli smalti per unghie presenti abitualmente sul mercato, per il loro eccesso di brillantezza ed effetto madreperlaceo, non ci farebbero raggiungere un risultato ottimale; a meno che, chiaramente, la defunta non fosse solita dipingersi le unghie, in questo caso chiederemo alla famiglia di poter avere lo smalto della defunta.
• Occorre tenere conto della luce in cui avverrà l’esposizione, per evitare che il lavoro cosmetico risulti scioccante.
• Il tipo di luce infatti influenza l’effetto del riequilibrio dei colori, diversità fra luce calda e luce fredda.
• Se possibile lavorare con le medesime condizioni di luce.
• Avvertire la famiglia di non cambiare la luce.
• Avvertire la famiglia di non toccare troppo il defunto per non portare via il trucco.
• Dopo il trucco si sistemano i capelli:
• Acconciarli con pettine e spazzola seguendo le pieghe naturali o osservando una foto recente, eventualmente fissare con la lacca o gel
• In alternativa mettere la parrucca, fare attenzione a posizionarla correttamente, infilarla prima sulla fronte, fissarla con pinze per capelli o con lo scotch double-face
• Pettinare e spazzolare la parrucca
• In ultimo si mettono gli accessori (cravatte, gioielli, sciarpe, foulard, cappelli, occhiali) usare sistemi di fissaggio non definitivi.
• Mettere i gioielli solo in presenza della famiglia.
• La presentazione della salma dipende dagli usi e costumi locali.
• Adattarsi e rispettare le usanze locali
• La salma di solito riposa distesa nella bara o in una apposito letto di presentazione
• Le mani di solito sono distese lungo i fianchi, ma possono anche essere intrecciate al petto, generalmente si chiede alla famiglia.
• Una volta finito è opportuno allontanarsi, e poi voltarsi di nuovo verso la salma per meglio vedere l’effetto.
• 13. RIMETTERE IN ORDINE IL MATERIALE.
• Tutti i rifiuti vanno recuperati e devono essere trattati come RIFIUTI A RISCHIO BIOLOGICO, devono essere smaltiti da un apposito centro, lo smaltimento ha un certo costo.
• I pezzi di cotone, i pezzi di filo, i fazzoletti di carta sono raggruppati in un sacchetto di plastica, nel quale si metterà anche il grembiule monouso, gli altri accessori di protezione monouso come i guanti, prima di chiuderlo ermeticamente.
• Mettere via tutti gli strumenti, lasciare tutto pulito.
• Gli strumenti utilizzati sono puliti con cotone imbevuto di un prodotto disinfettante (alcool a 70° per esempio) prima di essere messi via.
• 14. TOGLIERE LE MISURE DI PROTEZIONE
• Togliere le misure di protezione come precedentemente descritto
• La durata del trattamento varia a seconda della salma, nei casi standard è circa 15-20 minuti.
• E’ possibile fare un trattamento di ricostruzione, possiamo usare cera, gesso, colla tipo attack per le piccole suture, filo chirurgico.
• Sui carbonizzati, sugli affogati e quelli stati molto in acqua si può fare molto poco.
• COME PULIRE GLI STRUMENTI PER IL TRUCCO
• Piumini e spugnette: Lavarli a mano una volta alla settimana con acqua e sapone o shampoo. Poi versare un po’ di ammorbidente per peli e sciacquare bene con acqua.
• Pennelli: Quelli che sono usati per applicare i prodotti con una tessitura cremosa (correttori, ombretti,..) devono essere puliti ogni giorno con lo struccante. Quelli che servono per applicare prodotti con tessitura a polvere, devono essere lavati una volta alla settimana.
• Casi particolari:
• Rispettare tutte le fedi e religioni e le richieste della famiglia
• Riti asiatici:
• Spesso chiedono che siano fatti indossare al defunto più abiti e che siano infilati vari oggetti nelle tasche
• Riti islamici:
• Intervenire prima della toilette rituale
• Non vestire la salma e non effettuare lavoro cosmetico
• Riti israeliani:
• Intervenire prima della toilette rituale
• Non vestire la salma e non effettuare lavoro cosmetico
• ITTERO
• Quando la concentrazione dei pigmenti biliari (bilirubina) nel sangue supera un certo valore (2mg/100ml) i pigmenti si depositano nei tessuti che assumono un colorito giallo detto ittero.
• Si accompagna molto spesso all’ascite (addome rigonfio e molle)
• Lavoro cosmetico notevole: trattare tutte le zone visibili.
• Base viola per attenuare il giallo e sopra crema color carne
• Controllare illuminazione (luce calda attenuerà il giallo)
• Scegliere vestiti adatti (evitare colori che fanno risaltare il giallo)
• EDEMA
• Condizione in cui è presente un quantità di liquido superiore alla norma negli spazi interstiziali dei tessuti: rigonfiamento degli organi e regioni interessate, (Cause: blocco circolazione linfatica, aumentata permeabilità capillari, pressione nei capillari troppo elevata).
• In genere interessa gli arti inferiori
• Presenza di vesciche in grado di rompersi facilmente, probabili gocciolamenti
• Maneggiare con estrema cautela
• Cercare di ritirare più liquidi possibile eventualmente con siringhe
• Usare polvere assorbente
• ENFISEMA
• Dopo la morte i batteri anaerobi producono gas, il corpo tende a gonfiarsi, la cute tesa ogni oltre limite inizia a distaccarsi e a lacerarsi.
• Il gas si accumula da prima nell’addome che appare gonfio e teso, fino ad invadere tutti i tessuti. (generalmente inizia 5-6 giorni dopo la morte).
• Bisogna fare attenzione perché la pelle è molto fragile, non si riescono a fare suture.
• Inoltre le alterazioni subite dai tessuti sono irreversibili
• NON SI PUO’ RAGGIUNGERE UN RISULTATO ESTETICO DI PRESENTAZIONE.
• Il lavoro cosmetico è inutile, non si può far niente al massimo mettere una base rossa per attenuare la colorazione verde.
• BAMBINI:
• BAMBINI DI ETÀ INFERIORE AI 5 ANNI
• Di solito non si fa la legatura della bocca e non si mettono i copriocchi (al massimo un po’ di ovatta).
• Lavoro cosmetico ridotto
• Mettere crema reidratante elevata disidratazione
• BAMBINI DI ETÀ SUPERIORE AI 5 ANNI (DIPENDE DALLA COSTITUZIONE)
• Si lavora più o meno come per gli adulti
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